La lista nera dei dispositivi da cui stare alla larga: questi smartphone sono modelli pericolosi, cosa c’è da sapere.
Nel panorama sempre più vasto e tecnologicamente avanzato degli smartphone, emerge una questione di grande rilevanza per la salute pubblica: la radiazione elettromagnetica emessa da questi dispositivi e l’indice SAR (Specific Absorption Rate), parametro fondamentale per misurarne l’impatto.
È ormai noto che tutti i cellulari emettono radiazioni a radiofrequenza (RFR), ma non tutti sono uguali in termini di emissioni e sicurezza. Le normative europee e statunitensi fissano limiti precisi per garantire la sicurezza dei consumatori, ma la varietà di modelli sul mercato presenta differenze significative.
Classifica aggiornata 2025: i modelli di smartphone con il più alto indice SAR
L’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza è inevitabile nell’uso quotidiano degli smartphone, sia durante le chiamate sia mentre si naviga in internet. Tuttavia, i dispositivi commercializzati in Europa devono rispettare un limite massimo di emissione pari a 2 W/kg, mentre negli Stati Uniti il tetto è fissato a 1,6 W/kg. Questi valori sono regolati da organismi come la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) e sono pensati per prevenire effetti dannosi sulla salute.
Diversi studi scientifici, compresa una revisione approfondita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), hanno dimostrato che l’uso degli smartphone non è associato a un aumento del rischio di tumori cerebrali o di altre neoplasie correlate. L’indagine, che ha analizzato oltre 5.000 ricerche pubblicate tra il 1994 e il 2022, conferma che non esistono prove solide di danni tumorali derivanti dall’esposizione alle radiazioni emesse da questi dispositivi, nemmeno in caso di utilizzo prolungato per oltre un decennio.
L’importanza di un uso responsabile dello smartphone rimane comunque essenziale: distanziare il dispositivo dal corpo durante il sonno, preferire auricolari o vivavoce per le chiamate e adottare buone pratiche quotidiane sono accorgimenti utili per minimizzare l’esposizione.
Tra i modelli attualmente in commercio, alcuni risultano più “radioattivi” di altri. Secondo la recente classifica stilata da Bodywell e corroborata dal Bundesamt für Strahlenschutz tedesco, il Motorola Edge si posiziona al primo posto per il valore SAR più elevato, raggiungendo 1,79 W/kg. Questo dato supera il limite USA ma resta entro i parametri europei.
Segue una lista di dispositivi con emissioni significative, tra cui spiccano modelli molto diffusi come il ZTE Axon 11 5G (1,59 W/kg), il OnePlus 6T (1,55 W/kg) e diverse proposte di Samsung e Apple, tra cui il Samsung Galaxy S24 Ultra (1,26 W/kg) e l’iPhone 13 Pro (1,20 W/kg). Anche il Google Pixel 7a figura nella top ten, attestandosi a 1,20 W/kg.

Nonostante le differenze, tutti i telefoni presenti rispettano le normative vigenti e non rappresentano un rischio immediato per la salute, purché utilizzati correttamente. L’indice SAR quantifica la quantità di energia elettromagnetica assorbita dal corpo umano durante l’uso dello smartphone. Misurato in watt per chilogrammo, questo valore è determinato attraverso test scientifici rigorosi che simulano l’esposizione del tessuto biologico alle onde radio emesse dal dispositivo.
L’importanza di monitorare il SAR è cresciuta negli ultimi anni anche a causa di episodi significativi, come il ritiro dell’iPhone 12 dal mercato francese nel 2023, per non aver rispettato le soglie di emissione imposte dalle autorità locali. Inoltre, ricerche recenti dell’Università di Ginevra hanno suggerito una possibile correlazione tra uso prolungato dello smartphone e riduzione della fertilità maschile, un tema che continua a essere oggetto di studio e dibattito scientifico.
Il mercato degli smartphone, in continua espansione sia in termini tecnologici sia di diffusione, richiede quindi un’attenzione costante verso la sicurezza degli utenti, con un monitoraggio aggiornato e trasparente dei valori SAR per ogni modello disponibile.











