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In Florida la battaglia tra conigli-robot e pitoni alieni

Conigli robot contro pitoni alieni. Non è il titolo di un B-Movie a sfondo fantascientifico degli anni ’70 ma quel che accade alle Everglades, in Florida, dove sono stati “liberati” decine di conigli meccanici con l’obiettivo di aiutare a tenere sotto controllo la diffusione del pitone birmano (Python bivittatus), una specie aliena ed invasiva, in grado di devastare gravemente delicati equilibri ecologici.

Come sono arrivati questi pitoni in Florida?

Questa specie di serpente è stata introdotta in Florida tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, spesso a seguito di rilasci intenzionali o accidentali da parte di appassionati di animali esotici o a causa di uragani come Andrew del 1992. Originario del Sud-est asiatico, il pitone birmano ha trovato nelle Everglades un habitat ideale e, privo di predatori naturali, si è trasformato in un super-predatore capace di mettere in ginocchio la fauna locale.

Le Everglades sono diventate l’ambiente perfetto per la sua diffusione. Secondo i dati dello United States Geological Survey (USGS), hanno eliminato oltre il 99% dei procioni, quasi il 90% delle linci rosse e circa il 99% degli opossum. Alcune specie autoctone di coniglio, come quelli dalla coda di cotone e i conigli di palude, sono praticamente scomparse. Ma  questi serpenti sono talmente grandi e voraci da predare persino alligatori e cervi.

La popolazione di pitoni birmani in Florida è stimata tra le decine di migliaia e i 300.000 esemplari. Dal 2000 ne sono stati rimossi oltre 23.000, ma la crescita resta inarrestabile: una femmina può deporre da 50 a 100 uova alla volta, con tempi di incubazione di 60-90 giorni. Non stupisce quindi che le autorità abbiano moltiplicato le strategie, compreso il ricorso a cacciatori professionisti, telecamere a infrarossi, cani addestrati e persino membri della tribù Irula dall’India, esperti nella cattura di serpenti.

Conigli robot come esche

Un ulteriore tentativo sono proprio i Robo-Rabbit, robot che come accennato, sembrano veri e propri conigli.  L’idea nasce da studi condotti già nel 2012, quando furono usati conigli vivi in cattività per attirare i pitoni. L’esperimento dimostrò che i serpenti erano attratti in media una volta a settimana, ma gestire animali veri su larga scala era logisticamente complesso e costoso. I ricercatori Robert McCleery e Chris Dutton dell’Università della Florida hanno quindi ideato i conigli robot, che non richiedono cure e possono essere distribuiti in ampie aree remote.

II robot sono macchine di una certa complessità. Nascono sulla base di un giocattolo, ma  con circa 30 componenti elettroniche all’interno, pannelli solari per alimentazione, attivazione e controllo da remoto.

I motori riproducono movimenti realistici e sono anche dotati di riscaldatori che emettono una firma termica simile a quella di un coniglio vivo. Resi impermeabili possono resistere a pioggia e umidità, sono inoltre dotati di videocamere con sensori di movimento e intelligenza artificiale in grado di riconoscere la presenza di un pitone.

Per il futuro è prevista una Versione 2.0, che includerà anche l’odore del coniglio reale come ulteriore attrattiva.

Quando un serpente si avvicina e tenta l’attacco, i sensori registrano l’interazione e inviano un allarme in tempo reale ai ricercatori, che possono raggiungere il punto esatto e catturare l’animale. L’obiettivo non è eliminare direttamente i pitoni, ma renderli tracciabili in un ambiente dove sono quasi invisibili.

In Florida conigli-robot per tenere sotto controllo i pitoni birmani - macitynet.it
Foto del South Florida Water Management District

Perché è importante

I pitoni birmani sono oggi uno dei problemi ambientali più drammatici delle Everglades. Il loro impatto ha ridotto drasticamente la biodiversità e trasformato interi ecosistemi. Come ha dichiarato il biologo Mike Kirkland, “rimuoverli è relativamente semplice, è trovarli che è difficile”.

Per questo i conigli robot potrebbero essere un “game changer”: un modo innovativo per stanare i serpenti e restituire respiro a un ambiente unico al mondo. Un progetto ancora sperimentale, ma che potrebbe segnare un passo decisivo nella lotta contro una delle specie invasive più difficili da controllare.

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