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Pubblicità online, Google di nuovo nel mirino della Commissione europea

Google potrebbe essere nuovamente oggetto di una nuova indagine della Commissione europea entro la fine dell’anno. A riferirlo è Reuters spiegando che questa volta Bruxelles è interessata all’attività pubblicitaria online, settore che rappresenta la maggior parte dei ricavi del motore di ricerca e di d’Alphabet (l’azienda capogruppo sotto il cui cappello ricade anche Google); un settore, quello pubblicitario dal quale, solo lo scorso anno, Big G ha ottenuto un fatturato di ben 147 miliardi di dollari.

L’indagine europea segue le orme di quelle delle autorità francesi della concorrenza, che pochi giorni addietro ha sanzionato Big G per 220 milioni di euro a seguito di le denunce presentate due anni addietri dalla News Cop di Robert Murdoch, dal quotidiano Le Figaro e dal gruppo belga Rossel, che hanno puntato il dito sul trattamento preferenziale che il colosso di Mountain View ha riservato al suo server pubblicitario Dfp, il tool che permette agli editori di siti e applicazioni di vendere spazi pubblicitari, e alla sua piattaforma di annunci Ssp Adx, di vendere «impression» agli inserzionisti.

La Commissione, intenderebbe, indagare ancor più a fondo rispetto all’authority transalpina, con ovvie conseguenze per la sua posizione dominante sul mercato della pubblicità online e i ricavi derivati da annunci pubblicitari nel motore di ricerca. Inserzionisti e concorrenti di Google ritengono che il motore di ricerca svolga un ruolo in aspetti così variegati del mercato che è a dir poco complesse contrastare.

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Non è la prima volta che la Commissione europea attacca Google: nel 2017 l’antitrust impose a Google un’ammenda di 2,42 miliardi di euro per violazione delle norme antitrust dell’UE per avere abusato della posizione dominante sul mercato in quanto motore di ricerca accordando un vantaggio illegale a un altro suo prodotto, il servizio di acquisto comparativo; nel 2018 fu la volta di una multa da 4,3 miliardi per l’abuso di posizione dominante esercitato dal suo sistema operativo mobile, Android; nel 2019 Google aprì il portafoglio per pagare 1,49 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel settore della pubblicità per motori di ricerca con la piattaforma AdSense.

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