SI lavora per giorni, settimane, mesi, soprattutto con i programmi di posta elettronica, Photoshop e quelli per il montaggio video e audio. Risultato: il disco si frammenta. Cioè il salvataggio delle continue modifiche ai file non avviene più in settori contigui del disco rigido, bensì su blocchi fisicamente distanti. Gli effetti non sono particolarmente gravi, però si fanno sentire soprattutto sulle macchine con dischi più lenti, come i PowerBook: per accedere ai file ci vuole più tempo, e tutti di conseguenza si rallenta.
Gli utenti Pc hanno a disposizione una utility di sistema, Defrag, in grado di rimettere a posto le cose, anche se è lenta e soprattutto tende a “uccidere” i dischi se interrotta durante il funzionamento (ma non è una novità per chi usa Windows). Per Mac, fino a questo momento, era necessario utilizzare utility di terze parti in grado di eseguire una più completa manutenzione del disco. Fino ad ora, almeno.
Sembrerebbe, infatti, da una serie di discussioni in corso su Internet, che Panther contenga importanti novità anche da questo punto di vista. Una delle 150 feature annunciate da Steve Jobs e ribadite in tutte le presentazioni del nuovo sistema operativo.
Come funziona: in pratica, Mac Os X 10.3, ogni volta che una applicazione chiede di accedere a un file contenuto sul disco con filesystem Hfs+, verifica la dimensione del file e, se inferiore a 20 MB, lo stato di frammentazione. Nel caso sia frammentato, procede alla copia in background del file in altri settori questa volta contigui. L’operazione è trasparente per l’utente, nel senso che non si accorge di quello che sta accadendo se non del successivo incremento di performance, ed è limitata a file di 20 Mb per evitare rallentamenti inopportuni, soprattutto nel caso di file molto grandi.