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Recensione Shokz OpenDots, auricolari open-ear che non sentite ma che si fanno sentire

Comprare un paio di auricolari oggi è facile e complicato allo stesso tempo. Facile perché l’offerta è infinita, complicato perché moltissimi modelli si somigliano. Shokz, invece, è un nome che fa eccezione e chi ci segue (qui la nostra prima recensione di prodotti di questa famiglia) lo sa bene: la sua reputazione è stata costruita sulla conduzione ossea, un sistema di riproduzione musicale che lascia il cavo auricolare completamente libero per una vigilanza totale sull’ambiente circostante.

I suoi nuovi auricolari OpenDots (199,99 EURO), si orientano allo stesso bisogno di ciclisti, runner e tutti coloro che odiano qualche cosa nelle orecchie, ma percorrono una strada tecnicamente diversa, quella degli open-ear promettendo stabilità in movimento e qualità nella musica.

Shokz OpenDots: per chi sono e per chi non sono

Perché c’è bisogno di auricolari che lasciano liberi i cavi auricolari, lo sanno bene prima di tutto gli sportivi: ciclisti e runner in particolare che vogliono sicurezza. Percorrere le strade senza percepire l’ambiente (e le auto in particolare) è un rischio. In questi contesti, la possibilità di ascoltare musica e podcast continuando a sentire clacson, voci e segnali ambientali è fondamentale.

Un altro pubblico naturale è quello di chi non sopporta gli in-ear: c’è chi lamenta fastidio dopo pochi minuti, chi non tollera la sensazione di orecchio chiuso, chi ha problemi di sudorazione o semplicemente non vuole nulla dentro al condotto uditivo.

Auricolari di questo tipo non sono però per tutti. In particolare non sono adatti a chi desidera il silenzio. In treno, in aereo o in ambienti molto rumorosi la loro natura si rivela un limite: i suoni esterni entrano e l’ascolto diventa meno definito. Anche chi cerca un’esperienza audio migliore possibile non troverà qui la risposta ideale.

Shokz OpenDots: come sono fatti

Gli Shokz OpenDots si presentano come accessori molto poco intrusivi dal punto di vista delle dimensioni e del peso, solo 6,5 grammi. Appaiono come una sorta di piccola sfera ospita il driver mentre la batteria è in cilindro collegato con clip in lega di nichel-titanio molto sottile, chiamata JointArc da Shokz, rivestita in silicone. La scelta del design elimina gli archetti posteriori tipici della conduzione ossea, risolvendo così molti problemi di convivenza con occhiali e caschetti.

La custodia di ricarica è altrettanto compatta e pesa meno di 40 grammi. Supporta sia la ricarica via USB-C che la ricarica wireless Qi, una caratteristica non troppo comune in questa categoria. La certificazione IP54 garantisce resistenza a sudore e polvere: sufficiente per un uso sportivo, anche se non indicata per nuoto o immersioni.

Shokz OpenDots, auricolari open-ear che non sentite ma che si fanno sentire - macitynet.it

A livello tecnico, gli OpenDots sfruttano il Bluetooth 5.4 con connessione multipoint. I comandi si gestiscono con tap sulle superfici sensibili. C’è anche una applicazione (non indispensabile) per gestire la qualità dell’audio mediante un sistema di equalizzazione che permette di scegliere tra preset come Standard, Bass e Vocal, oltre a un’opzione Dolby che amplia ulteriormente la scena.

Gli auricolari di Shokz hanno la rilevazione da indossamento (wear detection) e una funzione insolita: non esiste auricolare destro o sinistro predefinito. Gli OpenDots One sono infatti intercambiabili: si possono agganciare su qualunque orecchio in qualsiasi verso, e saranno loro a riconoscere automaticamente se stanno fungendo da canale destro o sinistro, regolando di conseguenza il canale stereo. Questa caratteristica elimina confusioni e rende più semplice l’utilizzo al volo.

Ottima anche la scelta di non rendere obbligatoria la posizione in custodia dove pure non c’è un alloggiamento fisso per destra e sinistra: si posizionano a piacere.

Ergonomia e comodità

Il comfort è probabilmente il punto dove Shokz ha lavorato meglio. Gli OpenDots si indossano con facilità e dopo pochi minuti spariscono dalla percezione. La clip distribuisce la pressione senza generare fastidi e non ci sono parti dure a contatto con la pelle. La stabilità in uno sport come il ciclismo svolto anche su strade sconnesse è stata eccellente, eliminando il fastidio di doverli riposizionare continuamente.

Shokz OpenDots, auricolari open-ear che non sentite ma che si fanno sentire - macitynet.it

Per chi porta occhiali o cappellini la differenza con i modelli a conduzione ossea è notevole. In palestra si apprezza l’assenza dell’archetto posteriore: nessun urto con panche o attrezzi e totale libertà di movimento.

C’è però da fare attenzione al casco da bici: le cinghiette possono toccare la clip e spostarla, quindi conviene regolare bene gli strap per evitare interferenze. In compenso il fruscio del vento è meno fastidioso, rendendo più chiara la musica anche alle alte velocità.

Nel complesso, gli OpenDots si confermano una soluzione pratica e comoda per chi pedala, con l’avvertenza di dedicare qualche minuto a trovare la sistemazione migliore con casco e accessori.

Aspetto criticabile in fatto di usabilità sono i controlli, solo touch senza tasti fisici. Da ciclisti (ma il discorso vale per tutti coloro che sono in difficoltà nel controllare audio e tracce sia per il movimento che per il sudore) avremmo preferito dei bottoni.

Per altro il sistema di gesture degli OpenDots è molto scarno. Il doppio tap serve sempre e solo per play/pausa, non si può cambiare. C’è poi un pizzico lungo con due dita, l’unico personalizzabile: si può decidere (tramite app) se usarlo per saltare una traccia, regolare il volume o richiamare l’assistente vocale. Il problema è che bisogna scegliere: una sola funzione ha la priorità, e inevitabilmente si rinuncia alle altre.

Shokz OpenDots, auricolari open-ear che non sentite ma che si fanno sentire - macitynet.it

Anche il fatto che il tap singolo non faccia nulla lascia un po’ perplessi: ci si deve ricordare che o si tocca due volte, o non succede niente. Una volta presa la mano, comunque, i comandi rispondono bene.

Come suonano

La prima impressione è di leggerezza e naturalezza: non c’è la sensazione di isolamento tipica degli in-ear, il che rende possibile allungare le sessioni di ascolto senza affaticamento. Dal punto di vista sonoro, gli OpenDots sono molto buoni per essere degli auricolari open-ear. Il suono è potente e ben direzionato, grazie alla tecnologia DirectPitch.

In ambienti chiusi e quando non c’è disturbo, la qualità della musica è anche questa molto buona.  Bassphere e i driver da 11,8 mm, con i generi più ritmati come pop ed elettronica, permettono ai bassi di risultare sorprendentemente corposi per un open-ear, con kick e linee di basso ben distinguibili. Non hanno l’impatto profondo degli auricolari chiusi, ma restituiscono comunque energia.

Su rock e indie la resa convince per equilibrio: chitarre e batteria non si impastano, le voci rimangono al centro della scena. Nei generi acustici e jazz emerge la vocazione più naturale: l’apertura dona aria alle registrazioni e rende gli strumenti più vivi, come se arrivassero da uno spazio più ampio rispetto all’orecchio chiuso.

Le voci sono ben centrate, gli alti ariosi e puliti. La scena sonora risulta ampia, più spaziosa rispetto a un in-ear chiuso, anche se meno avvolgente.

Ovviamente la natura open-ear comporta che i rumori ambientali entrino: traffico e vento possono coprire parte dei dettagli, soprattutto nei podcast e nei brani più delicati. Se in casa o in tutti gli ambienti tranquilli la musica si può ascoltare a volume medio, all’aperto, con forte vento o rumore di fondo, serve alzare il volume, che fortunatamente è discretamente potente.

Shokz OpenDots, auricolari open-ear che non sentite ma che si fanno sentire - macitynet.it

In sostanza se ci concentriamo sulla qualità dell’ascolto, gli OpenDots non sostituiranno mai un impianto hi-fi o un in-ear con cancellazione del rumore, ma offrono una qualità più che adeguata, unita al comfort di potersi muovere ascoltare musica senza nulla nelle orecchie.

Dispersione della musica

Uno dei dubbi più frequenti sugli auricolari open-ear riguarda la dispersione sonora, ovvero la possibilità che chi ci sta accanto senta quello che stiamo ascoltando. In effetti, il design aperto tende a proiettare parte del suono verso l’esterno. Nel caso degli OpenDots, però, Shokz ha lavorato con la tecnologia DirectPitch per concentrare l’audio verso l’orecchio e ridurre la fuoriuscita.

Nei test pratici, anche con volume medio-alto, chi stava a fianco ha riferito di percepire poco o nulla, se non un leggero accenno quando il silenzio avvolge la stanza e il volume è abbastanza alto. Questo rende gli OpenDots adatti non solo per l’uso outdoor, ma anche in ufficio o in ambienti condivisi, dove non si rischia di disturbare chi è vicino.

È presente inoltre una modalità “Private” pensata proprio per limitare ulteriormente il leak sonoro, anche se l’effetto non è particolarmente marcato rispetto al profilo standard.

Telefonate

Le chiamate sono gestite da quattro microfoni con riduzione del rumore. In interni e ambienti normali il colloquio resta chiaro e naturale, mentre in strada affollata o con vento forte un po’ di rumore passa. L’aspetto positivo è che chi ci ascolta ci percepisce normalmente, senza effetto ovattato.

Se vi state chiedendo che accade in fatto di dispersione audio verso l’esterno, il che sarebbe un problema sia per il disturbo dei vicini che per la nostra privacy, la risposta è confortante.

Abbiamo provato a mettere una persona accanto a noi mentre chiamavamo un nostro amico e ci ha detto di non essere in grado di capire che cosa dicesse l’interlocutore: segno che il leak sonoro è ben contenuto. La tecnologia DirectPitch integrata da Shokz contribuisce quindi, oltre che a migliorare la musica, anche a ridurre la fuoriuscita del suono nell’ambiente.

Autonomia

La batteria nelle specifiche è uno dei punti di forza: circa 10 ore di uso continuo con una sola carica, che diventano 40 ore complessive con la custodia. Nell’uso comune gli OpenDots One possono sulla carta coprire diversi giorni di utilizzo moderato senza cercare una presa.

Autonomia e ricarica da custodia collocano gli OpenDots One ai vertici nel panorama open-ear. I Sony LinkBuds (open-ear di tipo diverso) offrono tra 5-8 ore per carica e 22-30 ore totali, i Bose Ultra Open, i rivali più diretti, 7,5+27h; altri clip economici si fermano spesso a 6+24h.

Nella nostra prova abbiamo raggiunto una soglia di poco inferiore ma non c’è nulla di strano visto che abbiamo usato gli auricolari per alcuni allenamenti in bicicletta a volume elevato per ridurre il fastidio del vento.

Conclusioni

Gli Shokz OpenDots rappresentano un passo importante nella filosofia open-ear. Non si tratta di un prodotto per tutti, ma di una soluzione pensata per chi vuole orecchie libere, comfort e sicurezza in movimento.

Hanno i limiti intrinseci degli auricolari aperti: necessità di usare un volume più alto per l’ascolto e scarso isolamento dall’ambiente circostante ma in questo contesto centrano pienamente l’obiettivo: sono stabili, leggeri, hanno una buona resa sonora e una batteria superiore alla media.

Un problema specifico sono i comandi interamente touch non ideali per un paio di auricolari immaginati come prodotto per sport e in ambienti molto rumorosi le chiamate perdono un po’ di chiarezza. Anche in contesti dove serve isolamento queste cuffie non sono la scelta adatta.

Ma il bilancio complessivo è positivo. Per runner, ciclisti, pendolari e chi non tollera gli in-ear, gli OpenDots sono un compagno quotidiano affidabile. Con un prezzo attorno ai 200 euro, si posizionano in fascia premium ma giustificano la spesa con design, autonomia e qualità complessiva.

Pregi

  • Elevato Comfort e leggerezza
  • Compatibilità con occhiali e caschetti
  • Autonomia eccellente
  • Qualità sonora equilibrata

Difetti

  • Comandi limitati
  • Scarso isolamento
  • Telefonate non sempre perfette
  • Prezzo elevato

Prezzo e disponibilità

I Shokz OpenDots sono in vendita sul sito di Shokz. Si trovano anche su Amazon in due coori: nero e grigio. Il prezzoè di 199,99 euro

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