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Safari, il cavallo di battaglia dell’iPad

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Forse l’iPad non è il laptop killer, ma i portatili tradizionali devono cominciare a guardarsi le spalle e thin client, i computer privi di tutto tranne che di un browser per andare su Internet, farebbero bene a guardarsi le spalle. Se questa è la situazione nel mondo dei computer portatili (capito, Chrome OS?)  il merito è dell’arma più pericolosa impugnata dal tablet Apple: Safari.

La misura sulle possibilità che iPad  possa realmente essere un sistema capace di insidiare la concorrenza è proprio nel browser, quel navigatore. che parecchi anni addietro, quando la casa guidata da Steve Jobs aveva dichiarato di lavorare al suo browser basato sul core open source di WebKit, iun molti avevano criticato. Lo scetticismo (“Che stupidaggine, non ce la farà mai contro Internet Explorer”) viene superato non solo da un sistema oggi molto diverso da allora, con più di un browser a concorrere seriamente nell’arena, ma anche dai risultati raggiunti da Safari su iPad.

La nostra prova sul campo, iniziata a New York mezz’ora dopo l’acquisto dell’apparecchio (il tempo di tornare in hotel e filmare l’unpaking), è stata fulminante e la prima considerazione è che Safari è veloce, molto veloce. Il rendering della pagine è istantaneo e i siti vengono resi alla perfezione. Già ci pare di sentire un eco: “sì ma che succede con i siti Flash. Non è un problema?”. La nostra risposta è che se in alcuni casi, rari, viene a mancare qualche funzione di navigazione, nella maggior parte delle occasioni la lacuna non si sente. Anzi spesso si prova sollievo ad essere privati di un codice (quello del plug-in di Adobe) per nulla amichevole con il Mac e capace di mettere un carico elevatissimo sulla CPU (alzate l’orecchio e fate caso quando partono le ventole del vostro portatile e vi accorgerete che questo accade quando avete aperto una pagina con Flash). Senza contare la pletora di siti stracolmi di orpelli e animazioni sparati a caso nelle pagine da programmatori un po’ troppo barocchi che invece che agevolare la navigazione, la rendono difficoltosa. Certo, la rete è piena di siti in Flash, ma di questo passo ci sarà una evoluzione darwiniana che spazzerà via il troppo anche perché oggi ci sono alternative più agili e scattanti.

Terminato il primo contatto siamo passati all’importazione dei bookmarks. Niente di più semplice, se si può fare una sincronizzazione con MobileMe. iPad in qualche maniera rende MobileMe protagonista e fa capire perché valga la pena spendere 79 euro per il servizio non solo di posta di Apple. La sincronizzazione tra Mac, PC, iPhone, iPod touch e iPad è fantastica. Se possedete più di due di questi apparecchi (un Mac, un iPod touch o un iPhone e, in prospettiva, un iPad) allora fa proprio per voi e vale la pena di regalarvelo. Non sincronizza “al posto di iTunes”, ma permette di sincronizzare, “accanto ad iTunes”, calendari, indirizzi, password e – quello che ci interessa qui – bookmarks.

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Recuperato un ambiente amichevole e con tutti i segnalibri dove devono essere, il vostro cronista ha cominciato a fare un paio di test. La barra con i segnalibri compare solo se si clicca per scrivere un nuovo indirizzo o per usare la ricerca in alto a destra, tipicamente ricerca usando Google. Per il resto, Safari è il massimo del minimalismo. L’interfaccia lascia evidenti (e non modificabili nella posizionme) solo i bottoni per andare avanti e indietro, il pulsante per andare in modalità “exposé” e spostarsi da pagina a pagina, l’accesso alla cronologia e il + per aggiungere una pagina ai segnalibri (o salvarla sullo schermo o inviarla via email senza uscire da Safari).

Safari inoltre lascia sempre visibile la mini-barra in alto, cosicché si sappia che ore sono, se c’è segnale Wi-Fi (e se c’è flusso di dati), l’orario e quanto resta della batteria. Come vedete dalle schermate, chi scrive ha eliminato la “percentuale restante” di batteria, preferendo la più sobria e meno ansiogena pila che si scarica.

Esistono vari siti ottimizzati per iPad: da quello della Casa Bianca a quello del New York Times. Probabilmente cresceranno ancora, nelle prossime settimane. Uno che è ben realizzato è Gmail. Nel caso sia necessario controllare la posta su iPad tramite Safari (magari perché non è il nostro iPad e non vogliamo configurare la posta), si noterà che le funzionalità dell’interfaccia – a parte la gestione degli allegati – sono praticamente identiche a quelle di Mail.

La stabilità di Safari è pressoché assoluta. Solo una volta è andato in blocco (ma si è trattato di una cosa momentanea, risolta chiudendo e riaprendo il browser) in quasi cinque giorni di lavoro in esclusiva sul browser. Per ironia della sorte, è stata una pagina con video incorporato dentro a congelare Safari, dove veniva mostrata una anteprima di un tablet della concorrenza di Hp.

I video vengono prevalentemente “passati” a YouTube ma anche visualizzati in pagina, soprattutto se si è fatto ricorso all’attivazione della modalità HTML5 di YouTube stesso: il coockie rimane e, anziché “passare” il video all’applicazione, lo risolve internamente. Probabilmente anche questo aveva contribuito a rendere meno stabile la pagina incriminata, rispetto alle altre centinaia visitate senza alcun problema.

Dal punto di vista esterno Safari per iPad presenta un suo codice di riconoscimento che diversi siti stanno imparando a sfruttare al meglio. La comodità data dalla pagina di nutrite dimensioni è nettamente superiore a quella di iPhone, anche se non altrettanto portatile. Se Mail per iPad è un visore e non riesce a sostituire un programma di posta elettronica completo, Safari riesce invece a sostituirsi perfettamente a un programma di browsing da PC o Mac, a condizione di non voler usare Flash oppure di non voler personalizzare con strani plug-in il browser. Insomma, se il vostro è uno stile minimal ed essenziale, senza fronzoli, Safari è perfetto. Se invece usate Firefox sepolto di estensioni, non ci siamo proprio.

In conclusione diventa un po’ imbarazzante buttarsi in uno di quegli sproloqui-soliloqui (nel senso che poi si resta da soli ad enunciarli) relativamente all’esperienza d’uso “intima”, “magica” e “fantascientifica” di iPad con Safari. Però Safari è davvero molto, molto veloce su iPad. E usare un apparecchio di questo tipo, dove tutto accade in punta di dita, è unico. Piacevole a casa, sul divano o a letto, piacevole in viaggio. Senza limiti tecnologici, con la dovuta eccezione di Flash. Personalmente, chi scrive è convinto che questo sia il punto più alto, insieme alle apps e poco altro, di iPad. Tutto da godere.

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