Google Cloud ha fatto sapere che l’Osservatorio Vera Rubin sfrutterà i suoi servizi cloud per ospitare l’Interim Data Facility per la raccolta di dati astronomici.
L’Interim Data Facility (IDF) sarà ospitata da Google Cloud e prevede un accordo triennale. L’osservatorio Rubin sarà pienamente operativo entro il 2023 e l’IDF raccoglierà nel frattempo dati di studio in preparazione di indagini più complete e complesse.
Robert Blum, direttore ad interim responsabile di attività dell’Osservatorio Vera Rubin, ha spiegato che Google Cloud ha collaborato con la comunità scientifica per il funzionamento del sistema. I sensori che entro il 2021 saranno inseriti nella camera del telescopio Large Synoptic Survey dell’Osservatorio hanno già permesso di produrre una foto da ben 3200 megapixel, l’immagine più grande mai realizzata finora con un singolo scatto, talmente grande che per vederlo nelle sue dimensioni reali sarebbero necessari circa 378 schermi di TV da 26″ in ultra definizione.
Blum ha spiegato che uno degli obiettivi è “creare un filmato della volta celeste, di stelle e galassie ed esplorare l’energia oscura. L’Osservatorio ha sede sulle Ande, a Cerro Pachón, nella regione di Coquimbo (una regione del Cile centro-settentrionale). La camera, grande 8,4 metri (il massimo oggi possibile con un singolo specchio primario) e inserita nel Large Synoptic Survey Telescope (lsst) – nome tecnico del telescopio – sarà in grado di fotografare per intero il cielo dell’emisfero australe e ricavare 1000 immagini del cielo ogni notte per dieci anni. Le immagini ad alta risoluzione conterranno i dati di circa 20 miliardi di galassie. I ricercatori avranno modo di ottenere dati preziosi di stelle, supernove, pianeti, nano-pianeti, comete e fenomeni luminosi transitori vari. Ogni notte la camera digitale, che pesa tre tonnellate, accumulerà circa 20 terabyte di dati.
Una curiosità: il nome al quale è intitolato l’osservatorio, Vera Rubin, ripara antiche discriminazioni maschiliste. Con un rudimentale telescopio, da ragazzina incominciò a a fotografare gli astri di notte, resistendo a tutte le pressioni che l’invitavano a lasciar perdere l’astronomia. A 17 anni vinse una borsa di studio che le permise di seguire la propria strada e nel 1948 arrivare dopo mille difficoltà (per il fatto di essere una donna) al Vassar College dove si laureò in astronomia. Portò alla luce la materia oscura e avrebbe meritato un Nobel, mai arrivato.