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Tribunale obbliga a fornire a WhatsApp il codice dello spyware Pegasus

NSO Group, l’azienda israeliana nota per lo spyware Pegasus, deve fornire a WhatsApp il codice sorgente del software usato da vari governi per spiare utenti.

È quanto stabilito da un tribunale distrettuale statunitense. WhatsApp sta da tempo combattendo una battaglia legale contro NSO Group, riferendo che 1400 utenti in un periodo di due settimane sono stati spiati dal software spia Pegasus.

Anche Apple ha intentato una causa contro NSO Group e la relativa società madre al fine di accertarne la responsabilità per la sorveglianza e il targeting di utenti Apple, portate a termine tecnologie di sorveglianza “state sponsored” (commissionate da attori statuali) che consentono al proprio spyware altamente mirato di sorvegliare le vittime.

Attacchi di questo stato sono stati diretti a un numero limitato utenti e hanno coinvolto diverse piattaforme, inclusi iOS e Android. Ricercatori e giornalisti hanno documentato pubblicamente casi di questo spyware utilizzato impropriamente per colpire giornalisti, attivisti, dissidenti, accademici e funzionari governativi.

Il Ministero della difesa israeliano considera il codice sorgente di Pegasus “un segreto di stato” ma Phyllis Hamilton, giudice del tribunale distrettuale degli Stati Uniti, ha accordato a WhatsApp il permesso di chiedere informazioni su “tutte le funzionalità” di Pegasus.

WhatsApp lavora alla funzione condividi file con persone vicine

Il sito statunitense AppleInsider spiega che lo spyware Pegasus permetteva di intercettare informazioni da varie app di messaggistica, inclusi iMessage, Skype, Telegram, WeChat, Facebook Messenger, ecc. La società di proprietà di Meta, afferma che il codice sorgente è necessario per comprendere appieno il funzionamento e le potenziali infezioni.

In precedenza NSO Group ha condiviso solo informazioni riguardanti il “layer di installazione” (come avveniva l’installazione all’insaputa dell’utente) ma la giudice ha respinto questa offerta, ritenendola insufficiente. La giudice ha anche respinto una richiesta di WhatApp che chiede a NSO Group di condividere informazioni sull’architettura server usata, e indicare l’elenco dei clienti di NSO Group.

WhatsApp ha intentato causa nel 2019, ma è stato necessario attendere tempo per mettere insieme vari elementi del procedimento. La giudice Hamilton ha ordinato che a WhatsApp siano forniti tutti gli elementi che hanno permesso a Pegasus di portare a termine gli attacchi da fine aprile 2018 a metà maggio 2020.

Un portavoce di WhatsApp ha riferito che la decisione del giudice rappresenta “un importante pietra miliare nel nostro obiettivo a lungo termine di proteggere gli utenti WhatsApp da attacchi illeciti”. E ancora: “Le aziende che producono spyware e altri autori di attacchi malevoli, devono comprendere che possono essere individuati e che non possono ignorare la legge”.

Nel 2021 il governo statunitense ha inserito NSGO Group un una blacklist impedendo l’uso di suoi software, e il Dipartimenti del commercio dichiarato che l’azienda israeliana “ha agito in maniera contraria agli interessi di sicurezza nazionale e di politica estera degli Stati Uniti”.

NSO Group ritiene di non dover essere giudicata perché non produce malware ma vende software ad organi ufficiali governativi di tutto il mondo.

Apple ha integrato protezione specifche contro Pegasus a partire da iOS 15 e invita tutti gli utenti ad aggiornare il proprio iPhone e a installare sempre il software più recente. Con iOS 16 è arrivata una speciale modalità di isolamento per proteggere utenti che potrebbero essere oggetto di attacchi mirati.

Per tutte le notizie che trattano di sicurezza informatica rimandiamo i lettori alla sezione dedicata di macitynet.

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