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Nibali in giallo al Tour, più delle salite spaventano i selfie

Il Tour de France è una corsa strana, difficile e spietata, che non ha paragoni nel mondo del pedale e probabilmente nemmeno in nessun altro sport. Ma, insieme a montagne cattive, discese insidiose, fughe bidone e malanni, nell’edizione 2014 i corridori – da quelli che puntano ad una tappa, sino a chi ha ambizioni di classifica – devono stare attenti anche alle nuove mode tecnologiche. E così per Vinenzo Nibali, primo italiano dal 1998 (anno di Pantani) ad avere tutte le carte in regola per arrivare in giallo a Parigi, più delle salite spaventano i selfie.

Oggi, nella sua cavalcata senza veri rivali in bicicletta sull’Hautacam dopo aver domato il Tourmalet (quarta tappa che consolida un vantaggio difficilmente scalfibile prima degli Champs-Élysées) il corridore siciliano ha cozzato contro una ragazza del pubblico che gli voltava le spalle perché impegnata in un selfie che voleva scattare con  la maglia gialla. In realtà niente di grave: Nibali, che non ha perso il sangue freddo, non ha poi sbandato neanche un granché e ha proseguito sulla sua strada. Ma ormai sulle strade della Grand Boucle il selfie è diventato una vera e propria piaga.

Sin dalla partenza dalla Gran Bretagna – e soprattutto nella tappa di Londra (anche allora Nibali era in giallo) – i corridori si sono lamentati del selfie selvaggio, che come una droga rende gli spettatori (centinaia di migliaia anche in questa edizione) zombie completamente avulsi da tutto quello che gli accade intorno, compresi corridori e ammiraglie della carovana che gli sfrecciano pericolosamente a pochi centimetri. A testimoniarlo anche la popolarità su Twitter dell’hashtag #TourDeFranceSelfie, con persone che con sorrisi non sempre così brillanti,  immortalano nell’eternità di una foto in digitale i pochi secondi in cui il plotone fa da sfondo al loro faccione. E poco importa se si tratti una semplice moda o di una ipotetica malattia sintomo di disturbi della personalità: è un pegno da pagare e pericolo da considerare nel ciclismo ai tempi di smartphone e social network.

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