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Samsung studia batterie per smartphone ricaricabili in 12 minuti grazie al grafene

I produttori di smartphone migliorano anno dopo anno l’autonomia dei dispositivi puntando su ottimizzazioni lato processore ma finora non abbiamo visto effettive migliorie per quanto riguarda la batteria vera e propria, ad eccezione delle funzionalità di ricarica rapida. Sono tantissime le ricerche in corso nel settore delle batterie e su queste pagine più volte abbiamo evidenziato varie idee e progetti in corso, tutti molto promettenti ma che richiederanno anni di prove prima di arrivare effettivamente sul mercato.

Ultima novità nel settore arriva da Samsung Electronics che sta progettando batterie migliori sfruttando il grafene al posto del litio, l’elemento che sulle auto elettriche permette di percorrere distanze notevolmente lunghe e sugli smartphone garantire un peso ridotto. Il segreto è un allotropo del carbonio, una “sfera di grafene” in grado di mantenere senza problemi una temperatura stabile di 60 gradi Celsius, essenziale nell’ambito delle auto elettriche.

Vista ingrandita delle sfere di grafene sintetizzate per l'uso nelle batterie
Vista ingrandita delle sfere di grafene sintetizzate per l’uso nelle batterie

Grazie al grafene le batterie potranno offrire il 45% di carica in più ma soprattutto essere caricate cinque volte più velocemente. Sarà possibile quindi realizzare smartphone non solo leggeri, con batterie migliori ma che si caricano anche molto più in fretta di ora: al cento per cento in una ventina di minuti mentre basteranno pochi minuti per una buona dose di carica. Già nel 2015 John Lettow, presidente di Vorbeck Materials, società che produce e si occupa di ricerca e sviluppo sul grafene, aveva spiegato che sfruttando le batterie in questo materiale sarebbe stato possibile creare telefoni ricaricabili in modo completo in 10 minuti.

Il grafene possiede eccezionali proprietà elettriche, ottiche, meccaniche e termiche. C’è da tempo molta attenzione intorno al materiale in questione e, oltre alle batterie, in vari laboratori sono stati creati, tra le altre cose, circuiti integrati, chip e trasmettitori wireless. Nonostante rilevanti progressi scientifici nella comprensione di questo nuovo materiale, e la dimostrazione di dispositivi ad alte prestazioni basati sul grafene, la sfida di integrare transistor al grafene con altre componenti su un unico chip è stata complessa e vinta solo di recente, soprattutto per la difficoltà di far aderire il film di grafene ai metalli e agli ossidi e per l’assenza di processi di fabbricazione affidabili in grado di realizzare in modo riproducibile circuiti e dispositivi.

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