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Kodak: la nostra criptovaluta serve al lavoro dei fotografi

È dai giorni del CES di Las Vegas che un dubbio staziona nella mente di molti utenti che ricordano con affetto il produttore americano di pellicole a colori e in bianco e nero: perché lanciare una criptovaluta? Quale il senso dei Kodak Coin e della sottostante blockchain KodakOne?

Ne abbiamo parlato anche qui su Macity per registrare la notizia e le prime valutazioni sulle novità che Kodak aveva portato alla fiera di Las Vegas. Novità che si accompagnavano a una crescita abbastanza consistente delle quotazioni di Kodak, visto che il tema delle Blockchain è estremamente popolare in questi mesi, quanto e forse più dell’altro tormentone nel settore dell’informatica contemporanea, cioè l’intelligenza artificiale.

Insomma, per farla breve, adesso emergono con più chiarezza notizie sulla effettiva volontà degli ingegneri e dei consulenti tecnologici di Kodak: come scrive il Washington Post, infatti, l’idea non era tanto quella di attirare l’hype legata alle notizie sulle criptovalute, delle quali in questo momento esistono alcune migliaia di alternative, moltissime delle quali sono meramente dei tentativi di speculare e fare cassa su un fenomeno legato soprattutto a BitCoin ed Ethereum.

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Invece, l’idea era di costruire una genuina piattaforma per i fotografi che avesse una base economica centrata su due pilastri: la criptovaluta di Kodak come fatto accessorio per avere pagamenti garantiti e assolutamente trasparenti e sicuri da un lato, ma dall’altro soprattutto la sottostante blockchain, cioè la versione Kodak della tecnologia che fa muovere i BitCoin e le altre criptovalute, ma che è di più e meglio di un fenomeno valutario eminentemente speculativo e dal valore attuale più di bolla che non trasformativo dell’economia e della vita della maggioranza delle persone.

«Ci ha colto davvero di sorpresa internamente – scrive il Washington Post virgolettando uno dei co-creatori dei KodakCoin – al punto che la notizia si è trasformata in una terribile distrazione che non vorremmo fosse mai accaduta». Con buona pace del tentativo di speculare da parte dell’azienda. Il titolo è cresciuto, sicuramente, ma il prezzo da pagare è stato uno sviamento completo del progetto di Kodak, molto più sensato e realistico che non un semplice tentativo di dare l’assalto al treno delle criptovalute per soli fini di speculazione finanziaria.

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Invece, lo scopo della blockchain di Kodak è quello di stabilire un legame di parternità inscindibile con le fotografie scattate, permettendo di risolvere uno dei problemi che la rete fa emergere in maniera molto chiara in questo ambito e cioè il costante “furto” di immagini, che vengono riutilizzate da decine e decine di siti tramite una semplice ricerca con Google, download dell’immagine desiderata e ripubblicazione o addirittura con la pratica dell’hot-link.

Kodak ha lavorato alla realizzazione della Blockchain e della piattaforma per i fotografi assieme al partner WENN Digital che ha realizzato invece la parte di software per l’intelligenza artificiale che consente di fare l’altra parte del lavoro, e cioè scansionare il web per cercare e identificare utilizzi non autorizzati delle immagini create dai fotografi e inserite nella blockchain di Kodak.

Questa settimana Kodak intende cominciare a mettere la sua blockchain a disposizione di alcuni investitori e poi, a partire dal secondo trimestre dell’anno, aprirà i cancelli a tutti i fotografi perché possano caricare i propri materiali e partecipare al sistema di certificazione delle foto e condivisione delle royalties.

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