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Ex responsabile App Store accusa Phil Schiller per le modalità di approvazione

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Phillip Shoemaker, ex responsabile dell’App Store che ha lasciato Apple nel 2016 e che aveva l’incarico di occuparsi delle procedure di approvazione delle app, ha rilasciato una intervista al sito MobileGamer.biz; ha dichiarato che le linee guida dell’App Store sono volutamente complicate per una precisa scelta da parte di Phil Schiller, Apple Fellow che supervisiona la struttura dedicata alla vendita di App di Cupertino.

Shoemaker afferma che le linee-guida dell’App Store sono scritte in modo “fumoso” per dare a Apple la possibilità di scegliere ciò che vuole e non vuole sulla sua piattaforma. “L’idea era quella di iniziare in questo modo e poi allentare le regole con il passare del tempo”, riferisce Shoemaker. Non sembra ad ogni modo che le regole per distribuire app  siano diventate più semplici con il passare del tempo.

Le linee guida sono state riscritte nel 2017 e, secondo Shoemaker, Apple non ha allentato le regole, ma ha continuato a tenere in vita delle zone d’ombra, che non rendono sempre perfettamente chiaro ciò che ammesso e ciò che non lo è, ed è capitato molte volte di regole applicate in modo diverso a secondo degli sviluppatori.

Shoemaker prende posizione anche contro il 30% richiesto da Apple come commissione sulle app, una percentuale indicat valida nel 2009 (agli albori dell’App Store) come contributo alla nuova piattaforma e a strumenti dedicati mai visti prima, ma che ora ha meno senso; secondo Shoemake, Apple  potrebbe su questo versante fare di meglio, ridurre la commissione richiesta e “fare ancora un bel po’ di soldi”.

Shoemaker come detto sembra avercela in particolare con Phil Schiller, ex vice presidente responsabile Marketing dell’App Store, ora sostanzialmente in pensione e con un ruolo minore tra i dirigenti ma che offre ancora consulenza a Cupertino e al team dell’App Store. “Ha ancora lo zampino sull’App Store”, riferisce Shoemaker, affermando che altri manager come Eddy Cue e Greg Jozwiak sono più “progressisti”, mentre Schiller è più fedele alle idee di Steve Jobs dei primi anni dell’App Store.

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Secondo l’ex responsabile dell’App Store, Schiller e il suo team si incontrano settimanalmente per discutere l’approvazione di alcune app e giochi, con meeting fino a quattro ore per parlare dell’approvazione o rimozione di app. Shoemaker riferisce che “se Phil non si fa da parte, saranno i tribunali a fargli cambiare idea” (riferimento a diatribe come quelle in corso tra Apple ed Epic Games).

Il sito 9to5Mac fa notare che dal procedimento legale che ha visto contrapposte Apple ed Epic Games è emerso che sono più di 500 le persone che occupano della revisione di 100.000 app a settimana, e secondo Apple meno dell’1% sono quelle rifiutate per i motivi più disparati. Un vice presidente responsabile di Apple ha anche confermato che alcuni sviluppatori hanno accesso a speciali API (interfacce di programmazione) che altri non possono sfruttare.

Il fatto che Shoemaker sia andato via anni addietro, potrebbe essere legato a qualche diatriba con Schiller e altri dirigenti, e spiegherebbe il dente avvelenato che sembra avere ora nei confronti di meccanismi e regole dell’App Store.

Nel 2018 Shoemaker aveva raccontato il “dietro le quinte” del mondo delle approvazione dell’app, con sviluppatori che ricorrono a trucchi e stratagemmi di tutti i tipi per fare approvare software per i quali è necessario fare tutta una serie di considerazioni e tenere conto di potenziali pericoli.

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