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I migliori libri sul Medioevo

Il Medioevo è un periodo storico lunghissimo, più di mille anni, nel quale è successo un po’ di tutto. Eppure lo immaginiamo spesso come un’epoca “buia”, spaventosa, arretrata, figlia del grande vuoto lasciato dall’Impero romano.

Sfatiamo questo mito e diamoci dentro con questa lista dei migliori libri di Macity che non può essere altro che una semplice introduzione a uno dei periodi storici più interessanti, ricchi, vivaci e articolati della storia europea, sperando di solleticare la vostra curiosità e spingervi a cercare di più. Buona lettura.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida


Dieci secoli di Medioevo

La strada per scoprire un nuovo mondo, quello del Medioevo, parte dalla ricognizione ad alto livello. Da questo libro di Renato Bordone emerge un millennio medievale depurato degli “stereotipi colti” che caratterizzano le conoscenze su questa fase storica.

Gli approfondimenti innovativi sono collocati all’interno di una trama espositiva che, per chiarezza, rispetta l’andamento cronologico e seleziona con cura le conoscenze che è bene facciano parte della nostra cultura, dedicando spazio maggiore ai temi che per molto tempo si sono prestati a equivoci e a interpretazioni semplicistiche.

La centralità europea e continentale della trattazione non esclude uno sguardo aperto alle civiltà che, dall’Asia all’Africa settentrionale, dagli Urali alle isole britanniche, entrarono in contatto con la dominazione dei Franchi, la condizionarono e con essa interferirono.

Con un’ulteriore centralità delle strutture del potere, questo Medioevo è dunque un repertorio di risposte che consente sia di acquisire saperi consolidati, sia di costituire una ideale premessa per gli studi che stanno applicando una nuova strumentazione a una lunga fase storica che occupa nella cultura diffusa un posto rilevante ma anche ricco di ambiguità.

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La civiltà dell’Occidente medievale

Forse il più famoso tra gli studiosi che si sono dedicati alla ricerca storica sul Medioevo: Jacques Le Goff.

La forza creatrice dei secoli tra il X e il XIII è all’origine di molte delle innovazioni tipiche del mondo in cui viviamo: dalla nascita della città all’affermarsi di un nuovo modo di trasmettere il sapere e di studiare, legato alle università; al tempo stesso, nuove tecniche vengono allora messe in opera e “si fanno strada nuovi atteggiamenti nei confronti del tempo, del denaro, del lavoro, della famiglia”.

Caratteristica dell’attività storiografica di Le Goff è proprio la capacità di tendere a una visione del passato che ce lo ripresenti al di là degli schemi che irrigidiscono e isolano solo taluni fenomeni. Lo studioso francese pensa che tale impostazione sia particolarmente necessaria per un’epoca e una società che forse più di ogni altra hanno sentito l’esigenza di una vita totalitaria.

In questo modo ci troviamo davanti a una grande lezione di storia, che ci mostra nelle loro profonde interdipendenze i vari atteggiamenti degli uomini.

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Gli intellettuali nel Medioevo

Proseguiamo riconoscendo a Jacques Le Goff lo spazio che merita nella ricerca “fine” sull’età di mezzo.

Cosa voleva dire essere un «intellettuale» nei cosiddetti «secoli bui»? In questo volume, l’autore traccia una sintesi rapida, chiara, ricca di notizie e di calzanti interpretazioni sull’argomento. Le Goff ripercorre l’evoluzione degli intellettuali, il loro rapporto con la Chiesa e con la realtà urbana, il faticoso emergere di una cultura laica, il mondo degli scriptoria monastici e delle università, dei poeti e dei giuristi, e traccia alcuni ritratti di figure esemplari quali Abelardo, Bernardo da Chiaravalle, Pietro il Venerabile, Sigieri da Brabante.

Questo libro permette di gettare uno sguardo a tutto tondo su cosa significasse vivere nell’età di mezzo.

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Il Medioevo. Alle origini dell’identità europea

Concludiamo questo “trittico” ideale che ruota attorno allo storico francese Jacques Le Goff con la ricerca dell’identità europea così come si è formata nel Medioevo.

Questa è forse l’opera più chiara in cui un maestro della storiografia contemporanea sintetizza con grande chiarezza ed efficacia tutti gli aspetti della storia medievale, con particolare attenzione a quegli elementi che da allora hanno costituito l’identità europea.

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Guerre ed eserciti nel Medioevo

La cosa forse più nota del Medioevo, oltre ai suoi bestiari (vedi dopo) sono le guerre, e quindi gli eserciti e soprattutto i cavalieri.

Le guerre medievali sono spesso rappresentate come scontri fra cavalieri, di norma risolti tramite eroiche singolar tenzoni. In realtà, come ai giorni nostri, anche a quell’epoca, mettere in campo e approvvigionare un esercito era un’operazione complessa, che coinvolgeva truppe a cavallo e appiedate, tiratori e artiglierie, genieri e salmerie.

Le battaglie e gli assedi, preparati con grande cura, potevano vedere in campo decine di migliaia di uomini. Eccezionali saperi, tramandati nel tempo e rodati in lunghi tornei, facevano di un aristocratico un vero cavaliere; le tecnologie incessantemente affinate mettevano a disposizione dei comandanti armi ed equipaggiamenti sempre più avanzati; mercenari e professionisti della guerra integravano sul terreno le milizie civiche e quelle contadine, in un multiforme quanto affascinante panorama.

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Bestiari del Medioevo

La parte forse più affascinante della storia del Medioevo, il suo aspetto quasi onirico. “A differenza di quanto generalmente si creda – è scritto nell’introduzione del libro –, gli uomini del Medioevo sapevano osservare assai bene la fauna e la flora, ma non pensavano affatto che ciò avesse un rapporto con il sapere, né che potesse condurre alla verità. Quest’ultima non rientra nel campo della fisica, ma della metafisica: il reale è una cosa, il vero un’altra, diversa”.

“Allo stesso modo, artisti e illustratori sarebbero stati perfettamente in grado di raffigurare gli animali in maniera realistica, eppure iniziarono a farlo solo al termine del Medioevo. Dal loro punto di vista, infatti, le rappresentazioni convenzionali – quelle che si vedono nei bestiari miniati – erano più importanti e veritiere di quelle naturalistiche”.

“Per la cultura medievale, preciso non significa vero. Del resto, cos’è una rappresentazione realistica se non una forma di rappresentazione convenzionale come tante altre? Non è radicalmente diversa né costituisce un progresso. Se non si cogliesse questo aspetto, non si capirebbe niente né dell’arte medievale né della storia delle immagini. Nell’immagine tutto è convenzione, compreso il ‘realismo’”.

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Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali

Alessandro Barbero, il famoso storico e divulgatore, è specializzato sul Medioevo e ha scritto moltissimi libri sull’argomento. Questo in particolare è affascinante.

Fra’ Salimbene da Parma, il francescano che ha conosciuto papi e imperatori, vescovi e predicatori, e su ognuno ha da raccontare aneddoti, maldicenze e pettegolezzi; Dino Compagni, il mercante di Firenze che ha vissuto in prima persona i sussulti politici d’un comune lacerato dai conflitti al tempo di Dante; Jean de Joinville, il nobile cavaliere che ha accompagnato Luigi il Santo alla crociata, testimone imperturbabile di sacrifici, eroismi e vigliaccherie; Caterina da Siena, che parlava con Dio e le cui lettere infuocate facevano tremare papi e cardinali; Christine de Pizan (si chiamava in realtà Cristina da Pizzano), la prima donna che ha concepito se stessa come scrittrice di professione, si è guadagnata da vivere ed è diventata famosa scrivendo libri; Giovanna d’Arco, che comandò un esercito vestita da uomo e pagò con la vita quella sfida alle regole del suo tempo.

È possibile incontrare uomini e donne del Medioevo, sentirli parlare a lungo e imparare a conoscerli? È possibile se hanno lasciato testimonianze scritte, in cui hanno messo molto di se stessi. È il caso di cinque su sei dei nostri personaggi; della sesta, Giovanna d’Arco, che era analfabeta o quasi, possediamo lo stesso le parole, grazie al processo di cui fu vittima e protagonista.

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I paesaggi dell’Italia medievale

Com’era l’Italia ai tempi di Dante e di Boccaccio? Castelli e chiese, città e villaggi, boschi e campi, foreste dei re e beni comuni: il filo rosso che consente di orientarsi nei mille volti del Medioevo è costituito dalla capacità dell’uomo di popolare lo spazio e di costruire paesaggi pensati su misura per le collettività, rurali e cittadine, che abitano nei territori locali.

I molteplici paesaggi dell’Italia medievale nei differenti contesti regionali, dal Nord al Sud della Penisola, sono oggetto di una continua trasformazione.

Dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente, quando l’eredità di Roma e dell’Antichità risulta ancora ben visibile, passando per l’età dei comuni urbani, che modellano non solo la città, ma anche le campagne, imprimendovi l’immagine del governo collettivo, fino agli ultimi complessi secoli del Medioevo, segnati dal calo demografico dovuto alla peste nera (1348), in cui si affermano nuove gerarchie insediative e nuove colture: lungo un percorso millenario di cambiamento si disegna un volto inedito per le città e le campagne della Penisola.

Nei paesaggi che il Medioevo consegna ai secoli successivi già si possono leggere molti degli elementi che ancora oggi caratterizzano il mondo in cui viviamo.

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Donne delinquenti. Storie di streghe, eretiche, ribelli, rivoltose, tarantolate

Chiudiamo questa parte della lista dei migliori libri sul Medioevo aprendo una pagina potenzialmente senza fine che tocca la condizione femminile dell’epoca.

Streghe, eretiche, delinquenti: dove sono andate a finire le antiche femmine ribelli delle Alpi e delle foreste d’Europa? Bruciate sui roghi, naturalmente; fatte a pezzi sui patiboli, in mezzo alla gente di città curiosa ed eccitata; ridicolizzate dagli intellettuali; e dimenticate, soprattutto.

La foresta, liberata dal suo incantesimo, poté essere sfruttata secondo la tecnologia moderna: la solcarono le strade, e i rettifili disboscati penetrarono fin nel più fitto degli alberi. La distruzione dell’ambiente ebbe inizio, e il “popolo dei boschi” perse l’unica risorsa di cui disponeva: il rifugio in cui ritirarsi dall’influenza dei “civili”. E perse Dio. O, meglio, la Dea.

Attraverso l’esame di miti e leggende, di racconti e modi di dire, dell’iconografia sacra e profana, questo libro ricostruisce la storia delle matriarche, delle streghe e delle donne “contro”, – eretiche, bandite, ribelli, – verificando quali tracce hanno lasciato nella memoria. Perché il loro ricordo è ancora vivo nella cultura popolare, e ha creato le basi dell’immaginario collettivo che, represso dal potere, ritorna nel desiderio.

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Il nome della rosa

Non sarebbe una lista dei migliori libri di Macity se non ci fossero dei fuori sacco. Questo è il primo e, parlando di Medioevo, chi meglio di Umberto Eco e del suo primo, clamoroso romanzo?

La storia la conosciamo tutti. Un’abbazia medievale isolata. Una comunità di monaci sconvolta da una serie di delitti. Un frate francescano che indaga i misteri di una biblioteca inaccessibile.

In una edizione con i disegni e gli appunti preparatori dell’autore, il romanzo che ha rivelato il genio narrativo di Eco: tradotto in 60 paesi con oltre 50 milioni di copie vendute, questo romanzo ha vinto il premio Strega nel 1981 e ha ispirato un film e una serie tv di successo mondiale.

I disegni e le annotazioni manoscritte di Eco testimoniano il minuzioso lavoro preparatorio prima della stesura del romanzo. A conferma di quanto affermato da Eco nelle ‘Postille’ (1983): “Per raccontare bisogna anzitutto costruirsi un mondo il più possibile ammobiliato sino agli ultimi particolari”.

E che cosa ci racconta o, meglio, ci anticipa di questo mondo il materiale visivo qui riprodotto? Innanzi tutto l’identità, la fisionomia dei principali protagonisti, con il tipico tratto veloce, arguto dell’autore, che ne giustificherà l’invenzione “per sapere quali parole mettere loro in bocca”. Poi profili e piante di abbazie, castelli, labirinti, in una piena immersione nella cultura anche materiale del Medioevo.

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I pilastri della terra

Secondo fuori sacco della lista dei migliori libri di Macity, non poteva che essere Ken Follett, lo scrittore britannico di thriller best seller, popolarissimo (ebbe anche una polemica piuttosto vivace con Umberto Eco) che ha saputo raccontare molte storie diverse, tra cui quelle legate alla costruzione di una gigantesca cattedrale gotica nella città inventata di Kingsbridge.

Primo capitolo di un vero e proprio ciclo, questo romanzo è un mistery, una storia d’amore, una grande rievocazione storica: nella sua opera più ambiziosa e acclamata, Follett tocca una dimensione epica, trasportandoci nell’Inghilterra medievale al tempo della costruzione di una cattedrale gotica.

Intreccio, azione e passioni si sviluppano così sullo sfondo di un’era ricca di intrighi e cospirazioni, pericoli e minacce, guerre civili, carestie, conflitti religiosi e lotte per la successione al trono. Con la stessa, infallibile suspense che caratterizza tutti i suoi thriller, Follett ricrea un’epoca scomparsa e affascinante.

Foreste, castelli e monasteri sono l’avvolgente paesaggio, mosso dai ritmi della vita quotidiana e dalla pressione di eventi storici e naturali entro il quale per circa quarant’anni si confrontano e si scontrano le segrete aspirazioni e i sentimenti dei protagonisti (monaci, mercanti, artigiani, nobili, fanciulle misteriose), vittime o pedine di avvenimenti che ne segnano i destini e rimettono continuamente in discussione la costruzione della cattedrale.

Una grande storia di ambizione e tradimento, coraggio e dedizione, amore e vendetta, in cui si ritrova tutta l’impeccabile arte di narrare di uno dei più amati scrittori contemporanei.

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