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Tim O’Reilly in a Nutshell, il libro che non leggerete mai

Una delle maggiori soddisfazioni per un recensore è scrivere di un libro che il suo pubblico non potrà  mai comperare. Giocherellare con il testo rilegato che un piccolo privilegio gli ha concesso di possedere e trattarne con compiaciuta attenzione.

E’ il caso di questo piccolo ed esclusivo volume realizzato dalla casa editrice O’Reilly e non destinato alla vendita. Si intitola Tim O’Reilly in a nutshell, per echeggiare la popolare serie di libri di tecnologia, e il suo formato da piccolo tascabile è leggero e arioso, grazie anche alle poche pagine, solo 130. In copertina, campeggia il volto dell’editore, trattato come le immagini di animali utilizzate solitamente negli altri libri: un marcato ripasso a china, che riecheggia i disegni e le stampe dei naturalisti britannici di metà  ottocento.

All’interno, una serie di articoli scritti da Tim O’Reilly negli ultimi, oppure discorsi resi a fiere e meeting di tecnologia. Un’operazione di puro narcisismo? Un culto della persona imposto dall’autore, una sorta di auto-regalo? Mai opinione, di primo acchito giustificabile dal senso comune, potrebbe essere più fuorviante.

In questo volumetto O’Reilly apre uno spiraglio non solo sulla sua storia e quella della sua casa editrice, ma anche sulla filosofia che vi sta dietro, sulla sua visione della tecnologia e sulle linee-guida che ritiene stiano dettando il futuro dell’informatica e, più in generale, delle nostre vite al tempo dei computer.

Si scopre così che cosa Tim O’Reilly pensi della tecnologia, dell’attività  di editore e della relazione tra lavoro e vita. Temi filosofici? Riflessioni prive di aderenza con la realtà  o comunque non significative? Errore. Tim O’Reilly non è probabilmente il più grande pensatore del XXI secolo, d’accordo, però il suo pensiero è quello di uno degli editori di maggior successo. E come tutti gli editori (ci viene insegnato a partire dalla storia della rivoluzione americana e francese) influenza non poco le genti del suo tempo.

Le riflessioni di O’Reilly spaziano da quali siano le tecnologie “dirompenti” che ci troviamo di fronte alle applicazioni di maggior successo (“Google, per fare un esempio di killer application”, scrive l’autore). E poi il tema dell’industria etica, della qualità  della vita, delle trasformazioni dei modi con i quali si lavora. Tim O’Reilly è stato uno dei primi a cogliere la trasformazione che Linux e soprattutto il movimento dell’Open Source nel suo complesso stavano apportando al mondo dell’informatica, alla sua economia. Ha colto, per citare una piccola cosa, anche quella dei Blog, integrandoli molto rapidamente nei siti istituzionali della sua casa editrice, e lo ha fatto per trasformare in modo positivo il lavoro dei suoi autori.

Ha inoltre lanciato il business dei libri in formato elettronico, ragionando sul modo in cui questi potessero essere utilizzati e sul tipo di vantaggio che ne sarebbe potuto derivare per chi li scrive e per chi li compra. Badate bene, per questi due tipi di individui e non per se stesso e la sua casa editrice, dal momento che O’Reilly stesso dichiara di aver intrapreso un mestiere in cui i soldi sono necessari, ma solo come modo per andare avanti e migliorare. Il “core business”, l’attività  centrale è quella di fornire informazioni utili ai lettori, allevando autori sufficientemente sicuri da poter lavorare con serenità .

Ecco, da questo avrete cominciato a capire che il punto, su questo piccolo libro, non è tanto il capire se si tratti o meno di un esercizio di narcisismo, quanto vederne il valore comunicativo e riflettere più in generale su quello che editori come Tim O’Reilly stanno facendo. La sua casa editrice, in effetti, alterna da tempo alla pubblicazione di manuali per l’uso del computer e di determinate tecnologie anche modi nuovi di interpretare le parole e quelle stesse tecnologie.

Mac Os X Hacks, per fare un esempio, è un titolo della serie hacks (in italiano tradotti in modo un po’ laborioso “trucchi per hacker”) che ridefinisce nella mente dei lettori la categoria dell’hack e dell’hacker. Da disvalore, secondo la stampa generalista (l’hacker è quello che viola il computer, scrive virus, produce danni) a “esperto del computer” o pià  in generale appassionato di tecnologia e alla ricerca di soluzioni originali per i problemi. C’è chi dice “smanettone”, cosa che rende una parte del significato.

Ancora, O’Reilly pubblica anche qualche libro di saggistica, qualche piccola biografia, cose che vanno al di fuori della manualistica per computer. Cose che riguardano la cultura che c’è intorno alla manualistica per computer. Cose che insegnano ai lettori nozioni e codici in più rispetto a quanto esplicitamente scritto nel libro. Per questo chi di abitudine legge i libri di O’Reilly si abitua a trovare più cose che, mettiamo, in quei manualetti dedicati per esempio a “masterizziamo il nostro primo cd in 24 ore”. Non solo qualche battuta divertente (tradizione degli scrittori di divulgazione angloamericani), ma anche trasmissione di un senso di cultura sociale, di un gruppo di persone che nel tempo sta diventando il paradigma dominante.

Un percorso naturale, secondo la sociologia, nel quale il ruolo di O’Reilly è a un tempo quello di vettore e contemporaneamente di ispiratore. La sua visione dell’informatica e del suo rapporto con la società  diviene perciò rilevante e significativa. In una parola, rivoluzionaria.

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