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Apple e i giganti IT vivranno più a lungo dei colossi industriali

Lo smembramento e il ridimensionamento di alcuni gruppi di conglomerati industriali facenti capo alla vecchia scuola sta portando alcuni a mettere in discussione le prospettive a lungo termine dei nuovi conglomerati, ossia dei giganti della tecnologia come Apple, Amazon, Facebook e Google. Questi ultimi, però, hanno due vantaggi rispetto ad aziende come General Electric, e per questo dovrebbero durare più a lungo.

I conglomerati tradizionali, spiega il Wall Street Journal, sono grandi aziende le cui attività commerciali abbracciano una vasta gamma di tipi di attività. Questi si basavano essenzialmente su due idee. La prima è che “una buona gestione è una buona gestione”, quindi un’idea chiara alla base: se si può avere successo in un settore, si può avere successo in altri. In secondo luogo, il potere finanziario di creare imprese molto grandi significa che beneficiano di economie di scala quando si tratta sia dell’acquisto di materie prime, che del funzionamento dei processi produttivi.

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Questi grandi conglomerati industriali sembra abbiano fatto il loro tempo, portando a domande sul fatto che Apple e gli altri giganti della tecnologia imploderanno allo stesso modo nel tempo, come afferma il WSJ. Lo smantellamento di General Electric, Toshiba, Johnson & Johnson, Siemens, DowDuPont, United Technologies e altri tentacolari imperi imprenditoriali negli ultimi anni è stato annunciato come la fine dell’idea di “conglomerato”, lasciando strada al sentimento che l’idea di brillanti team di gestione non possa più riuscire a operare in diversi settori.

Eppure, proprio quando questi giganti dell’industria tradizionale vengono smembrati, i giganti della tecnologia odierni sembrano avere un futuro più roseo, anche perché nati sotto l’etichetta di “neo-conglomerati”. Se da un lato c’è chi suggerisce che questi nuovi conglomerati subiranno lo stesso destino di quelli tradizionali, altri sostengono che i giganti della tecnologia hanno dalla loro due vantaggi, in particolare Apple.

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Innanzitutto perché l’azienda può ora operare in settori diversi, come smartphone e video streaming, con un ecosistema che tiene insieme tutto. Infatti così afferma Kim Wang, assistente professore di strategia e business internazionale presso la Sawyer Business School della Suffolk University:

Per Apple, tutti i suoi prodotti sono collegati a un’unica piattaforma. In secondo luogo, mentre i conglomerati industriali si affidavano alle economie di produzione, i giganti della tecnologia beneficiano di quelle che un esperto di investimenti chiama “economie di scala dal lato della domanda”

In altre parole, più clienti si hanno e più servizi interconnessi è possibile vendere a ciascuno. Una caratteristica delle società di piattaforme, afferma Kai Wu, fondatore e chief investment officer della società di investimento Sparkline Capital, è che sfruttano gli “effetti di rete” in modo tale che ogni utente aggiuntivo che aggiungono potenzialmente porta un valore maggiore rispetto a quello precedente.

In questa luce anche il passaggio di Apple alle automobili avrebbe senso. Le auto, e in particolare quelle a guida autonoma, hanno il potenziale per diventare uno dei luoghi più popolari per fornire servizi e app su uno schermo, dopo smartphone, personal computer, TV e dispositivi indossabili, dove Apple fa opera con successo da anni.

Tutte le prove dello studio delle economie delle piattaforme suggeriscono che diventeranno solo più grandi. In altre parole, Amazon, Microsoft, Apple e Alphabet potrebbero essere proprio dove si trovava GE a metà del 20° secolo, un periodo in cui dominava le sue industrie ma, in termini di entrate e valore di mercato, era solo all’inizio

Wu, tuttavia, riconosce che mentre i modelli di pura economia indicano un futuro roseo, le azioni antitrust sono il potenziale ostacolo.

L’unico vero ostacolo alla loro crescita sarebbe l’azione antitrust da parte dei governi, una minaccia che sta prendendo piede in Cina, Europa e Stati Uniti

Insomma, futuro roseo per i grandi colossi, ma con un nemico da tenere a bada. Per tutti gli articoli che parlano di finanza e mercato il link da seguire è direttamente questo.

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