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Il ritorno della vista a raggi X e di altri mostri telefonici

Ammettiamolo: siamo diventati una civiltà di voyeur. Non tanto per quella pratica disdicevole a cui di solito associamo il termine “guardone”. Voyeur in francese è un derivato di “*voir*”, vedere, ed è abbastanza recente: è stato coniato nel 1946 ed ha una indubbia connotazione sessuale e psichiatrica. Ma se il voyeurism è una patologia psichiatrica, la manifestazione di pulsioni erotiche connotate da impulsi intensi e ricorrenti a scrutare l’intimità e la nudità altrui, invece qui lo usiamo nel senso più blandamente addomesticato e diffuso di curiosità pruriginosa.

E come definire diversamente la nostra società? Essa non è stata forse tramutata in una folla di guardatori compulsivi per colpa, si sarebbe detto a partire dagli anni Settanta, della videocrazia, cioè l’influenza continua del potere tramite la televisione, mediatore eminentemente visivo? Probabilmente sì e no: come in tutte le cose la realtà è più complessa e la risposta più articolata e sfumata. A volerla dire tutta, il senso della vista nella nostra società è diventato preponderante da molto tempo grazie all’illustrazione, alla pubblicità, all’architettura, alle arti figurative.

Il ritorno delle scimmie di mare e altri mostri telefonici

Pian piano ha preso il posto, come industria culturale, di molti altri possibili sviluppi, o quantomeno ne è la punta più avanzata. Comunichiamo sempre più guardando perché guardare (e non vedere) richiede meno cultura e meno tempo libero rispetto a testi da leggere, musiche da ascoltare, superfici da toccare, sapori da godere e profumi da odorare. Con la vista si va via veloci, anche da soli. L’arte sacra, ad esempio, ha svolto questa funzione: avvicinare i credenti al sacro.

Homo videns

C’è quindi moltissimo. Ad esempio, tornando agli anni ormai lontanissimi di una lezione a Scienze Politiche di Firenze dove il vostro cronista ascoltava Giovanni Sartori spiegare quella che sarebbe poi diventata la sua teoria sull'”homo videns”, l’individuo impoverito in una società in cui la parola è stata spodestata dall’immagine, nessuno faceva il cortocircuito con l’ultima pagina delle riviste di fumetti che all’epoca andavano (ancora) per la maggiore: Skorpio e Lanciostory. Ma ce n’erano tante altre ((Intrepido, Monello, Diabolik, e Tv Sorrisi e Canzoni), e per un periodo persino Topolino ha lasciato spazio a fantasie e immaginari che solo la parola “pulp” aiuta a definire.

Ricordate le pubblicità delle Scimmie di mare, una intera civiltà disidratata e pronta a rifiorire in una boccia d’acqua fresca? E quelle degli occhiali ai raggi X, per vedere attraverso i muri e magari attraverso i vestiti di qualche bella donzella? La micromacchina fotografica per “rubare” immagini di nascosto. Oppure la rivoltella gioiello (faceva da accendino), la penna a gas, l’elettromicroscopio, l’aereo (!), le ricetrasmittenti, proiettori, fonovaligie, fucile da caccia con cannocchiale (ad aria compressa) e pomata Ercolex per sviluppare una muscolatura mitologica in modo assolutamente passivo, durante il sonno.

Erano le pubblicità che anche in Italia arrivavano dopo aver asfaltato il mercato americano negli anni Settanta. Anzi, in alcuni casi erano più o meno la traduzione riadattata anche con l’impianto grafico in bianco e nero (ma l’originale era a colori) delle Sea Monkeys vendute per creare “una vasca di felicità” con “il miracolo della vita istantanea”, considerando che se si entra nel “meraviglioso mondo delle scimmie di mare” è possibile “persino ammaestrarle!”.

Il ritorno delle scimmie di mare e altri mostri telefonici

La Sans Egal

Vendute in Italia ad esempio da una certa “Sans Egal” (ma c’era anche l’altrettanto diffusa “Same Govj”) con sede in via Tacito 41 a Roma, le buste delle Scimmie di mare erano piene di “Artemia salina” disidratata, i crostacei lunghi 15 millimetri più longevi al mondo, che sopravvivono a tutto, dal gelo all’ebollizione, sino alla disidratazione o all’acido o all’estrema salinità. Di solito si trovavano nello Utah, nel Lago Salato. Secondo studi dell’epoca “Mangiano alghe che filtrano dall’acqua, nuotano a testa in giù, respirano dalle loro gambe e le femmine non hanno bisogno dei maschi per riprodursi”.

Vennero commercializzate negli anni Settanta da un certo Harold Von Braunhut, che poi è il padre di tutta la generazione di apparecchi. È lui l’inventore degli occhiali ai raggi X e di molte delle trovate di quegli anni che lo resero milionario. Nato a Memphis, aveva studiato marketing e sostanzialmente era un imprenditore capace di inventarsi un prodotto dove un altro avrebbe visto un piccolo crostaceo: lo prende, ne imbusta le uova (anzi, le cisti) e gli cambia specie, trasformandole da crostaceo a “scimmia di mare”. L’accusa di truffa per aver abbindolato un pubblico fortemente ingenuo non viene mai provata e il suo caso è uno di quelli che hanno fatto da base per la creazione di un sistema legislativo così oppressivo come quello americano.

Il seme del voyeur

Quello che il truffatore americano riusciva a vendere era l’emozione di poter guardare dentro una vasca un’intera civiltà di esseri simili a noi (delle scimmie) e allo stesso tempo simili alle mitologiche sirene, una specie di Atlantide tascabile, che si sviluppava sotto i nostri occhi. Magari per poterne scrutare i nuclei familiari, le giovani coppie, le gravidanze e i parti subacquei. Niente di tutto questo, ma il seme era quello del voyeur.

Il ritorno delle scimmie di mare e altri mostri telefonici

Accanto alle scimmie di mare c’erano tutti gli apparecchi per guardare in modo letterale: occhiali a raggi x, periscopi che scrutano oltre i muri, altri apparecchi per fotografare di nascosto. L’idea di poter spiare, guardare, soffermarsi sulla natura dell’altrui persona senza che questa se ne accorga è antica: la pittura simula spesso questa attitudine; lo spettatore guarda non guardato una scena, quando i soggetti “guardano in camera”, cioè rompono il quinto muro e “vedono” lo spettatore, lo spettacolo è straniante e affascinante, come accade ad esempio con la Monna Lisa di Leonardo o tutti i ritratti e gli autoritratti che addirittura “seguono” gli spostamenti degli spettatori nella stanza in cui è esposto il quadro.

Il ritorno delle scimmie di mare e altri mostri telefonici

La candid camera

La fotografia di strada, non paesaggistica ma legata al desiderio di mettere in scena la “commedia umana”, non a caso viene concepita in Francia: il suo esempio più noto è il fotografo di street Henry Cartier-Bresson, ma lo sport nasce e si diffonde con la nascita delle grandi città, e anche amateurs come Vivian Mayer hanno lasciato un segno accanto a maestri della fotografia indiscreta di persone che non sono consapevoli di essere riprese. La “candid camera” è infatti una fotografia non posata e che avviene di rapina, una cosa oggi non più possibile con le leggi sulla privacy italiane ed europee.

Vedere attraverso i muri e i vestiti degli altri è sempre stato un sogno dell’umanità guardona, incoronato come tale nei superpoteri dei supereroi già negli anni Quaranta e ancora prima nei romanzi di fantascienza degli anni Dieci, Venti e Trenta del novecento: Superman vede attraverso muri e vestiti, ad esempio. E oltre a volare riesce a percepire e vedere cosa che gli altri vorrebbero ma non possono.

Il ritorno della vista a raggi X e di altri mostri telefonici
Foto di Amanda Dalbjörn su Unsplash

1998: Sony fa vedere sotto i vestiti

Tutte le tecnologie per “fare le lastre” vendute sul retro delle riviste ovviamente erano false o fraintese. Altre cose, messe in bella luce per acchiappare qualche grullo. L’unico caso che la storia registri di strumento capace di svelare le nudità, a parte qualche controluce galeotto di abiti femminili semi-trasparenti (i famosi “vedo-non-vedo”) fu una videocamera digitale di Sony, capace di vedere attraverso i vestiti. Era il 1998 e la Handycam Vision basata su video HI8, sensore CCD Trv98 in formato NTSC, zoom digitale 560x e modalità “steady shoot”, aveva anche una modalità notturna (Night Vision) che sostanzialmente apriva al sensore alcune frequenze oltre il campo visivo umano nel campo degli infrarossi. Fu un certo Greg Hunter a dimostrare che quel sistema permetteva di vedere attraverso i costumi da bagno come se fossero completamente trasparenti. In spiaggia fu molto popolare e nacquero decine di siti web che mostravano immagini di ragazze riprese al mare come se fossero completamente nude.

La trasparenza funzionava anche con molti vestiti e Sony fu costretta a ritirare dal mercato il maggior numero possibile di quegli apparecchi ma ne furono comunque commercializzati almeno 700mila.

Quei guardoni in aeroporto

Se andiamo avanti non molto, arriviamo agli impianti di sicurezza dei moderni aeroporti, quelli che ricorrono a un sistema paragonabile a una ecografia piuttosto che dare una spennellata di raggi X ai passeggeri (che poi si prenderanno un’altra bella dose di radiazioni volando ad alta quota, ma questo è un altro discorso). I vecchi Rapiscan a raggi X messi in pista a partire dal 2009 dalla TSA, la Transporation Security Administration americana che in sostanza fa i controlli negli aeroporti, permettevano di avere una vista 3D dei corpi dei passeggeri. Sono stati sostituiti da nuove macchine che usano un sistema tipo ecografia su onde millimetriche, capaci di rilevare con sufficiente accortezza ma senza sconfinare nel pornografico i corpi delle persone, alla ricerca di armi e altri tipi di materiali vietati. La “traccia” che compare è quella di una versione “simil cartone animato” di noi stessi.

OnePlus e il sensore agli infrarossi (che non c’è più)

Ultimo in ordine di tempo, ma solo per ora, è il sensore agli infrarossi di OnePlus. Un sensore che fa vedere sotto i vestiti sulla falsariga di quello che era in grado di fare il camcorder di Sony ventidue anni fa. Le ragioni per fare la fotografia agli infrarossi sono molte, ed esistono da più di cento anni, con pellicole cieche a tutto quello che l’occhio umano è capace di vedere e sensibili a tutto quello che invece l’occhio umano non è in grado di vedere.

Nate per la ricerca scientifica e militare, le pellicole agli infrarossi delle macchine fotografiche analogiche hanno permesso a tre generazioni di fotografi di cambiare in modo creativo la realtà e ottenere una visione inconsueta o anche semplicemente diversa: una pellicola a infrarossi ben usata (Ilford ne produceva una stupenda la Sfx 200, che per prima ebbe il vantaggio di avere una sensibilità “sicura” di 200 ISO e quindi tempi di posa che non dovevano essere scoperti di volta in volta, come accadeva sulle vecchie pellicole agli infrarossi) consente di avere contrasti più evidenti, basse luci molto chiuse, alte luci più forti, quindi con aloni nelle parti luminose. Il verde del fogliame diventa praticamente bianco, il cielo molto scuro, spesso nero. La grana quasi scompare.

La fotocamera di OnePlus 8 Pro può vedere attraverso plastica e vestiti

La fotografia agli infrarossi su film

Le pellicole agli infrarossi vengono ancora usate nella versione a colori per il monitoraggio del fogliame della vegetazione e degli alberi tropicali, ad esempio, in Congo. Se avete intenzione di cercarla e provarla sulla vostra vecchia macchina fotografica, assicuratevi prima che non abbia un avanzamento e riavvolgimento motorizzato perché molti di quei relativamente vecchi modelli di fotocamera utilizzano dei diodi led per contare i fotogrammi e velerebbero tutte le immagini. Il complemento ideale è per gli scatti è un filtro giallo o arancione. E attenzione anche allo sviluppo, perché richiede un ambiente completamente diverso, essendo la pellicola sensibile ai colori all’infrarosso e quindi a luci che di solito non impressionano le pellicole tradizionali.

Bye bye OnePlus 8 Pro

Perché dunque OnePlus ci ha “regalato” un sensore agli infrarossi così potente nell’8 Pro, peraltro per poi toglierlo? Chissà. Basterà probabilmente un aggiornamento per toglierlo così come è stato tolto da tutte le videofotocamere posteriori (ma non da quelle per i selfie). Un modo per capire se il vostro apparecchio è comunque in grado di “leggere” la luce agli infrarossi è quello di inquadrare in modalità selfie con la videocamera anteriore uno specchio: se si vedono accendere le luci degli illuminatori agli infrarossi che cercano il volto da riconoscere, allora avete un telefono capacità di “vedere” l’infrarosso.

Tra l’altro, un effetto secondario non da poco: un vecchio trucco da hacker per capire se lo specchio della vostra camera di hotel è finto e dietro c’è una videocamera che vi riprende, inquadratelo con una fotocamera o un telefonino con un sensore che “vede” gli infrarossi: se compaiono una o due piccole luci nello specchio questo vuol dire che è falso e dietro qualcuno ha piazzato una videocamera. Non ci crederete, ma succede anche nei migliori hotel.

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