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Nascita e morte di FireWire, un “delitto” commesso da Apple

La sfortunata parabola della tecnologia FireWire rispecchia l’era più cupa della storia di Apple, quando la società prima del ritorno di Steve Jobs non si vedeva più come innovatrice ed era in crisi profonda, a un passo dal fallimento. Creò un bus di comunicazione rivoluzionario, super veloce per l’epoca e anni luce avanti rispetto a USB, ma non ebbe il coraggio di credere nella tecnologia provocandone la prematura scomparsa a favore di soluzioni meno veloci e versatili, un peccato di miopia che ancora pesa sugli ingegneri e i dirigenti allora coinvolti nelle decisioni.

ArsTechnica racconta con dovizia di particolari la nascita e la morte di FireWire, una vera meraviglia tecnologica considerata l’epoca nella quale nacque la prima versione dello standard ma che alla fine, anche per miopia da parte dell’allora dirigenza Apple e continui cambiamenti nei meccanismi di licensing, oggi è diventata una tecnologia quasi del tutto dimenticata.

L’idea di questo standard nacque nel 1987 da un gruppo di ingegneri che includeva Michael Johas Teener di National Semiconductor che aveva intenzione di consolidare multipli standard di connessione ad alta velocità. Teener fu assunto a un certo punto da Apple perché la Casa di Cupertino era alla ricerca di una soluzione per sostituire connessioni ADB in grado di trasportare anche l’audio.

La prima bozza dello standard che sarebbe diventato FireWire era in grado di gestire 12 Mbit al secondo. Apple voleva arrivare a 50,  Teener e David James – che avevano lavorato per National Semiconductor –  riprogettarono le specifiche per supportare segnali con un più elevato bitrate.

Furono implementate funzionalità per il trasporto asincrono dei segnali, una scelta che successivamente si rivelò vincente come protocollo per le necessità di chi si occupa di audio e video. A un certo punto IBM si buttò nella mischia, alla ricerca di un modo per rimpiazzare l’interfaccia SCSI (interessante ma con vari limiti, come ad esemio la necessità di usare dip switch e terminatori) e ottenere velocità di 100 Mbit al secondo. Teener e James con l’aiuto di STMicroelectronics implementarono un meccanismo di codifica data-strobe (per la trasmissione dei segnali) permettendo di ottenere ulteriori miglioramenti nelle velocità di trasferimento.

Un ingegnere suggerì di usare un connettore simile al cavo link di Nintendo Game Boy, con i componenti più soggetti ai problemi all’interno del cavo e non nel sistema host del computer. La tecnologia funzionante fu denominata ChefCat ma prima del Comdex (una fiera di informatica) fu rinominata Firewire e dal marketing in “FireWire” (con la F e la W in maiuscolo).

“Le specifiche finali consistevano in 300 pagine – una complessa tecnologia con eleganti funzionalità. Ratificata come IEEE 1394 nel 1995, consentiva velocità fino a 400 megabit (50 MB) al secondo, simultaneamente e in entrambe le direzioni su cavi lunghi fino a 4,5 metri. I cavi permettevano di collegare dispositivi con intensità di corrente fino a 1,5 ampere e supportare fino a 30 volt. Era possibile collegare fino a 63 dispositivi sullo stesso bus, tutti con supporto hot-swapping (il collegamento e/o lo scollegamento di un dispositivo anche a sistema avviato, ndr).

I vari dispositivi erano configurati automaticamente al collegamento e non era necessario preoccuparsi di terminazioni o indirizzamento dei dispositivi. I dispositivi FireWire integravano un proprio micro-controller e dunque non erano influenzati da fluttuazioni nel funzionamento del processore.

Texas Instruments chiamava la tecnologia Lynx, Sony ha sempre preferito chiamarla i.Link e creò anche una variante con connettore a 4 pin per le sue videocamaere, senza consultare le altre società che contribuirono a creare lo standard. Nel 2003 arrivò lo standard FireWire 800 (nome dato da Apple alla versione a 9 pin dello standard IEEE1394b), evoluzione dello tecnologia che innalzava la velocità della connessione a 786,432 Mbit al secondo, retrocompatibile con il connettore a 6 pin della FireWire 400, prevedendo anche una connessione ottica lunga fino a 100 metri con una velocità di trasferimento di 3,2 Gbit al secondo.

La connessione Firewire è assente dai moderni dispositivi, ormai superata dall’USB 3.0, uccisa – soprattutto – per l’incostante meccanismo di licensing previsto da Apple, allora una società completamente diversa da come si è trasformata con il ritorno di Jobs e con il successo arrivato in seguito. Quando il cofondatore di Apple tornò a Cupertino impose un prezzo di un dollaro di licenza per ogni porta FireWire integrata, una richiesta che fece infuriare i costruttori di elettronica ma soprattutto Intel che invece stava valutando di integrare il suppoto FireWire direttamente nel chipset dei suoi processori, una mossa che avrebbe ridotto sensibilmente i costi dei computer con FireWire e che avrebbe contribuito alla diffusione globale. La richiesta di Steve Jobs trovò un rifiuto secco di Intel che preferì usare qualsiasi altra tecnologia invece di FireWire, come poi avvenne con USB.

Quando Jobs e Apple si accorsero del problema ridussero il prezzo per ogni porta FireWire a solamente 25 centesmi ma ormai il danno era irreparabile: Intel non era più disposta a partecipare al tavolo delle trattative, decretando così il confinamento di FireWire ai soli Mac e anche ai primi iPod, per poi scomparire definitivamente, sostituita dalla più economica e onnipresente USB 2, anche se con prestazioni effettive e funzionalità sensibilmente inferiori. L’ultimo Mac dotato di FireWire 800 fu prodotto nel 2012 e la tecnologia in questione ora prevalentemente usata in ambito audio.

Secondo Eric Sirkin, allora direttore della divisione Macintosh OEM di Apple e acceso sostenitore di FireWire, la nascita e la fine della tecnologia rappresentano una parabola che rispecchia lo spirito di Cupertino di allora. «Penso che la storia sia veramente un riflesso della Apple di quell’epoca. Apple aveva smesso di vedere se stessa come un’innovatrice». L’ex dirigente spiega che dopo aver creato FireWire allora estremamente innovativa, la Mela non l’integrò subito nei suoi computer ma cercò appoggi esterni e altre società disposte a investire e adottarla. Nel caso di FireWire il supporto maggiore arrivò da Sony e solo dopo questo passo Apple decise di implementarla nei Mac.

 

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