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Servizi cloud di Microsoft Azure utilizzati per registrare telefonate in Cisgiordania e Gaza

Microsoft ha disabilitato l’accesso ad alcuni servizi e contratti con l’esercito israeliano, decisione che l’azienda afferma di aver messo in atto dopo avere individuato prove secondo le quali il Ministero della Difesa avrebbe sfruttato i servizi cloud di Redmond per sorvegliare in massa cittadini di Gaza e Cisgiordania.

Lo riferisce il Wall Street Journal spiegando che il contratto è stato interrotto perché in violazione con i termini di servizio di Microsoft. Azure era sfruttato per registrare e salvare le conversazioni telefoniche di milioni di cittadini palestinesi in Cisgiordania e Gaza.

Indagini aziendali sono ancora in corso. “Come dipendenti, condividiamo il comune interesse nella protezione della privacy, tenendo conto del valore che crea assicurando che i nostri clienti possano fare affidamento ai nostri servizi con la massima fiducia”, ha scritto Brad Smith, presidente di Microsoft, in un post sul blog dell’azienda.

The Guardian riferisce che l’Unità 8200 (l’agenzia di spionaggio in seno alle forze armate di Tel Aviv), avrebbe messo in atto strategie di sorveglianza di massa per acquisire e archiviare milioni di telefonate effettuate da Palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Microsoft ha chiuso in modo iniquo account di utenti palestinesi
Foto di Mohammed Ibrahim Unsplash

Microsoft afferma che il CEO Satya Nadella non era a conoscenza della tipologia di dati memorizzati dalla Unità 8220 su Azure. A maggio di quest’anno però è stato scoperto che l’azienda blocca i dipendenti che cercano di mandare mail usando nel testo termini quali “Palestina” o “Gaza “. Ad aprile sono partite proteste da parte di alcuni dipendenti Microsoft contro contratti aziendali con il governo di Israele. Nell’ambito della conferenza Build Joe Lopez, ingegnere nel team hardware Azure, aveva interrotto il keynote del CEO Satya Nadella gridando “Palestina libera!”, prima di essere allontanato dalla sicurezza. Dopo l’episodio una mail di Lopez era arrivata a migliaia di dipendenti, per spiegare le motivazioni della sua azione, denunciando la presunta complicità di Microsoft con il governo israeliano nel conflitto a Gaza

Lo scorso anno utenti Palestinesi che vivono all’estero avevano accusato Microsoft di avere chiuso loro account mail senza preavviso, tagliandoli fuori da svariati e cruciali servizi online, rendendo ad esempio impossibile accedere a conti bancari e offerte di lavoro, ma anche usare Skype (dal 2011 di proprietà Microsoft) per rimanere in contatto con familiari nella Striscia martoriata dal Conflitto.

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