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Rim, metteremo il Blackberry dentro l’iPhone?

Bisogna fare un viaggio particolarmente lungo dall’Italia: ore ed ore di aereo fino a Montreal e a quel punto un lungo viaggio in auto per arrivare sino a Waterloo piccola cittadina gemella di Kitchener (le chiamano le twin cities non a caso) nello stato dell’Ontario. Famosa soprattutto per la presenza numerosa di immigrati tedeschi che fanno di questa città  la Monaco di Baviera del Canada, con la seconda più grande Oktoberfest dopo quella bavarese. E per il centro di ricerca sulla fisica teorica che è sorto tra gli abeti e le colline spesso innevate grazie ai soldi di Research In Motion e alla passione per la ricerca di base del suo visionario Ceo Mike Lazaridis, greco-turco cipriota di 47 anni, mai laureato (lasciò l’università  della piccola Waterloo proprio per fondare Rim) e convinto che un giorno il teletrasporto sarà  possibile grazie alla fisica dei Quanti.

Però, se ci si imbarca in questo lungo viaggio e si arriva sino alla cittadina di meno di centomila abitanti, si scopre che le decine e decine di palazzine di Rim hanno ricreato una sorta di “mini Silicon Valley” canadese tra le abetine. E che attorno a Rim, uno dei principali attori del business canadese, ruotano centinaia di aziende e fornitori. Ad esempio, il rapporto a doppio giro con una delle più particolari compagnie di telefonia mobile come Rogers, praticamente il monopolista canadese che deve il nome a Ted Rogers, accigliato signore di 75 anni, uno degli uomini più ricchi dello stato e fondatore anche di un corso di management all’università  di Ryerson.

L’ecosistema di Rim ruota attorno all’intuizione avuta alla fine degli anni Novanta che fosse possibile creare cercapersone più evoluti in grado di supportare un sistema di messaggistica completa. Persino la posta elettronica. Era la nascita del Blackberry, praticamente l’unico prodotto dell’azienda, che ha compiuto in cinque anni una rivoluzione del costume mondiale, introducendo un nuovo modo di vivere nel mondo del business e che adesso sta cercando di ripetere la stessa strategia anche in quello consumer con i nuovi apparecchi e le nuove offerte per il mercato privato. Ma girando attraverso le stanze, i laboratori e il centro di produzione di Waterloo, dove vengono assemblati centinaia e centinaia di Blackberry (vietato religiosamente scattare foto degli impianti), si scoprono parecchie cose. Innanzitutto, che il segreto di Rim non sono i telefoni ma il software. I telefoni di Rim sono in pratica piccole macchinette costruite per far girare un sistema operativo particolare, costruito con Java. Praticamente, trasferibile da modello a modello di Blackberry, e questo è uno dei segreti della continuità  e portabilità  delle informazioni e dei servizi dei Blackberry stessi da un apparecchio all’altro. Però non è questo il software che dà  sapore alla ricetta di Rim.

In qualche modo lo aveva spiegato anche Steve Jobs e Phil Schiller presentando la versione 2.0 del sistema operativo di iPhone, affrontando il tema della sincronizzazione della posta elettronica con i server aziendali tramite Exchange. “Altri – avevano detto i vertici di Apple – utilizzano un software proprietario che deve essere installato in azienda accanto a quello server della posta elettronica, e che si occupa di prendere la posta e spedirla al telefono cellulare. Active Sync di Microsoft invece lo fa direttamente dal programma di posta (e la compatibilità  con l’iPhone 2.0 sarà  completa)”.

Questo “pezzo” di software proprietario sul server di posta è stato sinora il segreto del successo di Rim e del Blackberry. Installato sul server aziendale se la posta è aziendale, installato sui server di Tim, Vodafone, Wind e 3 per quanto riguarda i carrier italiani di telefonia mobile, che offrono il servizio ai privati in modalità  a consumo. In questo caso, il software Rim sui server delle telco “preleva” la posta dal server del privato – controllandola in pratica costantemente – e inviandolo poi al Blackberry dell’utente.

La posta Blackberry è infatti una posta “push” e non “pull”. Cioè, l’utente anziché dover controllare o “tirarla via” lui dal sever (“pull”), la riceve “spinta” (“push”) dal server stesso nel momento in cui arriva nella sua casella. La differenza non è da poco perché vuol dire posta in tempo reale. Rim ha lavorato a lungo e bene su questa idea, sostanzialmente costruendo un sistema intelligente che si sostituisce a tecnologie più semplici e potenti come quella di ActiveSync che vedevamo prima, e fa riuscire l’impossibile all’azienda canadese: portare la posta sui telefonini proprietari.

Ma perché la mossa abbia successo, il Blackberry deve avere, oltre al suo sistema operativo e ai vari software di visualizzazione della posta e calendari e rubrica, anche di un pezzetto di software, uno stack che ha la funzione di gestire l’entrata e l’uscita della posta in accordo con il server di Rim. Una sorta di interprete-localizzatore che gestisce la connessione, la “presenza” dell’apparecchio in rete (a seconda di quale cella fornisce la connessione) e il suo rapporto con il server di posta elettronica. Questo stack Blackberry è prezioso e praticamente vale come la formula della Coca Cola: tutto il resto è marketing o packaging, contorno e non sostanza. Questo stack, però, cela un segreto.

Da lungo tempo, visitando gli stabilimenti e il centro di ricerca di Rim, si può entrare in un laboratorio dove i tecnici di Rim lavorano non sui Blackberry ma su una cinquantina di smartphone diversi della concorrenza. Come mai? Per carpire i segreti dei prodotti altrui? No, per portare una versione ridotta del loro stack anche su quei telefoni. Accade già  con Nokia e Sony-Ericsson, ad esempio: si installa il software e il client di posta elettronica del telefono (compreso quello orribile di Nokia, che sembra la gestione degli sms) diventano compatibili perché alimentati con il server Rim per i Blackberry. In pratica, è come far diventare il proprio telefono smart un Blackberry.

Come mai lo fanno quelli di Rim? Perché loro guadagnano piccola parte del loro fatturato dalla vendita dei telefoni stessi e molta invece dalle licenze di uso delle loro tecnologie. Se la Fiat, ad esempio, si compra il loro sistema di gestione della posta per dare il Blackberry ai suoi manager, e alcuni manager non lo vogliono perché non amano l’apparecchio Blackberry o preferiscono il proprio telefono, Rim guadagna meno. Se permette ai telefoni Nokia etc. di funzionare, e i manager li usano in modalità  Blackberry, guadagna di più (aumenta il numero totale di licenze che Fiat, nell’esempio, deve pagare).

Questa è la lunga spiegazione al motivo per cui la voce secondo cui Rim sta cercando programmatori iPhone non solo è attendibile, ma anche probabile. Non vuole cambiare mestiere: vuole continuare a fare il suo utilizzando anche questo nuovo apparecchio. E si tratta di una buona notizia per due motivi. Il primo è che aprirà  ancora di più le porte – se possibile – al mondo aziendale per l’iPhone. La seconda è che permetterà  a chi vuole il Blackberry dentro l’iPhone di averlo pur continuando ad usare Mail per iPhone, che alcuni criticano ma solo perché non hanno mai usato un Blackberry vero…

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