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Tra Apple e Foxconn emergono segnali di crisi

Da oltre un decennio la collaborazione tra Apple e Foxconn è stata proficua per entrambe le società, ma ora emergono diversi segnali di crisi che potrebbero ridurre o compromettere il rapporto tra le due aziende. La ragione principale è indicata nell’enorme differenza nei margini di profitto, fino al 40% per Apple ma a una sola cifra per il colosso di Taiwan, a cui si aggiunge la spinta di Cupertino per la diversificazione geografica di fornitori e costruttori.

Per queste ragioni Foxconn avrebbe rivisto tanti piccoli dettagli nei contratti che la legano a Apple. L’azienda di Tapei, come noto, è il più grande costruttore di dispositivi, componenti elettrici ed elettronici per conto di vari produttori al mondo e il colosso di Cupertino è il cliente più importante. A riferire di modifiche contrattuali è il sito The Information secondo il quale i cambiamenti consentono di ottenere un po’ di margine in più.

Non mancano ad ogni modo le frizioni: Foxconn avrebbe utilizzato apparecchiature fornite da Apple per testare e produrre prodotti dei concorrenti: nel 2015 le apparecchiature in questione sarebbero state utilizzate per testare o addirittura produrre dispositivi per conto di Huawei. Apple è molto attenta e da qualche tempo effettua verifiche costanti per stabilire se le sue apparecchiature, installate negli stabilimenti Foxconn, vengono usate per test e produzione di dispositivi, computer e accessori di altri marchi.

Due anni fa, con la linea di produzione dell’iPad Pro a buon regime, Foxconn avrebbe riferito ad Apple la necessità di assumere più dipendenti. Una tattica che avrebbe consentito di ottenere maggiori profitti per l’assemblatore e che, a quanto pare, è stata utilizzata più volte anche in seguito.

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Altri attriti si sono verificati durante la produzione di alcuni dispositivi. Pezzi di metallo e alcune viti sarebbero state individuate in alcune unità di iPhone 7 prima della spedizione. I dipendenti di Foxconn sono in questo caso tenuti a eliminare tali unità ma, a quanto pare li avrebbero aperti, limitandosi a estrarre i corpi estranei, richiuderli e riconsegnarli per la spedizione.

Ancora, Foxconn sembra abbia in più occasioni violato la politica di segretezza di Apple. Prima dell’annuncio ufficiale di MacBook 12 pollici, l’assemblatore avrebbe organizzato una visita nella struttura a un team di Google negli stabilimenti dove veniva prodotto lo chassis in metallo dei computer. La multinazionale di Taiwan, che gestisce immense città fabbrica in Cina e non solo, si sarebbe rifiutata di fornire ad Apple l’elenco dei visitatori e le immagini delle telecamere di sicurezza.

Per migliorare i propri margini, Foxconn ha trovato il modo di intervenire in alcune fasi di produzione, come la lucidatura degli schermi di iPhone, eseguita con sostanze chimiche prodotte internamente, anziché delegarle a un fornitore giapponese. Per il suo report The Information cita interviste a dozzine di ex dipendenti di entrambe le società che hanno segnalato diverse divergenze ed episodi di crisi tra Apple e Foxconn.

In conclusione il rapporto tra le aziende sembra stia cambiando, con Apple che cerca di diversificare la propria catena di produzione. Al momento, Foxconn produce il 60-70% degli iPhone e Apple è il più importante cliente. Cupertino lavora anche con Pegatron e Wistron, ma le capacità di Foxconn rendono difficile per Apple, per lo meno a medio termine, fare a meno dei taiwanesi. Altre preoccupazioni per Foxconn arrivano intanto dai cinesi di Luxshare, sempre più agguerriti e prontissimi a fare tutto quello che chiede Apple.

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