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Nuovi dettagli sul chip A6 dell’€™iPhone 5

La società di “business intelligence” TechInsights mostra per la prima volta immagini di com’è fatto internamente il SoC A6 dell’iPhone 5. Particolare interessante è l’individuazione di tre core GPU, anche se l’azienda che ha eseguito l’analisi osserva che Apple potrebbe aver utilizzato una configurazione definita “big.LITTLE” e incluso un quarto core flessibile e più piccolo (non visibile). Il chip pare utilizzare dual core ARM polivalenti: come noto, sembra che Apple non abbia utilizzato il design dei già disponibili Cortex-A8 o Cortex-A15 ma varianti ottimizzate “in casa”.

Non è ancora chiaro dove il SoC è prodotto: sul die siano presenti marcature simili a quelle utilizzate da Samsung per l’A4 e l’A5 e il potenziale partner scelto da Cupertino per realizzare il chip potrebbe essere Samsung o la rivale TSMC. La dimensione del chip (più piccolo dei 165 mm2 dell’A5X del nuovo iPad e dei 122.6 mm2 del dual core A5 usato nell’iPhone 4S e iPad 2) suggerisce inoltre il passaggio a un processo costruttivo inferiore, in grado di offrire migliore resa produttiva, abbattimento dei costi, diminuzione del consumo elettrico, possibilità di integrare un numero maggiore di transistor.

TechInsights afferma che l’iPhone 5 esaminato, nella versione da 32GB, utilizza storage flash NAND prodotta da Sandisk e 1GB di memoria integrata nel package del processore prodotta da Elpida, probabilmente anche questo un segnale della volontà di allontanarsi da Samsung (potrebbe ad ogni modo anche non significare nulla, poiché in passato Apple è ricorsa a più fornitori per le memorie RAM).

La volontà di allontanarsi da Samsung, non è solo un capriccio per le scaramucce che vede da tempo le aziende contrapposte nei tribunali di tutto il mondo. Nel corso del recente processo nel quale Samsung è stata condannata era stato mostrato come, essendo produttrice di vari componenti interni dell’iPhone, la società coreana poteva facilmente copiare il design dell’hardware Apple.  In alcune mail il direttore dell’ufficio strategico della casa coreana parlava di “crisi di design”, facendo cambiare rotta all’azienda e portandola in tre mesi a riprodurre idee alla base dell’iPhone. Samsung ovviamente sostiene che il business della produzione dei chip è protetto da un “rigido muro tagliafuoco” che impedisce l’accadere d’irregolarità che implicano lo spionaggio industriale o la clonazione di componenti usati nei prodotti dei clienti.

 

[A cura di Mauro Notarianni]

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