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La rivoluzione di Safari

All’inizio di gennaio, quando Steve Jobs sul palco del Moscone Center di San Francisco ha presentato Safari, il browser di Apple basato sul motore open source Khtml, non ha lanciato il guanto della sfida solo a Microsof. Oltre a Internet Explorer, infatti, ci sono molti altri browser sviluppati da programmatori indipendenti per i computer della casa di Cupertino che hanno incassato il colpo. Alcuni male, altri invece molto bene.

Se gli europei di Opera, nato originariamente per Pc e arrivato relativamente da poco tempo anche per Mac e Os X, annunciano di aver gettato la spugna e di non voler più sviluppare nuove versioni dedicate alla mela, invece OmniWeb, il browser di OmniGroup, rilancia.

Il suo amministratore delegato, Ken Case ha dichiarato in un messaggio pubblico che la mossa di Apple è stata molto intelligente e ben fatta. Anche perché apre WebCore, il motore ottimizzato da Apple partendo da Khtml e lasciato disponibile a tutti gli sviluppatori nel mercato open source, allo sfruttamento da parte di tutti i programmatori.

Inoltre, Mozilla, l’altro grande progetto open source nato dalle ceneri di Netscape e al centro anche di altri browser come il velocissimo Chimera, ha “subito” il colpo con maturità : sulle liste degli sviluppatori è apparso chiaro che la scelta di Apple per Khtml è stata dettata dalla maggiore efficienza del codice di Konqueror. Quindi, l’appello è stato quello di rimboccarsi le maniche e lavorare ancor più duramente per togliere tutte le cose inutili nel sorgente originale di Mozilla e renderlo snello e veloce quanto la controparte scelta da Apple.

Infine, gli altri sviluppatori che realizzano applicazioni di secondo livello rispetto ai software fondamentali come il browser di Apple e lo sviluppo di WebCore come motore per il rendering html, potranno sfruttare il vantaggio di avere già  pronto e perfettamente accessibile lo strumento perfetto per il loro software.

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