Praticamente identico al modello precedente, perlomeno a livello estetico, il nuovo Apple MacBook Pro 16 M4 Pro ha dalla sua un nuovo e potente processore M4 e nuove porte Thunderbolt 5, un bel salto generazionale e novità che da sole dovrebbero fare la differenza.
L’abbiamo provato per qualche giorno, cercando di metterlo sotto stress, vediamo com’è andata.
L’unboxing è sempre un piacere
Da sempre l’unboxing di un Mac (e di tutti gli altri prodotti Apple) è una esperienza molto interessante, e sicuramente parte del fascino dei computer della mela: negli anni anche molti altri brand hanno imparato a giocare con questo aspetto, e in generale tutto il mercato è migliorato (anche per via della moda degli influencer), ma è innegabile che Apple sia sempre un po’ più avanti in questo dettaglio.
La scatola in cartone rigido bianco è minimalista, e riporta la grafica del Mac frontalmente, più alcune scritte burocratiche nella parte inferiore, ma curiosamente nessuna specifica tecnica del computer, come tipo di processore, RAM, SSD o altro.
Apple avrà avuto sicuramente i suoi motivi per nascondere tali dati, ma sicuramente qualche problema ai rivenditori lo crea, con un mucchio di scatole bianche e nessun dettaglio in merito.
Una volta aperta la scatola, all’interno ci attende il Mac vero e proprio, coperto da una leggera carta semitrasparente che protegge dalle ditate e appena sotto, l’alimentatore e il cavo di connessione, USB-C/MagSafe.
Il MacBook Pro 16 in prova era di colore Argento chiaro, che affianca il più nuovo Nero siderale arrivato con la scorsa generazione (M3): la scelta del colore Argento da parte di chi scrive è dovuta dall’esperienza di un MacBook Pro con M3 Pro che ha operato perlopiù in ambienti piuttosto scuri e avere un colore chiaro consente di trovare più facilmente i connettori, anche se dall’altra parte probabilmente il colore Nero siderale offre un colpo d’occhio più affascinante.
Il Mac, fuori dalla scatola, si è acceso subito appena aperto, non è una novità, e abbiamo eseguito la prima configurazione e l’installazione delle app a batteria, che sostava circa al 50%.
Le dimensioni sono 1,55 cm (Altezza) x 31,26 cm (Larghezza) x 22,12 cm (Profondità), con un peso di 1,60 per il modello Pro (con lievi differenze di peso per l’M4 e l’M4 Max).
I dettagli sul modello
L’Apple MacBook Pro 16 M4 Pro in prova era un modello da 16”, con chip Apple M4 Pro, 14 Core totali (10 prestazioni e 4 efficienza), 48 GB di RAM e un SSD da 512 GB. Il comparto video integrato nel chipset Apple M4 Pro, con un numero totale di core pari a 20 e supporto Metal 3.
La scelta del modello M4 Pro al posto del Max è data dalla tipologia di lavoro per la quale è stato scelto, perlopiù progetti 2D con Photoshop e Illustrator, elaborazione fotografica da RAW a Jpeg in Lightroom, uso del pacchetto Office e di qualche macchina virtuale, saltuari montaggi video e conversioni di filmati, sviluppo software perlopiù di scripting oltre ovviamente a tutte le sperimentazioni software e hardware che potete leggere in queste pagine.
In un contesto come questo, la parte del leone la fa l’eccellente video, che ci serviva per rendere il Mac perfettamente usabile anche in mobilità e la quantità di Ram, da condividere con Parallels Desktop per le macchine virtuali (perlopiù Windows Arm).
Prime novità
Dal punto di vista tecnico, questo MacBook Pro non è una rivoluzione, non vediamo un cambio radicale ne dentro ne fuori, ma perlopiù un avanzamento tecnologico che alza l’asticella soprattutto sotto il cofano.
Il nuovo processore M4 Pro è più potente e offre 2 Core in più dell’M3 Pro (14 contro 11) della generazione precedente: questo dovrebbe secondo Apple generare un guadagno di prestazioni del 20-25% nei rendering, nei test che abbiamo eseguito (e che elenchiamo poco più sotto) il guadagno è variabile e in alcuni casi anche superiore, difficile dire se effettivamente sta tutto nell’aumento dei core.
C’è da dire che in questa generazione (M4) la distribuzione dei Core è più orientata verso la potenza (10 a 4), mentre nell’M3 Pro era più equilibrata.
Anche la GPU è più potente, con 20 (al posto dei 18 dell’M3 Pro), con un guadagno anche qui sensibile nei test di raytracing.
Sensibili miglioramenti invece dal punto di vista del Neural Engine (che nel mondo PC è chiamata NPU, Neural Process Unit), che Apple dichiara essere il doppio più veloce della generazione precedente. Questo ovviamente è particolarmente importante per due fattori: quest’anno è presente Apple Intelligence (che al lancio dell’M3 Pro non esisteva ancora), quindi un chip dedicato all’AI è determinante, inoltre c’è da considerare che il mondo sta andando sempre più verso l’AI, con prospettive di AI Locale, dove chip come NPU sono sempre più importanti.
Anche se Apple non condivide le specifiche tecniche sul Neural Engine, le rilevazioni di terze parti parlando di una NPU che dovrebbe sfiorare i 40 TOPS (Trilioni di operazioni per secondo), un valore che nominalmente è inferiore a quello attuale del mercato. Questa affermazione è molto relativa, perché la velocità di una NPU è difficilmente paragonabile da sola, essendo parte di un sistema dove la base software è estremamente importante.
Quindi benvenuta Neural Engine e benvenuta nuova potenza “doppia rispetto al M3 Pro” come dice Apple, ma in verità i benefici concreti di questo chip li vedremo quando le App di terze parti inizieranno a sfruttare le funzionalità di AI locale, appoggiandosi a mani basse al questo chip invece che al processore.
Memoria e connettività
Dal punto di vista della RAM disponibile, la novità non è solo tecnica ma anche di marketing: con questa linea di MacBook Pro Apple è tornata a proporre tagli di memoria più standard rispetto al passato, un fattore perlopiù irrilevante per l’utente, dato che la ram è saldata e non si può cambiare ma importanti al momento della scelta.
Comunque, adesso i MacBook Pro hanno sostanzialmente tre tagli di memoria, 24, 36 o 48 GB di memoria Ram unificata, valori interessanti che orientano ancora di più il computer ad una fascia professionale, dove la RAM non è mai abbastanza. In fase d’ordine è possibile arrivare anche a 128GB di RAM, ma solo con l’M4 Max.
L’SSD interno non subisce grandi cambiamenti: i tagli restano da 500 GB sino a 4 TB (8 TB per M4 Max), con prezzi davvero importanti per una memoria non sostituibile: la buona notizia è che, come vedremo, migliorano le prestazioni di lettura e scrittura in modo sensibile.
Grande novità invece è la presenza di 3 porte Thunderbolt 5, con velocità di trasferimento fino a 120 Gbps, praticamente il triplo della velocità presente nella generazione precedente: da una parte queste porte sono compatibili con tutti gli standard precedenti, da Thunderbolt 3 e 4, con anche 1 e 2 (questi tramite adattatore), così come i vari standard USB, tra cui anche USB 4 (ma pare comunque escluso USB3.2 Gen2x2, di cui abbiamo parlato qui).
L’arrivo delle porte Thunderbolt 5 è un’ottima notizia sia per la velocità di transito dei dati con dischi esterni compatibili, di cui il mercato per ora scarseggia ma che non tarderanno ad arrivare, ma soprattutto per la possibilità di usare fino a due monitor esterni con risoluzione fino a 6K a 60Hz, oppure un monitor esterno con risoluzione fino a 6K a 60Hz in Thunderbolt più un secondo monitor esterno con risoluzione fino a 4K a 144Hz collegato via HDMI, oppure un monitor esterno con risoluzione a 8K a 60Hz o un monitor esterno con risoluzione a 4K a 240Hz collegati via HDMI.
Nel dettaglio, la porta Thunderbolt 5 corrisponde ad una uscita DisplayPort 2.1 nativa via USB‑C: ricordiamo che Thunderbolt 5 è disponibile solo per i modelli M4 Pro e Max, non per gli M4 (che usano ancora Thunderbolt 4).
La parte connettività si chiude con lo slot Slot SDXC card, la porta HDMI, un Jack cuffie da 3,5 mm e la porta Porta MagSafe 3 per la ricarica, che però può avvenire anche via USB-C su uno qualunque dei connettori.
Audio e video
Essendo un portatile, il display è un elemento davvero importante, in particolare sul modello da 16”, che perlopiù può operare in totale autonomia da schermi esterni.
Il Display Liquid Retina XDR che equipaggia questo MacBook Pro sembra essere identico come caratteristiche di risoluzione nativa (3024×1964 pixel a 254 pixel per pollice) rispetto alla versione precedente, ma superiore in quanto a Luminosità SDR, 100 nit contro 600.
Per il resto resta un monitor eccezionale, con 1 miliardo di colori, ampia gamma cromatica P3 e tecnologia True Tone, con Refresh rate ProMotion adattivo fino a 120Hz.
Molto buona anche la parte audio, con sei altoparlanti hi‑fi con woofer force‑cancelling, tre microfoni di qualità professionale in array, con rapporto segnale/rumore elevato e beamforming direzionale, più porta jack con supporto avanzato per modelli ad alta impedenza e HDMI con supporto audio multicanale.
In pratica, i diffusori interni sono migliori di molti diffusori esterni presenti sul mercato, anche se più piccoli: per superare questi diffusori in qualità, dovete optare per prodotti abbastanza costosi, dove la qualità si fa notare. Nell’ascolto locale, la musicalità è bella corposa, e cede un po’ solo nelle tonalità basse, che in alcuni brani o nei giochi avrebbero necessitato di più forza.
Ultimo accenno alla batteria integrata: la capacità è di 72,4 wattora, con capacità nominalmente sino a 22 ore di streaming video e sino a 14 ore di navigazione web in wireless: i modelli MacBook Pro con Apple Silicon (da M1 a M4) sono sempre stati straordinari nella gestione energetica e questo modello procede nella stessa linea, nei nostri test abbiamo superato le 16 ore di utilizzo professionale misto (con navigazione, operatività, ascolto audio, internet in wireless) continuo, tutto usando il preset energetico prestabilito.
Seppure sia estremamente difficile fare una comparazione tra due computer per la durata della batteria, possiamo dire che questo modello offre una portata ben superiore a quella che un utente può chiedere durante il giorno, anche con domande esigenti.
Diverso discorso invece per l’alimentatore in dotazione: bello e minimalista e proprio per questo al di sotto degli alti standard del resto della proposta di Apple.
Con una sola porta USB-C, è sostanzialmente scomodo, specie per chi viaggia molto che ha la necessità di portarsi altri alimentatori, mentre il mercato propone, da anni, modelli anche più potenti con più porte, che in viaggio sono spesso utilissime.
Come funziona?
L’impressione che si ha sin dall’inizio è che questo M4 Pro sia un passo avanti rispetto al modello precedente praticamente in tutto: è senza dubbio una impressione parziale, perchè pur avendo entrambi sottomano, i due computer non sono del tutto simili (la comparazione è stata svolta tra un modello 14 con 18 GB di RAM, qui si tratta di un 16 con 48 GB di Ram, quindi ci sono sostanziali differenze, seppure i due modelli sulla carta sono paragonabili).
Non lo si nota nelle piccole cose, come l’apertura di una app o la gestione dei file e delle anteprime, che rimane perlopiù uguale, ma dai tempi dei compiti eseguiti: la conversione di una clip da MKV a MP4 tramite HandBrake, ha necessitato di meno della metà del tempo (11 secondi contro 30), mentre l’esecuzione di una azione in batch, con quattro filtri su un oggetto avanzato in Photoshop più un ricampionamento del 200%, da file fotografici di una Fuji GFX100 (11648×8736 pixel) su 5 immagini, ha necessitato di soli 5,21 minuti, contro 7,35 del vecchio M3 Pro.
I test sono stati eseguiti tutti a pari condizioni: con lo stesso esatto sistema operativo e le stesse versioni dei software, usando sempre e solo l’archiviazione locale con tutti i software non in uso spenti.
I risultati migliori però sono arrivati dalla potenza e dalla velocità pura espressa, in particolare nelle operazioni più complesse: come anticipato, non è chiaro esattamente da qualche miglioramento arrivi l’incremento di velocità, se più da uno solo o da un insieme di fattori, ma questo nuovo Apple MacBook Pro 16 M4 è sensibilmente più pronto e potente della generazione precedente, specie dove serve mostrare i muscoli.
L’unico momento in cui il MacBook pro è andato un po’ in crisi è stato utilizzando strumenti complessi (come Ricolora grafica) su Adobe Illustrator, con disegni con migliaia di punti: questa “perplessità” però non ci ha sorpreso, anche perchè si è risolta con qualche decina di secondi di attesa, in quanto è dato probabilmente dalla natura del calcolo, che deve operare su un numero esageratamente alto di fattori per ogni punto selezionato.
I risultati di Cinebench per il rendering mostrano valori di 9.146 punti, contro i 5.482, non il doppio ma poco ci manca, con particolare enfasi nel calcolo multi-core. Anche nei test con Novabench si nota un deciso incremento dei valori di picco, superiori al 30% da una generazione all’altra.
Il tutto sorretto da una infrastruttura che si appoggia a unità di memoria più veloci: le SSD arrivano a valori ben superiori, 6.800 in lettura e 5.000 in scrittura sono valori davvero molto buoni, il meglio oggi raggiunto da una unità su Mac (molto più alti, tanto per fare un esempio, a quelli del Mac mini).
Il mercato, oggettivamente, propone modelli di PC con velocità anche maggiori, ma oggettivamente andare al di sopra di valori come questi, per un portatile ad uso diretto di un utente non comporta vantaggi molto evidenti, ha senso solo a livello server e con calcoli come Machine Learning, addestramento di AI o fileserver per molti utenti, compiti per i quali questo MacBook Pro non è pensato.
Infine qualche parola per quanto riguarda l’uso delle macchine virtuali: Paralles Desktop si è comportata davvero bene, anche con l’uso di diverse istanze attive, tra Windows e Linux (a patto di dosare correttamente la memoria, che nel nostro caso abbondava).
Va però detto che l’unica versione di Windows utilizzabile ad oggi è quella ARM, una piattaforma che nel mondo PC è cresciuta molto nell’ultimo anno (anche grazie alla presenza dei Copilot+ PC con processore Qualcomm) ma in misura comunque inferiore a quanto è cresciuto l’ambiente Mac.
Ergo, non tutte le app funzionano come lo farebbero su una macchina Intel o AMD: non per colpa di Parallels o Apple, ma per avere una piattaforma virtualizzata perfettamente funzionante come lo sarebbe con un Mac con processore Intel, servirà ancora qualche mese.
Il gaming?
La potenza espressa da questo Mac è davvero impressionante e una carezza a tutti quegli utenti che basano la propria attività nell’elaborazione complessa di file di ogni tipo: che si tratti di una foto Raw ad alta risoluzione, o di un disegno di Illustrator molto complesso, una elaborazione di Photoshop con 300 o più livelli, di un montaggio video 4K o 8K o anche un semplice file Excel con 1.000 collegamenti a sorgenti esterne locali, è chiaro che questo modello introdurrà benefici tangibili per tutti.
Ma non è di solo lavoro che si vive e il mercato lo sa bene: il mondo del gaming sta crescendo molto, sia come numero che come fatturato e ad oggi rappresenta il filone migliore di tutto il mondo informatico per le aziende che vendono sia hardware che software.
In coda alla recensione del MacBook M3 Pro avevamo indicato come fosse un vero peccato che un computer del genere non potesse usare un gioco di grido come Diablo IV, ancora oggi uno dei Blockbuster.
Da allora qualche cosa si è mosso: titoli come Cyberpunk 2077, Resident Evil , Path of Exile (solo la prima versione, la preview della seconda, giocabile, è attualmente solo per PC) e una nuova versione di Diablo III sono arrivati anche su Mac con Apple Silicon e, più recentemente, Razer ha reso disponibili i driver Synapse (in anteprima) per tutti i mouse e tastiere, in modo da affiancare l’offerta di Logitech.
Qualcosa, ma ancora poco per convincere un utente ad adottare seriamente un Mac come piattaforma di gioco. Pur capendo che oggi il mercato offre una diversità molto ricca, con PC Windows da una parte e ben tre consolle dall’altra, una mossa decisa di Apple aprirebbe molte porte, mossa che se c’è, non appare e lascia perplessi, considerando che la potenza non manca, quello che ancora non appare evidente sono gli accordi con gli sviluppatori e le piattaforme di gioco come Steam o Battle.net, ad esempio.
Conclusioni
A margine di tutte le novità e le prove sul campo effettuate, dire che questo Mac è oggi il MacBook più potente del mercato, ad eccezione dei modelli con M4 Max, ci pare riduttivo e inutilmente scontato.
Conta molto di più la prova sul campo, che mostra un miglioramento medio numerico del 20/30% sulla versione precedente, un dato effettivamente molto alto (anche se variabile), che supera di gran lunga le aspettative che avevamo, considerato che il Mac, esteticamente, non è cambiato per nulla rispetto ad un anno fa.
Sia chiaro, i valori riportati nei test non sono applicabili nella realtà, se non nelle situazioni di picco: l’incremento della velocità dell’SSD o della capacità del processore di elaborare una immagine RAW molto complessa non emerge chiaro se usiamo una immagine alla volta, così come il guadagno di 2 secondi in una immagine non appare ampio quanto lo è su un totale di 7 secondi, questo per dire che il distacco dalla generazione precedente non è così palese come lo fu quello tra il primo MacBook con M1 e l’ultimo modello con Intel.
Però alla fine della giornata si lavora meglio, tutto è più veloce, anche le piccole cose, e questo permetterà probabilmente, più che concludere i lavori prima, a fare lavori più complessi (con software più potenti), in meno tempo, e come sempre succede, di allungare la vita di questo modello nel tempo, affrontando nuove versioni di OS e di applicativi.
Diverso è il discorso relativo all’intelligenza artificiale, trend oggi più che di moda: Apple MacBook Pro 16 M4 offre un comparto hardware di potenza maggiore rispetto al corrispettivo M3, e questo produce sicuramente risultati interessanti in modo passivo per tutte le funzionalità nelle quali la NPU interviene da sola (benefici che è impossibile misurare), ma per quanto riguarda la parte attiva, Apple Intelligence ad oggi è ancora troppo poco e, forse, troppo tardi rispetto a molte altre AI molto più avanti nel mercato come, tra tutte, Copilot, Gemini e ChatGPT.
I benefici arriveranno quando diversi servizi commerciali, come ad esempio le capacità della suite Adobe CC, inizieranno ad usare la NPU al posto dei Datacenter per alcuni dei compiti di AI, quindi operando offline: in quel momento la potenza di questo MacBook Pro sarà ancora più evidente: una prospettiva per la quale il computer è già pronto.
Pro:
• Incremento di potenza sensibile rispetto al passato
• Thunderbolt 5 è una garanzia per il futuro
• Il modello Mac più potente nel mercato
Contro:
• Alimentatore migliorabile
• Poco utile in ottica gaming
Prezzo:
• 2.999,00 € (MacBook Pro 16 con M4 Pro, 24 GB RAM e 512 GB SSD)
• 3.499,00 € (MacBook Pro 16 con M4 Pro, 48 GB RAM e 512 GB SSD)
• 4.299,00 € (MacBook Pro 16 con M4 Max, 36 GB RAM e 1 TB SSD)
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