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Tim Cook, il gemello diverso di Steve Jobs

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Un salutista che ama la palestra e la bicicletta, sottovalutato fin troppo per il suo carattere chiuso, ma in realtà  un demone dell’esecuzione, più che della strategia. Quasi un alter ego di Steve Jobs nella parte in cui il Ceo, adesso in sabbatico semestrale per malattia, è a sua volta un perfezionista indiavolato dei più piccoli dettagli della realizzazione e della commercializzazione dei prodotti.

Il Coo, cioè Chief Operation Officer, il “primo ufficiale” e comandante vicario di Apple, Tim Cook, classe 1960, dodici anni passati in Ibm e poi in Compaq (oggi fusa con Hp) come capo della gestione degli approvvigionamenti, è un “uomo di esecuzione”. Veste come Steve Jobs (di scuro e minimalista), con quello stile rilassato che è diventata la divisa dei grandi della Silicon Valley. E come Steve Jobs è temuto e rispettato per la sua capacità  di portare sempre fino in fondo i piani che vara.

àˆ probabilmente stato l’unico a soffrire che nella prima edizione di Numbers, l’applicativo di iWork di Apple che svolge le funzioni sostanzialmente di Excel, mancassero le tabelle pivot (adesso c’è una funzione simile nella versione ’09) perché l’uomo macina numeri per far marciare l’azienda. E in sostanza è da anni lui quello che porta avanti Apple nella parte di amministrazione e coordinamento intorno e sotto a Steve Jobs.

Tanto da averlo già  sostituito come numero uno provvisorio quando il Ceo stette fuori dall’organico per la convalescenza che fece seguito alla famigerata operazione di cancro pancreatico di cui tanto si è parlato a partire dal 2004. Non è un uomo da palcoscenico, anche se accompagna spesso Jobs e il responsabile delle finanze, Peter Oppenheimer, quando vengono rilasciati i dati trimestrali ed annuali. Questa volta, tra pochi giorni, sarà  lui a fare le veci di Jobs e dare il primo segno di come andrà  questa sostituzione, programmata fino a giugno dallo stesso Jobs.

Si è già  parlato in passato della possibilità  che Cook possa sostituire in pianta stabile Jobs nel caso in cui questi non dovesse più tornare alla guida di Apple, o se dovesse ritirarsi entro pochi anni. Thimothy D. Cook entrò in Apple come responsabile delle operazioni insieme a Steve Jobs nel 1998, ed ha seguito – essendone in buona parte l’artefice – la rinascita dell’azienda sia da un punto economico che organizzativo e di struttura, oltre che di prodotti, mercato e capacità  di innovare.

La fama di Cook nella Silicon Valley, nonostante tenga come si è detto un profilo molto basso e si assicuri che tutti funzioni dietro le quinte, è tale però che l’uomo viene spesso corteggiato da cacciatori di teste e consigli di amministrazioni di super aziende hi-tech, con la speranza che possa andare a coprire quel ruolo di Ceo che adesso in molti si interrogano se sarà  in grado di portarlo avanti dentro Apple.

cook

Di certo, mentre Jobs ha fatto miracoli sia dal punto di vista della comunicazione che della capacità  di impostare nuovi prodotti (che hanno un ciclo di sviluppo di 2-3 anni e quindi ancora per un bel po’ ne vedremo di belle pensate da Jobs uscire dal numero 1 di Infinite Loop a Cupertino), Cook ha imparato e costruito letteralmente la struttura di Apple. Nessuno meglio di lui è in grado di governarne i processi e di garantirne la continuità  anche con l’assenza del capo.

Cook è stato non solo a capo delle operazioni, ma anche dei processi di produzione dei computer e di iPod e poi di iPhone, oltre che per un periodo delle vendite mondiali e della divisione Macintosh. Tra le mosse chiave di Cook per far funzionare Apple di nuovo al meglio dopo gli anni bui che coincisero con la fuoriuscita di Steve Jobs, ci furono mosse che portarono ad accorciare drammaticamente l’inventario e i tempi di magazzino dei rifornimenti di Apple, mossa chiave per riuscire a tenere un magazzino “corto” di prodotti per la vendita, e costituirono uno dei principali successi nella capacità  di esecuzione di Apple quando le vendite dei prodotti iniziarono a decollare.

Per fare un esempio, prima dell’arrivo di Jobs e Cook il magazzino aveva scorte valutate a 437 milioni di dollari immobilizzati secondo l’inventario per 31 giorni. Il primo anno Cook ridusse queste scorte a 6 giorni con un immobilizzato di 78 milioni, riducendolo ulteriormente nel 1999 a soli due giorni con un valore di inventario di 20 milioni. Un passaggio che servì a ridare drammaticamente liquidità  all’azienda all’epoca quasi agonizzante.

Chi conosce Cook sostiene che l’uomo abbia un carattere calmo e pacifico, un gentleman del sud (è nato in Alabama), con un ego assolutamente proporzionato e quindi complementare e mai conflittuale a Steve Jobs. Una delle chiavi per leggere il successo di Apple è anche questa figura dotata di calma, stile e una memoria fenomenale per i dettagli (storica la capacità  di ricordarsi tutto di decine di meeting per mesi senza bisogno di prendere appunti). Single e dedito totalmente allo sport nel suo tempo libero, ama alla follia citare Lance Armstrong anche durante i meeting e compare nella palestra di Apple alle 5 del mattino per esercitarsi prima di iniziare a lavorare.

Apple è grata a Cook e, oltre a sceglierlo per il difficile lavoro di sostituto di Jobs per la seconda volta, lo ha anche letteralmente coperto d’oro. Secondo gli analisti finanziari ha già  venduto abbastanza azioni sotto forma di stock options da accumulare quasi 113 milioni di dollari, ha ricevuto una nuova iniezione di azioni da 23 milioni di dollari e nel 2005 è stato il dirigente di Apple più pagato, con uno stipendio più bonus complessivamente pari a 1,2 milioni di dollari.

Una curiosità : Cook vive in affitto a Palo Alto. La scelta, quando nel 1998 venne nella Silicon Valley, di non comprare la casa in cui da allora vive, si è rivelata forse la peggiore decisione di business dell’uomo. Il prezzo della villetta è schizzato verso l’alto nell’ultimo decennio e così anche l’affitto. Scherzando, è stato scritto che abbia commentato: “Non ci posso credere di non essermi comprato la casa quando costava così poco!”.

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