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Morire di selfie: nel mondo le vittime sono più di quante pensiate

Uno studio di un ente governativo USA mette in risalto un fenomeno preoccupante, in costante crescita e forse pure sottovalutato nei numeri.

Secondo lo studio sono 259 le persone che hanno perso la vita tra il 2011 e il 2017 per aver scattato un selfie in un momento o in una posizione di pericolo.

I casi sono tanti anche nel 2018 a partire da giovani vittime cadute mentre scalavano delle cime e si fotogravano per testimoniare la propria impresa come Tomer Frankfurter caduto per 250 metri mentre stava facendo un selfie presso il parco Nazionale Yosemite in California.

Morire di selfie: nel mondo le vittime sono più di quante pensiate

Lo studio rileva che le morti dovute a selfie sono più comuni in India, Russia, Usa e Pakistan e che nel 72,5% dei casi le vittime sono di sesso maschile.
E i casi sono in crescita: dai tre singoli riportati nel 2011 (agli albori dei telefoni con fotocamere frontali n.d.r.) siamo arrivati ai 98 del 2016 e 93 del 2017 e questo solo per le morti conclamate per questa tipologia di incidente.

Nella porzione di cartina estratta dal sito originale vediamo come i casi censiti in Italia sono solo 2 contro i 149 dell’India dove probabilmente la disponibilità degli strumenti tecnologici si accompagna alla ricerca di superamento di nuove sfide e limiti personali.

Morire di selfie: nel mondo le vittime sono più di quante pensiate

In realtà i casi reali potrebbero essere molti di più anche perché nella maggior parte degli eventi non vengono indicati come la reale causa della morte: ad esempio tanti incidenti stradali in cui gli automobilisti stavano usando lo smartphone per scattarsi una foto vengono censiti come dovuti al traffico o ad un malore del conducente.

Forse il selfie non sarà una malattia mentale come si scherzosamente si sosteneva qualche tempo fa ma è sicuramente una pessima abitudine da mantenere quando il pericolo è veramente incombente.

Lo studio raccomanda alla fine di introdurre delle segnalazioni per delle e vere proprie “No Selfie Zone” in luoghi potenzialmente pericolosi per ridurre gli incidenti mortali: a questa categoria potrebbero appartenere le cime di montagne, edifici molto alti e laghi che sono i luoghi dove avvengono la maggior parte degli incidenti: il soggetto intento a riprendersi, cade o viene travolto e muore per annegamento, scossa elettrica o per ustioni. 

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