L’effetto induttivo di iPod già si fa sentire. Questa l’opinione di Apple su uno degli aspetti più dibattuti e controversi su cui si stanno confrontando in questi giorni gli analisti che si occupano delle ‘cose’ di Cupertino.
A chiarire l’opinione della società della Mela su quella che ormai è una certezza, ovvero l’effetto trascinamento del lettore di musica digitale sul mercato generale di Apple, è stato ieri Frank Oppenheimer, responsabile delle operazioni finanziarie di Apple. Il termometro utilizzato per valutare il contagio che sta producendo iPod sono i negozi sparsi sul territorio americano che hanno registrato nel corso dell’ultimo trimestre una soglia del 50% di clienti che non avevano mai acquistato un computer o che ne avevano comprato un PC. Il dato è più alto e in maniera significativo di quello rilevato in passato quando la percentuale di questo tipo di clientela si aggirava tra il 45 e il 50%. ‘Logicamente – ha detto il CFO – ci si sarebbe dovuti attendere un suo calo, invece assistiamo ad un incremento. Si tratta dell’effetto di iPod’.
La rilevanza della strategia dei negozi, utili non solo a misurare questo tipo di umori della clientela ma anche ad esporre in punti visibili e di grande passaggio, i prodotti Apple, è stato uno degli altri grandi temi della relazione al bilancio trimestrale. Apple, confortata anche dai numeri del fatturato e dei clienti (7,8 milioni di presenze nel corso degli ultimi tre mesi, 7400 a settimana in ciascun negozio contro 5300 dello scorso anno), continua a credere in maniera molto decisa nell’espansione della sua catena di punti di vendita diretti al pubblico, tanto da avere annunciato ufficialmente l’apertura di una nuova tipologia di negozi: i ‘mini’ store. Si tratta di punti vendita di dimensioni ridotte collocati in punti strategici (come i campus universitari, ad esempio, ma anche i centri commerciali) e dotati di tutto l’essenziale per garantire una soddisfacente esperienza d’acquisto, anche se con un numero ridotto di prodotti a magazzino e in esposizione. Sei di questi negozi apriranno già nel fine settimana. Al proposito se ne saprà di più dopo una conferenza stampa che si dovrebbe tenere presso uno di essi nel corso della giornata di oggi.
Sempre a proposito di negozi Apple ha confermato l’espansione a livello internazionale. ‘Apriremo un negozio a Londra entro fine novembre – ha detto Oppenheimer – e altri punti vendita saranno aperti sia in Inghilterra che in Giappone’. Nessun cenno ad una possibile apertura di altri negozi in paesi diversi dalla Gran Bretagna e dal Giappone.
Buona parte delle domande degli analisti hanno ruotato intorno ad iPod. Si è appreso in questo contesto che la versione mini avrà un incremento delle vendite e della quota di mercato nel corso del mese di dicembre, questo grazie alla migliore disponibilità delle componenti (tra cui l’essenziale HD da 1 pollice). Nel corso dei mesi passati Apple ha avuto difficoltà , è stato confermato da Oppenheimer, a soddisfare la richiesta così che in tutti i paesi e le aree geografiche si sono determinati ritardi nelle consegne. Il responsabile delle operazioni finanziarie ha anche confermato che entro la fine del mese apriranno anche altri negozi di musica iTunes. Nessun cenno ai paesi interessati.
Sempre a proposito di iPod si è appreso che le vendite del modello commercializzato da HP vanno piuttosto bene. Il 6% del totale di 2 milioni (circa 120.000) sono commercializzati dalla società di Carly Fiorina.
Tra le note meno positive ci sono le difficoltà che Apple continua ad avere per fare fronte alla richiesta di processori G5 che le giunge dal lancio dei nuovi iMac e dei PowerMac. In conseguenza di questo problema Cupertino ha potuto vendere solo 56.000 iMac e ha visto diminuire le vendite dei PowerMac. La situazione migliorerà in questo trimestre fino a normalizzarsi per quanto riguarda iMac. Non sarà invece ancora possibile soddisfare l’intera richiesta del mercato per i PowerMac da 2.5 GHz che continueranno a scarseggiare. Da notare anche che Apple guadagna su iMac dai 40 ai 50$ in meno della norma per il fatto che la spedizione delle macchine (come accadde per i precedenti iMac ‘a lampada’) avviene per via aerea. Questo non incide, però, sui costi perché Apple aveva già previsto la necessità .
L’insufficiente disponibilità di macchine di fascia alta, ha detto Oppenheimer, incide anche sulle vendite dei prodotti video, come Motion. Molti clienti si stanno interessando all’hardware proprio grazie al software, ma purtroppo al momento Apple non è in grado di sfruttare pienamente questa sinergia che potrebbe condurre a vendere anche una significativa quantità di macchine Xserve.
Cupertino, ha poi spiegato il CFO, sta provando ad attaccare il mercato con una forza vendita specificatamente orientata a questi settori che sono preoccupati dei rischi correlati alla sicurezza e ai virus. Non è però chiaro, al momento, che tipo di impatto possa avere questo task force.
Infine Oppenheimer ha escluso, su esplicita domanda di un analista, la prospettiva di un Mac con costo al di sotto degli 800$. ‘Abbiamo investito i nostri soldi in altri settori. Siamo perfettamente a nostro agio nelle nostre fasce di prezzo’, ha detto il responsabile delle operazioni finanziarie.