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I quattro miti di Apple sfatati da un ex progettista

A ridosso della WWDC del 2 giugno, Mark Kawano, ex Senior Designer e User Experience Evangelist di Apple, in un’intervista rilasciata a Fast Company sfata alcuni miti sull’azienda di Cupertino relativi alla sua capacità di sfornare progetti innovativi ed il suo modo di approcciarsi alle cose ai tempi di Steve Jobs; la sua testimonianza si basa su sette anni di esperienza in progettazione di prodotti Apple come Aperture ed iPhone, e successivamente come UX evangelist, e mira semplicemente ha sfatare i miti -o almeno è stata questa la sua prefazione- che ruotano intorno ai processi di progettazione dell’azienda.

Primo tra tutti è proprio il team di progettazione. Secondo Kawano Apple è in grado di creare prodotti di qualità per il semplice fatto che possiede i migliori designer ed il miglior processo che porta proprio all’ideazione del design dei prodotti. “In realtà è tutto merito della cultura ingegneristica, del modo in cui l’organizzazione è strutturata e di come il team viene supportato durante tutto il processo di progettazione” ha raccontato all’intervistatore. “Tutti si concentrano sull’User Experience e sul design, non solo i designer. E’ questo che rende migliore tutto ciò che riguarda il prodotto, perché vale molto di più di quanto non possa fare un solo designer o un solo gruppo di progettazione”. Secondo quanto raccontato da Kawano, in Apple non si ha a che fare con lotte interne e non si perde tempo con noiose burocrazie: i designer trascorrono tutto il loro tempo con il progetto alla mano. Il motto per ogni dipendente è “pensa come un designer”.

Il secondo mito sfatato riguarda il fatto che Apple avrebbe un numero spropositato di designer specializzati che lavorano a diversi progetti: ai suoi tempi, il team di designer era composto da 100 persone che si dedicavano ai prodotti di base, una cifra molto inferiore a quella che si trova in altri grandi nomi del settore. Ad ogni modo, viste le innumerevoli assunzioni degli ultimi anni, Apple potrebbe espandere questa ed altre divisioni, in relazione ai cambiamenti dell’era post-Jobs.

Terzo nella lista è il mito riguardante l’attenzione di Apple per i dettagli, per il quale diverse persone credono che giri intorno al processo di ideazione del design. Kawano racconta che alcuni dei dettagli più memorabili ed innovativi (un esempio è “l’effetto scossa” su iPhone quando viene inserita una password sbagliata) vengono creati durante i periodi di inattività. “E’ quasi impossibile riuscire a trovare cose veramente innovative quando si ha una scadenza in calendario”.

Infine, ci si sbaglia quando si dice che la profonda passione di Steve Jobs per la sua azienda lo portava talvolta ad intimorire i dipendenti. Quello che Jobs voleva era “la cosa migliore” e si aspettava che fosse così anche per tutti gli altri. “Aveva difficoltà a capire il perché lavorassero in Apple, quando scopriva che il loro obiettivo non era creare il miglior prodotto. Steve aveva una tolleranza molto bassa per quelle persone che non si preoccupavano di questo. E’ vero, era super esigente, ma quando si trattava di altre cose, era invece molto democratico e metteva tutti sullo stesso piano”.

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