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Come Jobs rinunciò a due terzi del suo patrimonio

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“Dumbest trade ever”, “Lo scambio più stupido di tutti tempi”. Viene definita così da Marketwatch, probabilmente con qualche ragione, la rinuncia, avvenuta nel 2003, a 55 milioni di azioni Apple che oggi avrebbero un valore di 12,5 miliardi di dollari in cambio di un pacchetto azionario che oggi vale solo 2,5 miliardi di dollari. La vicenda, già curiosa di per sé, lo diventa ancora di più se si ragiona sul fatto che il protagonista della vicenda non è uno spregiudicato speculatore orientale o qualche sprovveduto emiro malconsigliato, ma Steve Jobs.

La vicenda cui fa riferimento la testata finanziaria è nota anche se nessuno fino ad oggi si era preso la briga di fare qualche conto su quello che, economicamente, essa ha comportato.

Nel 2003 Jobs aveva in tasca, appunto, opzioni di acquisto per azioni Apple per un totale di 55 milioni di pezzi; 15 milioni ad un prezzo di esercizio di 9,15 dollari, 40 a 21,80 dollari. In quel momento le azioni Apple erano precipitate, in conseguenza dell’esplosione della bolla speculativa della New Economy, da 36 dollari a 7 dollari, davvero molto pochi in rapporto al valore delle stock options che per cominciare a tornare ad essere interessanti avrebbero dovuto salire in maniera consistente sopra, appunto, ai 9,15 e ai 21,80 dollari. Per questa ragione Apple aveva concesso ai suoi dipendenti, manager inclusi, la possibilità di scambiare le vecchie e sopravalutatissime vecchie opzioni in alcune nuove, ma dal valore più basso. Fu in quel momento che Jobs decise di cedere i suoi vecchi titoli per altri del valore di 75 milioni di dollari. Il risultato? Buono sulla carta, visto che grazie a quel’operazione e al gigantesco incremento di valore di AAPL ora il capo di Cupertino ha in tasca 2,5 miliardi in azioni, da mangiarsi le mani fino al gomito se si pensa che se Jobs avesse esercitato il diritto a tenersi quelle stock options oggi avrebbe 12,5 miliardi di dollari di valore, ovvero 10 miliardi di dollari di plusvalore, come dire 8,1 miliardi di euro.

La differenza tra quel che sarebbe potuto essere e non è stato, non è certo irrilevante neppure per il 43° americano più ricco del 2009, il 136° al mondo. Oggi Jobs ha infatti un patrimonio personale stimato di 5,1 miliardi di dollari, una vera montagna di denaro ma solo un terzo di quello su cui avrebbe potuto contare se in quel non troppo lontano 2003 non avesse deciso di attuare la “dumbest trade ever”, il più stupido scambio di tutti i tempi.

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