Accade, alle volte, di udire discorsi, di utilizzatori di computer, che andrebbero classificati sotto la voce “discussioni da bar”, piuttosto che “discorsi di tecnologia”. Nella fattispecie, spesso, ci si lamenterebbe del lungo tempo necessario alla realizzazione di upgrade che vadano ad intervenire “in profondità ” nei meandri del Sistema Operativo.
Non appena presentato OS X 10.0, già se ne chiedeva a gran voce una release 10.1. In autunno si cominciò a rumoreggiare di una 10.2 ed ogni evento ufficiale di Apple sembrava il posto giusto per presentarla, come, infatti, non si sottrae, la Conferenza degli Sviluppatori della settimana prossima.
In realtà , come spiega l’accademico Abraham Silberschatz, dalle pagine del suo libro: “Sistemi Oparativi”, il succedersi in tempi brevi, di aggiornamenti che alterino le componenti nodali del SO, porterebbe ad una situazione di scomodità intollerabile. Le modifiche interesserebbero anche i software che dovessero girarvi sopra, rendendo necessari altri upgrade o riscritture del codice; il tutto si ripercuoterebbe sull’utente finale che si vedrebbe privato dei programmi che usa, trovandosi costretto ad essere improduttivo.
In quest’ottica, di giusto equilibrio, lavorano gli ingegneri di Apple, avendo scelto di presentare i major upgrade una volta l’anno o, comunque, ad una certa distanza l’uno dall’altro. Infatti, alla notizia che l’aggiornamento Mac OS X 10.1.5 (Build 5S45) è stato inviato ad alcuni selezionati beta-testers, non sorprende affiancare che anche questo si occuperà di allargare il supporto a talune periferiche e di correggere minimi bug.
Le svolte epocali sono rimandate alla 10.2.