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Addio Blackberry, questa volta è finita davvero

Il piano C, o forse D, insomma, uno dei piani nel caso succedesse l’impossibile e non fosse più possibile utilizzare l’iPhone, era aprire il cassetto e tirare fuori il vecchio Blackberry. Non quello con Android a bordo, invece proprio quello vecchio e venerabile, con il suo sistema operativo proprietario e tutti quei servizi di cui vale la pena parlare un attimo.

Beh, quel piano D non è più possibile. La Blackberry (un tempo si chiamava Rim, Research In Motion) ha chiuso baracca e burattini. Il sistema operativo era supportato in modalità legacy, ma a partire dal 4 gennaio di quest’anno viene messo definitivamente a dormire. Questo vuol dire che non sarà più possibile fare niente: telefonate, rubrica, navigazione web. È il fine vita operativa ufficiale per BlackBerry OS e per BlackBerry PlayBook OS (quello usato nello sfortunatissimo tablet dell’azienda).

Fine supporto definitivo per i vecchi smartphone BlackBerry

Cos’era Blackberry

Macitynet ha seguito le vicende di Rim (permetteteci di chiamarla ancora così) per anni. Anzi, diciamo di più: abbiamo utilizzato gli apparecchi dell’azienda canadese quando ancora non c’erano gli iPhone e per un po’ li abbiamo utilizzati come terminale per la posta. Perché, proprio come dice la leggenda, il Blackberry era imbattibile per la posta. Un’altra posta, non quella di oggi che è fatta praticamente da messaggi che sono siti web in miniatura: un tempo la posta aveva un contenuto scritto e magari qualche banner ma poco altro. E sul Blackberry funzionava alla grande.

Il motivo di questo successo era la straordinaria tecnologia usata da Rim. L’azienda canadese, fondata a Waterloo, ridente cittadina nel grande nulla boscoso del Canada (lo sappiamo perché siamo andati di persona a intervistarli tre o quattro volte), aveva costruito un sistema intelligente che prevedeva l’attiva partecipazione dei provider telefonici. In Italia il partner storico era stata Tim (Telecom Italia) con lo storico dirigente Mauro Sentinelli che per primo aveva intravisto le possibilità del Blackberry e spinto per averlo anche sulla rete italiana.

Come funzionava il server Blackberry

La potenza di fuoco dei Blackberry, che trasformava la posta “pull” in un servizio “push” che, cioè, portava i messaggi appena arrivati sul telefono senza che l’utente dovesse attivamente scaricarla, derivava dall’approccio studiato da Rim. In pratica, i provider telefonici installavano dei server con li software di Rim, collegato costantemente con il server centrale dell’azienda, a cui i singoli utenti agganciavano la propria casella di posta elettronica.

A questo punto, quando un messaggio spedito da X arrivava alla casella di posta nel cloud dell’utente Y, questo in realtà arrivava anche sui server canadesi che la giravano automaticamente sui server del provider telefonico. A questo punto il software installato da Rim sui server di Tim (o delle altre aziende telefoniche che offrivano il servizio) si collegava direttamente al telefono e portava in modalità “push” la posta al terminale dell’utente Y.

Il sistema era molto ingegnoso, all’inizio (per i primi dieci anni) era offerto solo con buffi terminali dedicati e installato per servizi di posta aziendale, ma negli ultimi anni di vita di Rim nella vecchia configurazione (prima della bomba atomica provocata da Apple e da Google con gli smartphone iOS e Android che ha di fatto distrutto Rim) era stato aperto anche per qualsiasi tipo di posta commerciale o di terze parti.

Il servizio di posta per i privati sul telefonino costava un paio di euro in più rispetto alla tariffa dell’operatore (o in alcuni casi era “affogato” dentro il servizio offerto) e aveva un vantaggio enorme: se si viaggiava all’estero gli operatori di roaming che utilizzavano il servizio di Blackberry fornivano la posta senza costi aggiuntivi di connessione. Viaggiando in Europa prima delle attuali tariffe moderate, oppure negli Usa, America Latina o altre parti del mondo, la posta era sempre in tasca, in modalità push e senza costi aggiuntivi.

La tastiera del Blackberry

Quando Steve Jobs mise la concorrenza del futuro iPhone sullo schermo, accanto ai vari Nokia, Ericsson e Sony, c’era anche Blackberry. L’azienda era quella che dominava la “nicchia” dei telefoni con tastiera completa. E la tastiera del Blackberry era un’opera d’arte. Sia per la resa dei tasti (che sono sempre stati mediamente buoni nelle versioni mature, nonostante i problemi con la microscopica trackball della versione “Pearl”, sostituita poi da un micro-touchpad) che le scorciatoie e i comandi sintetici dalla tastiera erano ottimi. Ci volevano mesi se non anni per imparare tutto, ma dalla tastiera del Blackberry si potevano fare miracoli e si poteva farli anche senza guardare perché, appunto, la tastiera era fisica.

L’iPhone e poi i telefoni Android (che all’inizio erano pensati sulla falsariga dei telefoni Nokia e dei Blackberry) con l’approccio tutto-schermo hanno completamente distrutto questo approccio “meccanico. Conservare la tastiera nel cassetto della scrivania assieme al vecchio telefono Blackberry era non solo un paio di ripartenza nel caso di incidenti e cigni neri alla Apple, ma anche una sorta di nostalgia del passato e di una gioventù oramai perduta.

blackberry keyone

La casa canadese

Il Canada è uno strano Paese, popolato da persone che sembrano americani ma non girano armati e non hanno povertà endemiche e contrasti sociali brucianti come quelli dei cugini meridionali, oltre a non ritenersi eccezionali e desiderare di fatto la conquista del mondo.

In quello strano Paese con un clima piuttosto rigido ma una natura avvolgente e straordinaria, Rim è stata una delle aziende hi-tech più importanti. Fondata nel 1984 da Mike Lazaridis e Douglas Fregin (a cui poco dopo si aggiunse Jim Balsillie), l’azienda ha avuto sempre un carattere molto particolare soprattutto per via del carattere esplosivo di uno dei suoi fondatori: Mike Lazaridis. L’abbiamo incontrato più volte per lavoro e l’uomo era veramente leggendario. Greco di origine ma nato in Turchia, appassionato di fisica, ha messo tantissimi soldi nelle università canadesi finanziando studi sul quantum computing e creando il Perimeter Institute for Theoretical Physics.

Soprattutto, ha capito presto che per avere un settore fiorente da un punto di vista tecnologico, una “valle” come le Silicon Valley che tanti Paesi cercano di creare in tutto il mondo (da noi è l’Etna Valley, per esempio) bisogna attrarre i talenti. E per farlo occorre una grande università, cosa che in effetti Lazaridis è in buona parte riuscito a fare investendo di tasca sua nella università di Waterloo, che oggi è ben quotata come università scientifica a livello mondiale.

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Senza più Blackberry

L’avventura di Blackberry, se vogliamo tracciare una sintesi estrema della sua traiettoria, è stata possibile perché i suoi fondatori avevano idee chiare e forti, e la testa abbastanza dura per seguirle caparbiamente: la posta elettronica su un dispositivo capace di scrivere grazie a una ottima piccola tastiera fisica. Però questa visione non si è più rinnovata, seguendo quello che sappiamo essere il “paradosso dell’innovatore”: una volta creata l’idea i suoi fondatori non l’hanno voluta tradire per passare a qualcosa di diverso che stava evidentemente emergendo: gli smartphone tutto schermo e le app. Quando lo hanno fatto, lo hanno fatto tardi, poco e male.

Oggi di quel sogno e di quel modo di uso rimangono solo i ricordi di un tempo passato e quel senso di nostalgia che nell’epoca della musica liquida fa mettere i dischi di vinile sul piatto agli estimatori che in realtà non vorrebbero ascoltare la musica bensì viaggiare nel tempo e tornare alla loro gioventù (o alla gioventù dei loro padri e dei loro nonni). Questo viaggio sappiamo che non è possibile anche perché, al di là della tecnologia, è cambiata la struttura economica, la società, le infrastrutture. L’epoca dei dischi di vinile si è trasformata in qualcosa di molto diverso così come l’epoca dei Blackberry si è trasformata in qualcosa di molto diverso. Avere un Blackberry funzionante nel cassetto era una illusione che tornare nel passato sia possibile. Non lo è, e adesso con la chiusura del supporto ne abbiamo anche la prova provata.


Tutti gli articoli e le recensioni pubblicate da Macitynet su BlackBerry in questi anni le trovate a partire da questa pagina di macitynet.

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