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WSJ: ecco come Nokia ha perso il treno della rivoluzione smartphone

C’era un volta Nokia, l’azienda finlandese che dominava incontrastata il mercato dei cellulari. “C’era” perché oggi di quella Nokia sembra restare solo un pallido ricordo nascosto da un brand che pare sia passato dall’essere un punto di riferimento ad essere un relitto del passato. Un passato che il Wall Street Journal ha deciso di analizzare, illustrando gli errori strategici che hanno portato Nokia dalla vetta ’Olimpo mobile ad una rapida discesa in caduta libera.

Si scopre dunque che nel 2000, sette anni prima che iPhone arrivasse sul mercato, Frank Nuovo, ex capo progettista dell’azienda finlandese, aveva presentato agli operatori ed investitori un telefono cellulare con touch screen a colori e singolo pulsante. Con il dispositivo sarebbe stato possibile trovare un ristorante, giocare ad un gioco di corse e acquistare online. “Mi si è spezzato il cuore quando Apple ha presentato l’iPhone”, dice Nuovo, con un po’ di rimpianto “Quando la gente indica l’iPhone come un concetto e un prodotto hardware unico, questo mi sconvolge”.

Non solo. Alla fine degli anni ‘90, Nokia stava segretamente sviluppando un altro prodotto allettante: un tablet PC con una connessione wireless e touch screen.

Nokia aveva già in cantiere il suo iPhone e il suo iPad, dunque. Ma non riuscì mai a tradurre nella realtà quelle idee e quei progetti. Perché? probabilmente per mancanza di visione prospettiva e per ragioni legate alle gestione aziendale. Questo errore ha una data e un errore strategico e storico: cercare di inseguire il successo del Motorola RAZR, che nel 2004 ottenne una rapida diffusione commerciale; per simulare lo stesso trend, Nokia decise di mettere da parte lo sviluppo degli smartphone e concentrarsi di più sui “dumbphone” (come il RAZR appunto), privando di risorse quello che in pochi anni sarebbe stato il segmento di mercato dominante.

Un paradosso se si considera che negli ultimi 10 anni Nokia ha speso circa 40 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo (4 volte la spesa di Apple nello stesso periodo), compilando un portafoglio brevetti di grade valore strategico ed ecomomico (circa 6 miliardi di dollari) intorno al quale si poteva costruire ben più di quegli smartphone raffinati stilisticamente ma privi di contenuti tecnologici con i quali Nokia cercava di schiacciare Motorola. Quei brevetti però – di indubbio valore, soprattutto in questo momento in cui la sfida commerciale sembra giocarsi a volte più in tribunale che nei negozi – non furono mai efficacemente convertiti in prodotti veri, capaci non necessariamente di rivoluzionare il mercato ma almeno di mantenere la leadership che ora potrebbero sì tornare in gioco, ma solo per affrontare eventuali problematiche finanziarie.

Il secondo passo falso altrettanto grave fu – come accadde per RIM – sottovalutare l’arrivo di iPhone sul mercato nel 2007. Il WSJ racconta che gli ingegneri Nokia smontarono il cellulare ma lo considerarono troppo costoso da realizzare soprattutto in rapporto al fatto che, almeno a giudizio degli esperti di Espoo, tecnologicamente primitivo in quanto privo di tecnologia 3G. Veniva anche sottolineatal’incapacità di superate il test di caduta cui Nokia sottoponeva ogni suo dispositivo, che consisteva nel far cadere un dispositivo sul cemento da un metro e mezzo di altezza, da angolazioni diverse. Ovviamente la fragilità di iPhone non poteva competere con la robustezza di molti cellulari coevi. Però questi difetti non interessavano ai consumatori che premiarono il cellulare della Mela e solo nel 2008 Nokia si rese conto del suo errore di valutazione.

Qui il terzo passo falso, cioè correre ai ripari tentando da una parte di svecchiare Symbian e dall’altra si sviluppare MeeGo. Purtroppo però i due team si trovarono praticamente in competizione per ottenere supporto da altri dipartimenti aziendali, perdendo più tempo in politica aziendale, in lunghe riunioni spesso presenziate da decine e decine di persone, in cui fare sentire le proprie ragioni e illustrare i progetti era praticamente impossibile.

A questo si era aggiunta una patologica lentezza decisionale, che spesso impediva a Nokia di cogliere opportunità immediate, come testimonia l’amministratore delegato di Qualcomm Paul Jacobs che ricorda “Ci presentiamo da Nokia con una nuova tecnologia che a noi sembrava una grande opportunità. Invece di limitarsi a tuffarsi in questa occasione, Nokia trascorse molto tempo, forse sei o nove mesi, a valutare l’opportunità e una volta deciso l’opportunità se ne era era già andata” racconta Jacobs.

L’avvento di Elop alla guida dell’azienda e l’alleanza con Microsoft sembrano in ogni caso non aver sortito alcun effetto positivo al punto che qualcuno comincia a considerare la decisione di allearsi con Redmond potrebbe essere considerata il quarto passo falso. Molti osservatori avevano considerato un passaggio ad Android molto più promettente per l’azienda finlandese e al momento le quote di mercato non possono che dare loro ragione: nonostante la riorganizzazione aziendale e il focus sulla serie Lumia, la crisi non si è ancora allontanata da Espoo e in questo momento più che in ogni altro Nokia sta pagando i suoi errori del passato più o meno remoto.

Fonte: Wall Street Journal

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