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Napster, peggior spot del Superbowl

Il peggior spot del Superbowl? I telespettatori non hanno alcun dubbio: è quello di Napster. La classifica dei “commercial” andati in onda nel corso della finale del campionato americano di football raccolta da AD Meter e pubblicata da USA Today è impietosa e colloca lo spot del principale concorrente di iTunes Music Store ultimissimo in fondo alla classifica con un punteggio di 4,37 su 10.

In effetti lo spot che doveva rappresentare un attacco frontale ad Apple

napster superbowl

presentando la differenza dei costi sopportati tra chi decide di acquistare musica sul negozio di Cupertino e chi sceglie la formula in affitto di Napster, appare anche a prima vista piuttosto improvvisato. In uno dei due spot si vede una tribuna di stadio che dovrebbe essere quello del Superbowl con il popolare gatto con cuffie simbolo di Napster che agita un cartello su cui si invita la gente a fare bene i conti. Raffigurati, come si nota nell’immagine che pubblichiamo accanto, tratta dallo spot, si vedono in alto un iPod e il simbolo di Apple e sotto l’icona di Napster e di alcuni player della concorrenza. Il prezzo rappresentato è sfavorevole ad iPod. In chiusura si vedono degli spettatori piuttosto… in carne che portano sulla pancia prominente le lettere che formano la scritta Napster.

Un secondo spot presenta un cartoon con animazione in stile South Park con automobili e veicoli vari che attraversano lo schermo mentre il sopracitato gatto “che sa fare i conti” (definizione della stessa Napster) trasporta un cartello identico a quello del primo spot.

Ma se Napster è stato decisamente punito per l’approssimazione e la scarsa creatività  di uno sport che avrebbe dovuto fare da guida alla riscossa, anche Apple e Pepsi non stanno benissimo. La stessa classifica pubblicata da USA Today piazza i due spot che lanciavano la nota campagna delle concorso che regala canzoni di iTunes in posizioni non particolarmente lusinghiere. Quello con le bottiglie “canterine” si piazza 27° (su 55) mentre quello che ha protagonisti Gwen Stefani ed Eve è finito 45°. Un risultato decisamente negativo anche alla luce del fatto che Jobs, memore dell’insuccesso della precedente edizione della promozione, aveva pretesto che lo spot fosse realizzato da TBWAChiatDay, che cura tutte le campagne pubblicitarie di Apple (suo è stato “1984” e giudicato il miglior spot di tutti i tempi e la più recente campagna Think Different) e non da BBDO che segue Pepsi.

A margine vale la pena di notare che Pepsi pubblica curiosamente gli spot in due formati, Real e Win Media, escludendo completamente l’opzione di QuickTime. A porre rimedio ci pensa Apple che sul suo sito li presenta in tre dimensioni, oltre che in QT: Small da 1,8 MB, Medium da 3 MB e Large da 6,9 MB per “Bottle Songs” da 30″; Small da 2,8 MB, Medium da 4,6 MB e Large da 10,5 MB per “Bottle Songs” da 45″

Tornando agli spot del Superbowl e guadando verso l’alto della classifica si trova al primo posto Anheuser-Busch, proprietaria del marchio della birra Budweiser che da sempre realizza spot riuscitissimi. Il suo promo mostra un istruttore di paracadutismo che per convincere un allievo a lanciarsi getta una cassa di “Bud” dall’aereo. L’allievo esita un secondo, cosa che non fa il pilota del velivolo che si butta all’inseguimento della birra senza paracadute.

Ricordiamo che gli spazi pubblicitari del Superbowl sono i più ambiti di tutto il mercato televisivo americano (e dunque mondiale) e hanno costi esorbitanti. Quest’anno il prezzo medio di uno spot di una trentina di secondi è stato di 2,4 milioni di dollari.

Tutti gli spot sono sono visibili a questo indirizzo

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