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Bye bye Touch Bar, è stato strano ma bello

Si sono dette veramente molte cose per quanto riguarda i nuovi MacBook Pro con processore M3. Non ci sono novità di estetica a parte il colore nero anti-ditate e i processori fanno a quanto pare un passo in avanti solo fino a un certo punto. Ma la cosa che forse è stata notata meno è un’altra: l’uscita di scena dell’ultima vestigia di un tempo che fu: il MacBook Pro 13 M2 con Touch Bar.

Uscito di scena veramente e definitivamente, ci abbandona l’ultimo campione della vita relativamente breve della Touch Bar. L’innovazione che poteva essere ma che non è mai stata.

Figlia di un momento “Jony Ive” estremo, quando Apple ha accarezzato il pensiero di trasformare il MacBook in una specie di iPad con due schermi, forse. La piccola striscia Oled all’inizio integrava anche il lettore di impronte digitali per MacBook, Touch ID, che ha preso il posto del pulsante di accensione e che poi si è separato dalla Touch Bar ed è rimasto come uno strano tasto senza etichetta in alto a destra nelle tastiere dei portatili.

La storia della Touch Bar però è più ricca di così. È nata nel 2016, quando sembrava che il futuro fosse a portata di mano. Un mondo più ottimista, con meno guerre in corso e senza le ferite della pandemia. Un mondo in cui sembrava veramente che il touch e le cose 3D avrebbero preso il posto delle tradizionali interfacce meccaniche. Un mondo in cui Lenovo e altri produttori stavano giocando carte alternative (ThinkPad con tastiera su schermo eInk, ad esempio) e in cui si sarebbe presto arrivati a qualcosa di nuovo.

Bye bye Touch Bar, è stato strano ma bello
Foto di Sumudu Mohottige – Unsplash

Ebbene, una tecnologie forse troppo avveniristica, lanciata e poi mai più aggiornata da Apple, che avrebbe dovuto far innamorare gli sviluppatori per creare vera innovazione ma che invece, a parte pochissime eccezioni, è rimasta lì, ferma e fredda a pancia in su, come un pesce morto nel laghetto.

Succede, nel mondo della tecnologia. C’è chi ancora piange solo a sentire nominare la parola “Newton oppure chi sogna altre tecnologie che erano in effetti eccezionali ma che, per qualche motivo (momento sbagliato, lancio sbagliato, altre innovazioni divergenti) sono finite rapidamente nel dimenticatoio e i prodotti in soffitta.

Quindi, per schiarirci da ogni dubbio, nonostante chi scriva non l’abbia mai amata perché utilizza con maggior piacere i tasti funzione tradizionali (usando la tastiera senza guardarla), la Touch Bar è stata una idea veramente molto buona ed eseguita molto bene. Perfetta da tutti i punti di vista tranne che uno: non è mai stata apprezzata dagli sviluppatori in maniera sufficiente né utilizzata dal grande pubblico.

Però, come per l’iPhone mini che adesso non è più in produzione, tutti quelli che la conoscono e l’hanno usata la rimpiangono. Non è una killer application, nel senso che nessuno si va a comprare usato un MacBook Pro con la Touch Bar per poterla utilizzare, ma quasi.

Le cose più significative, a parte la classica vignetta degli emoji o della correzione delle parole, era la possibilità di avere dei comandi analogici a disposizione: la striscia Oled e touch permetteva di diluire dei controlli per regolare volumi, fare mix, semplicemente avanzare o arretrare la timeline di un audio o di un video in maniera “fisica”, direttamente con il dito sul cursore (per quanto virtuale) anziché usando un puntatore comandato dalla trackpad.

Inoltre, permetteva di tirare fuori una barra dei comandi molto utili con tante applicazioni diverse: da Anteprima a Safari, era possibile fare davvero parecchie cose più comodamente.

Abbiamo citato software e app di Apple non a caso. Infatti, l’idea di Apple era che anche altri avrebbero avuto altre idee altrettanto buone per i loro software e le loro app. Cosa che non è praticamente mai successa.

La maggior parte dei MacBook Pro prodotti tra il 2016 e il 2019 (fino all’avvento dei nuovi 14 e 16) ha avuto la Touch Bar. Un prodotto maturo e tecnicamente “solido”. il suo uso, però, è rimasto per qualche motivo sostanzialmente in versione beta dal punto di vista dell’accettazione degli utenti e degli stessi sviluppatori. Un’opzione sulla quale non investire particolarmente anche perché aveva un difetto reale.

Il costo la limitava ai portatili professionali, che sono quelli venduti ma non altrettanto rispetto ai più economici Air, che invece non l’hanno mai avuta per non far aumentare il prezzo. E la tastiera per iMac e Mac Pro con striscia Oled non si è mai materializzata, limitando ulteriormente la diffusione standard dal punto di vista degli sviluppatori.

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Nonostante aziende come Adobe e Pixelmator abbiamo creato applicazioni interessanti per la Touch Bar, l’idea di fondo era che investire nello sviluppo di qualcosa limitato a una sola fascia di computer Apple avrebbe reso meno universali le proprie app. Per uno sviluppatore investire tempo e risorse per farsi venire buone idee per la Touch Bar, implementarle e poi mantenerle con i successivi aggiornamenti del sistema operativo era un gioco che non valeva la candela perché limitato a un solo modello (i MacBook Pro) che peraltro non era il più venduto.

Il messaggio che l’innovazione dovesse servire ai possessori di MacBook Pro, differenziandoli così dagli altri, non è passato anche perché semplicemente non è quella la fascia dove sta la vera innovazione. Sin dai tempi del glorioso shareware degli anni Ottanta e Novanta, infatti, nell’ecosistema Apple sono i piccoli produttori di app che hanno le idee più rivoluzionarie, che poi vengono assunte anche dai big. Non il contrario. E per i piccoli sviluppatori, spesso “one man band”, lo sforzo di entrare nella nicchia di una forte customizzazione o addirittura di una applicazione solo per MacBook Pro (nicchia nella nicchia) era troppo. Non ha interessato.

Tuttavia, il vero colpevole dell’eutanasia della Touch Bar è stata la stessa Apple. La Touch Bar nelle applicazioni Apple è stata una meraviglia, come dicevamo sopra, ma non sempre. È in realtà stata implementata bene solo per alcune applicazioni di serie della casa madre.

Si può scorrere un intero file audio in QuickTime, ma non si può fare lo stesso nell’applicazione nativa Memo Vocali, dove uno magari ha creato quello stesso file audio. E se poi uno volesse rimuovere il pulsante Siri, che capitava di toccare per errore in continuazione, la preferenza per farlo fuori è sepolta tre o quattro livelli sotto la partenza del vecchio Preferenze di sistema di macOS, e chissà dov’è adesso con il nuovo Impostazioni di Sistema (ammesso che venga ancora supportata la Touch Bar).

Apple probabilmente non ha mai fatto “sul serio”, con la Touch Bar. Ma ha fatto “davvero”, nel senso che è stata presentata in un momento di crisi profonda della linea dei Mac sia portatili che fissi. Processori “cotti” (il divorzio con Intel era alle porte), design invecchiato male, problemi di qualità e funzionamento.

apple tastiera sonder

Con la Touch Bar, Apple ha voluto piantare la sua bandiera e dire che il design in casa Apple contava ancora e dichiarare di avere a cuore i computer portatili come mai prima. Quella stessa categoria dei computer portatili che Apple è stata la prima al mondo a riconoscere che sarebbero diventati il vero “personal computer” del futuro. E ora, con M3 e una serie di computer veloci con una durata della batteria tra le migliori in circolazione, è chiaro che Apple ha di nuovo a cuore i portatili. Non ha bisogno della Touch Bar per convincere le persone che ha a cuore il futuro dell’informatica personale.

Quindi, un saluto e un arrivederci a quell’altra linea temporale del multiverso dove tutti hanno la Touch Bar installata su qualsiasi computer, anche l’Apple Watch (magari di lato), gli sviluppatori hanno avuto idee incredibili e gli utenti dichiarano che non saprebbero come fare a fare senza. Perché qui, invece, lo abbiamo capito benissimo. Ci piaceva, grazie. Ma, con il massimo rispetto, anche no grazie.

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