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Il Windows per Mac è dietro l’angolo?

Per ora la possibilità  di far girare Windows sui nuovi Mac con Intel dovrebbe essere preclusa. Questa, in attesa che qualcuno tra esperti e “smanettoni” riesca a mettere le mani su uno dei nuovi iMac o MacBook Pro, la voce che circola su Internet a proposito della prospettiva di avviare le nuove macchine di San Francisco con un sistema operativo diverso da Mac OS X.

La ragione dell’impossibilità  di usare Windows XP deriva (o deriverebbe) dal sistema di boot scelto da Apple che non impiega il tradizionale BIOS ma il più innovativo e avanzato EFI. Questa tecnologia che permette di integrare nel firmware della scheda madre varie funzionalità  di controllo hardware in maniera più semplice, di gestire consumi e funzionalità  di rete e di rendere più amichevole l’interfaccia di alcuni settaggi, non viene gestito dall’attuale versione commerciale di Windows XP a 32 bit, almeno così come esso viene venduto sul mercato.

Ma la possibilità  che Windows possa, magari anche molto presto, diventare un sistema operativo compatibile con i nuovi Mac sono piuttosto alte. La ragione per cui si deve essere ottimisti sono diverse. La prima e principale è la presenza sul mercato di una sterminata pletora di hackers e di appassionati che avrebbero un grande interesse a trasformare i Mac in macchine capaci anche a far funzionare Windows. A questi “dilettanti-professionisti” del codice si aggiungono società  di sviluppo software che potranno sfruttare i processori, identici a quelli usati dai PC, per creare utility e appliazioni che ben più efficientemente di quanto non hanno fatto fino a ieri gli emulatori potranno far dialogare il sistema operativo di Redmond direttamente con il sistema operativo.

La fiducia che questo accada, probabilmente anche a breve, giunge dalla posizione di Apple che dopo avere fatto sapere in passato che non avrebbe fatto nulla per impedire a Windows di girare sull’hardware Mac, non ha perso neppure nel corso del Macworld l’occasione di ribadire il concetto. “Non venderemo né supporteremo Windows – ha detto Phil Shiller – ma non abbiamo fatto nulla e non faremo di specifico per impedire a Windows di funzionare sui nostri Mac. Se qualcuno apprezza il nostro hardware ma è costretto a fare i conti con il mondo Windows, per noi va bene, faccia pure”.

Anche Microsoft, nelle prime dichiarazioni del Macworld, sembra interessata alla possibilità  di sfruttare le nuove potenzialità  hardware dei Mac con processore Intel così da renderle compatibili con Windows.

In questo caso non siamo di certo di fronte ad una novità  dell’ultima ora. Redmond aveva già  fatto un importante passo in questa direzione quando acquistò da Connectix VirtualPC, un software di emulazione che girava al di sopra di Mac OS X permettendo l’uso di Windows. Ora, si è appreso nel contesto del Macworld, VirtualPC non funziona più con i nuovi Mac con Intel e Microsoft è al lavoro per cercare di aggirare questa limitazione dettata dal particolare modo con cui VPC si interfaccia con il sistema operativo e dunque è obbligato a parlare con Rosetta, il software di trascodifica delle istruzioni PPC ad Intel.

Microsoft, da quanto si è compreso nei primi non ufficiali dialoghi intercorsi con la stampa nel contesto del Macworld, ha lasciato intendere che al momento sta studiando il modo migliore per ripristinare la compatibilità  di VirtualPC senza però dire nulla di preciso al proposito.

Parte delle ragione di questa genericità  nella risposta sarebbe dovuta al fatto che gli sviluppatori di Microsoft sono stati spiazzati prima dall’annuncio del passaggio ad Intel e poi dalla velocità  con cui Apple è passata al nuovo hardware. Ma una seconda ragione per cui Microsoft resta sul vago sarebbe nel fatto che VirtualPC come oggi è studiato non ha più alcuna ragione di esistere sulle nuove macchine, visto che ci sono sistemi molto più efficienti per far girare Windows su Mac. Tra queste esiste Microsoft potrebbe esplorare, ad esempio, la strada di un software per il multiboot dei Mac con Intel, abilitando l’avvio da Windows mediante la creazione di una versione speciale, customizzata, del suo sistema operativo studiata appositamente per l’hardware Apple. Lo sforzo di programmazione non sarebbe certamente esagerato e Microsoft otterrebbe, di fatto, un nuovo OEM da aggiungere alla sterminata galleria che già  usa il suo hardware. Questo Windows “for Mac”, potrebbe avere oltre alla possibilità  del multiboot in via nativa, la possibilità  di viaggiare in parallelo con Mac OS X consentendo all’utente di assegnare ad un nucleo del processore l’esecuzione di un OS e all’altro nucleo quella del secondo OS.

A frenare l’avvicinarsi di questo orizzonte sembra esserci un solo elemento: la possibilità  che Microsoft veda nell’offerta di un Mac compatibile con Windows in maniera assai più efficiente di quanto non lo sia usando un emulatore software, un rischio per casse della società . Non sembra del tutto campata per aria l’ipotsi che i clienti possano orientarsi ai nuovi Mac attratti proprio dalla possibilità  di usare oltre a Mac OS X anche Windows evitando di disperdere gli investimenti fatti in software. A costoro Microsoft potrebbe (forse, visto il rischio posto dalla pirateria) vendere Windows da usare anche sul Mac ma poi diventerebbe difficile impedire loro di comprare nuove applicazioni per Mac OS X invece che per Windows usando il sistema operativo delle finestre solo quando non esiste alcuna alternativa. Il risultato sarebbe un mettere in luce non solo l’harwdware di Apple ma anche il suo software il suo OS. Chi non sarebbe, infatti, attratto dalla possibilità  di comprare l’unico computer che supporta due sistemi operativi, anche se spendendo qualche cosa in più? Chi a quel punto non sarebbe tentato dall’acquistare il software Windows solo quando non sia strettamente necessario? E quale sviluppatore “Windows only”, a fronte della crescita della base di installato del Mac e dell’immagine dell’hardware oltre che delle infinite minori complicazioni dettate da una casa che produce in maniera coerente e senza problemi di incompatibilità  dettate dalle mille configurazioni presenti nel mondo PC, non comincerebbe a svolgere qualche valutazione sull’opportunità  di cominciare a sviluppare anche per Mac OS X e poi magari ad aggiungere funzionalità  solo per Mac OS X?

Questo scenario che Cupertino sta cullando e che certamente è entrato nelle valutazioni che hanno condotto Apple a passare ad Intel e a non fare nulla per impedire che Windows possa girare sul suo hardware, non sembra essere fatto apposta per cullare i sogni di Bill Gates. Microsoft potrebbe quindi decidere di sbarrare la strada all’origine, impedendo o studiando un sistema per rendere inefficiente l’uso di Windows su hardware Mac anche se il rischio sarebbe solo quello di aprire la strada agli sviluppatori indipendenti che potrebbero fare da soli quello che Microsoft non vuole fare.

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