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Social Network, presto anche per i militari USA

La guerra si combatte in tanti modi: organizzando le truppe, generando disciplina e morale, fornendo gli strumenti adeguati. Uno dei fronti, stanno riflettendo i generali del Pentagono e i funzionari del Dipartimento della difesa americano (l’equivalente del nostro ministero per la Difesa), è quello digitale nel particolare rilievo dei software social.

Non si tratta solo di fornire le ultime tecnologie ai militari o dare loro accesso a una Internet separata sicura, in maniera tale che continuino a funzionare tecnologie e sistemi tradizionali (PC, Mac, software per posta elettronica, browser) senza che ci siano civili, virus e curiosoni magari del campo nemico, ma anche essere innovativi. I militari americani per questo motivo stanno riflettendo se non sia il caso di far partire alcuni dei meccanismi tradizionali dei social networks “civili”.

Lo scopo dei Facebook e Twitter con le stellette sarebbe quello di organizzare la conoscenza, far circolare le relazioni (gli USA hanno una macchina militare parecchio grande e impegnata su teatri differenti, tre dei quali guerreggiati, più una serie di basi permanenti, per cui è oggettivamente diventato un problema mantenere il coordinamento e le relazioni di un esercito permanentemente in stato di guerra o quasi), costruire un modo differente di permettere l’utilizzo degli strumenti informatici. A differenza della visione che viene spontaneamente agli italiani quando pensano all’informatica applicata alla pubblica amministrazione o ai militari, vale a dire un sistema arcaico, polveroso e forse mal funzionante, in realtà  negli USA c’è un problema differente e simile a quello che capita alle aziende com i neo assunti (e che presto capiterà  anche dalle nostre parti).

Si chiama consumerization e tratta della tendenza sempre maggiore a veder arrivare persone non solo già  alfabetizzate informaticamente nei posti di lavoro e in questo caso nell’esercito, ma anche avvezze a usare certi tipi di interfacce e modalità  di lavoro o di collaborazione “spontanea”. Perché rieducare, con grandi costi di training, tutte queste professionalità  in realtà  già  perfettamente strutturate e pronte a diventare operative una volta dati loro strumenti comprensibili? Questo è il motivo per cui i militari americani pensano a un Twitter a stelle e strisce e a un MySpace con le stellette, oltre a un Facebook con elmetto e fucile.

I risultati sono ancora molto di là  da venire: c’è chi si chiede se davvero sarà  possibile raggiungere un miglior livello di efficienza, operatività  e anche di comunicazione con queste soluzioni. Oppure se si tratta di operazioni di immagine e anche di errori, come ad esempio ritiene una delle forze armate americane, cioè i Marines, che invece hanno vietato l’uso dei social networks all’interno delle operazioni militari. Cinguettare con Twitter “Marcio con il mio plotone verso Teheran” potrebbe portare il nemico ad avere informazioni riservate o addirittura segrete. O, peggio ancora, potrebbe scatenare un incidente diplomatico o addirittura un conflitto. Insomma, come un flame in rete, solo che qui si sparerebbe veramente.

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