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Minimalismo digitale vuol dire anche tanti dispositivi monouso

Come usare la tecnologia con intelligenza, senza diventarne schiavi. Quando Luca Conti, conosciuto anche per il suo blog Pandemia ed esperto nostrano di hi-tech, ha deciso di aprire “Equilibrio digitale”, il suo podcast, uno dei pochi made in Italy dedicati all’argomento invece molto popolare negli Stati Uniti, forse pensava solo di fare quattro chiacchiere su temi marginali e destinati più che altro a qualche chiacchiera da salotto.

Invece, si scopre che è una risorsa preziosa andando avanti nella disseminazione di oggetti connessi e di stili di vita sempre più frammentati e resi difficoltosi dalla continua distrazione che disintegra l’attenzione, trasformandola in una granola informe e incapace di connettere pensieri intellegibili. Forse esageriamo a dire così, ma alle volte la sensazione è proprio quella di avere in qualche modo messo troppa carne al fuoco, troppi link, troppe notifiche, troppe finestre aperte, troppi fili del discorso che si frammentano e svariano lungo infinite digressioni e verifiche non importanti.

Conti invece affronta con calma e spirito ottimista il problema, in un podcast prodotto da Piano P che è davvero molto interessante perché propone consigli pratici oltre a una visione di insieme dei problemi. Conti si è sempre più appassionato di minimalismo tanto da volerne fare una scelta di vita non solo tecnologica ma anche esistenziale. Solo che già la scelta tecnologica è abbastanza difficile.

minimalismo digitale

«Dare importanza alle cose che meritano veramente: è questo il significato profondo della parola minimalismo, uno stile di vita che aiuta a fare chiarezza nel lavoro e nella vita», dice Conti nel suo podcast. Ma non solo: «”Meno è meglio” – aggiunge Conti – si sposa bene con il design, con l‘ambientalismo e anche con il rapporto che abbiamo con la tecnologia. Con una sola eccezione, che è data da un altro concetto-chiave, diventato per me quasi un mantra: un dispositivo, una funzione».

Ecco dunque la parte pratica della filosofia che Conti sta sviluppando: un approccio più meditato e più strategico alla tecnologia, tramite un approccio che va decisamente controcorrente rispetto a quello che ci possiamo aspettare dagli apparecchi di oggi. Un solo dispositivo, una sola funzione. Una scelta piuttosto drastica che permette però di fare un bel lavoro di pulizia e di riorganizzazione del pensiero.

Come già nell’articolo che affronta il tema della decisione di fare altre scelte rispetto a quelle di un unico apparecchio “buono per tutto”, come spiegato anche dall’italiano Federico Pistono, si torna dunque all’idea di utilizzare più apparecchi monouso. Conti ne è deciso: «Concentrare tutte le attività in un solo smartphone ci espone inesorabilmente a essere distratti: meglio, dunque, usare un apparecchio che faccia solo una cosa. Un esempio? Un lettore di e-book: ti fa immergere nella lettura senza che nessuno ti disturbi».

minimalismo digitale

Ma c’è di più perché, come abbiamo detto, la filosofia di Luca Conti è abbastanza radicale, nonostante il tono apparentemente dimesso con il quale viene esposta: «Togliere il superfluo è un esercizio che andrebbe praticato costantemente, appena senti che stai ricominciando ad accumulare oltre i tuoi limiti reali. Fare spazio nel tuo disco rigido, ad esempio, consente di liberarti di tutto ciò di cui non hai bisogno e di dedicare tempo e attenzione a ciò che per te conta e ha più valore».

Come non condividere le parole di un guru della tecnologia italiana che ha saputo da lungo tempo vedere lontano, intuire quali potessero essere ad esempio le trappole dei social, tanto dai aver di recente ribadito il suo desiderio di rimanere “dentro” il suo blog, che consente di avere controllo della propria identità digitale e del proprio pensiero telematico. Via quindi a due apparecchi da tasca: uno è il telefono con solo le app essenziali (mappe e fotocamera, praticamente), mentre l’altro è per il lavoro con tutte le app che servono per la giornata. In maniera tale che la vita possa procedere con ritmi e stagioni più equilibrate. Un esempio da seguire? Forse no, ma sicuramente un pensiero sul quale riflettere.

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