Sembra tamponata l’emorragia continua di posti di lavoro che ha colpito la Silicon Valley dall’inzio del 2001.
Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli del mese di giugno, i licenziamenti mensili si sarebbero fermati a soli 700, il numero più basso a dodici mesi a questa parte.
Secondo alcuni osservatori del settore, nonostante in questo momento non sia possibile ancora lanciare segnali di ottimismo, si tratta di un indicatore che potrebbe fare pensare che il peggio è passato.
Dal gennaio del 2001 le statistiche dicono che i posti di lavoro cancellati nell’industria informatica sono stati 437.000. Una falcidie che in alcune zone ha aumentato la disoccupazione a livelli impensabili per gli USA. Ad esempio nell’area di Santa Clara dove si trovano alcune delle principali aziende del comparto tecnologico (come Intel, ad esempio), la percentuale dei disoccupati è passata dall’1,3% del dicembre del 2000 al 7,6% nell’agosto del 2002.
Al momento il numero dei dipendenti di aziende definite hi-tech sono 5,3 milioni, un numero ingente rispetto ai 4 milioni che esse contavano prima del grande boom della seconda metà degli anni 90.
Ma se è vero che, come dicono le stesse industrie, il peggio potrebbe essere passato, è difficile pensare che si torni alle assunzioni entro breve. La maggior parte delle aziende tenderà a contenere i costi limitando gli investimenti ma soprattutto le assunzioni