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Il CEO di Spotify chiede al governo britannico di mettere fine all’App Store

Daniel Ek, il CEO di Spotify, sta facendo pressione sul governo del Regno Unito, affermando che quest’ultimo dovrebbe sfruttare la libertà dall’Unione Europea per promulgare severe norme e mettere fine alla supremazia di Apple con l’App Store.

Il commento di Ek arriva in un momento di discussioni nel Regno Unito in materia di concorrenza nei mercati digitali, con una prevista stretta per Apple, Google, Amazon e altri big.

La proposta di legge nota come “Digital Markets, Competition and Consumers (DMCC) Bill” presentata dalla Competition and Markets Authority (CMA) prevede la promozione della concorrenza, con l’obiettivo di favorire la crescita economica, di investimenti e dell’innovazione. È previsto un approccio più adeguato all’era digitale per impedire la messa in atto di pratiche scorrette da parte di società che dispongono di quello è definito “Strategic Market Status”.

Specifiche norme prevedono maggiore attenzione da parte delle grandi società del mondo IT, con impegni in termini di trasparenza sul funzionamento di App Store e affini, e non è da escludere l’obbligo di fornire agli utenti la possibilità di accedere a store alternativi.

Parlando con il Financial Times, Ek ha riferito che è ora per il Regno Unito di intensificare questi sforzi, compito facilitato dopo la Brexit, senza dettami e l’influenza dell’UE (il CEO di Spotify ignora, probabilmente volutamente, che l’UE ha messo in atto il Digital Markets Act, che comporta grandi cambiamenti per App Store e non solo).

“Il Regno Unito deve seguire il suo programma”, ha dichiarato Ek, spiegando di ritenere “folle” il modo con il quale aziende come Apple e Google “controllano l’accesso degli utenti a internet nel mondo”. E ancora: “Non solo dettano le regole, ma competono direttamente con i fornitori di contenuti”.

Apple compete con Spotify nel settore della musica ma Ek lamenta il fatto che Apple non è costretta a pagare il 30% delle commissioni che altri sviluppatori pagano sugli acquisti che partono dall’App Store.

Secondo Ek, il problema non è solo il 30% delle commissioni previste dall’App Store ma il fatto che Apple è un “gatekeeper”, controlla in altre parole l’accesso al mercato, e offre allo stesso tempo servizi simili a quelli dei concorrenti.

A detta del CEO di Spotify sempre più sviluppatori si stanno rendendo conto del potere di Apple, vista come un competitor, e per questo indica come fondamentale la necessità di disporre di store alternativi.

Spotify ora con widget per la Schermata di Blocco di iPhone

Spotify vs Apple

Spotify combatte contro Apple da anni. Nel 2019 Cupertino ha risposto alla affermazioni di questa azienda evidenziando la sicurezza della piattaforma App Store, e spiegando che in varie occasioni Spotify è stata aiutata a portare il suo servizio su più dispositivi e piattaforme, che è liberissima di sviluppare app ed entrare in concorrenza con chi desidera, ma di non poter pretendere i vantaggi di un’app gratuita senza che sia gratuita, ricordando che le app per transazioni commerciali che prevedono la registrazione dell’utente o l’acquisto di strumenti digitali al di fuori dell’app, non pagano nulla a Apple.

Apple ha più volte ricordato che una parte significativa dei clienti di Spotify proviene da partnership con operatori di telefonia mobile. In questo modo non viene generato alcun contributo per l’App Store. Spotify paga una commissione simile a rivenditori e operatori telefonici, in questo caso senza lamentarsi dei pagamenti ai quali è obbligata.x

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