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Google Chrome, gli sviluppatori di estensioni continuano a lamentare limitazioni agli ad-blocker

La revisione da parte di Google dell’architettura per le estensioni di Chrome continua a rappresentare un problema per gli sviluppatori di ad-blocker, filtri sui contenuti e altri strumenti dedicati alla privacy.

Google afferma di voler migliorare sicurezza, privacy e performance della piattaforma per le estensioni di Chrome, ma l’approccio – che si concentra solo su codice e permessi, senza tenere conto di procedure di revisione delle estensioni da parte di esseri umani – dà l’impressione di un “work in progress” (un cantiere aperto) che scoraggia gli sviluppatori.

Lo riferisce The Register citando Alexei Miagkov, senior staff technology di Electronic Frontier Foundation, che supervisiona l’estensione Privacy Badger dell’organizzazione non profit di avvocati e legali che si occupa della tutela dei diritti digitali. “Creare estensioni con MV3 (ultima versione del formato delle estensioni) è molto più difficile che realizzare un’estensione Manifest V3. È un dato di fatto. Hanno reso le cose difficili da creare e più confusionarie”.

Miagkov riferisce che nello sviluppo del Privacy Badger i problemi riscontrati derivano dalla lentezza con la quale Google affronta lacune della piattaforma MV3. Il formato “MV3 è qui ma il web extensions team di Google sembra non avere fretta di sistemare elementi logori, mettere a posto i tasselli mancanti e quello che non funziona”.

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Nella documentazione per gli sviluppatori Google afferma che “al momento non ci sono problemi aperti considerati un divario critico della piattaforma” e che varie problematiche sono – teoricamente – risolvibili da funzionalità offerte da nuove API.

Dal punto di vista tecnico, Google ha reso più complicato l’uso di ad-blocker sostituendo il ricorso alle API Web Request con altre chiamate che consentono un raggio di azione più limitato gli ad-blocker; tutto questo – in teoria. per ridurre rischi per la sicurezza del browser, limitando le azioni legittime che le estensioni possono compiere a protezione della privacy degli utenti. L’impressione di molti è che in realtà quella di Big G è una guerra contro ad-blocker e affini: del resto le applicazioni in questione vanno a bloccare uno dei business principali dell’azienda messo in pericolo anche dalle ricerche con AI sulle piattaforma di avversari vecchi e nuovi.

In precedenza è stato in alcuni casi dimostrato il rallentamento nella navigazione agli utenti che fanno uso di questi strumenti.

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