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Apple News vuole salvare il giornalismo a caro prezzo, diversi editori hanno firmato

Steve Jobs aveva presentato il primo iPad come il computer leggero, portatile, potente e versatile che, tra le altre funzioni, avrebbe contribuito a salvare i giornali e il giornalismo professionale così come storicamente lo conosciamo, in crisi da decenni: ora la stessa idea torna per l’abbonamento Apple News in stile Netflix di notizie, giornali e riviste, servizio che Apple sembra presenterà insieme alla TV in streaming di Cupertino in un keynote dedicato ai servizi atteso per il 25 marzo.

Nelle scorse ore è trapelato che Apple chiederebbe la metà del fatturato totale agli editori che vogliono far parte del nuovo Apple News, una richiesta ritenuta esorbitante e che avrebbe generato attriti nelle trattative con i grandi editori. Ora però si apprende che invece Cupertino avrebbe già siglato accordi con numerosi editori di piccole e medie dimensioni.

A convincere non è solo la promessa di salvare il giornalismo, ma il piano di Cupertino di fare con l’ abbonamento Apple News quello che ha già fatto con Apple Music. Innanzitutto Apple può contare su una sterminata base di dispositivi installati e in uso, un pubblico potenziale di abbonati che si ritroverà Apple News preinstallato di serie su iPhone, iPad, Mac e magari persino Apple Watch.

Per invogliare gli utenti è facile prevedere anche un periodo di prova discretamente lungo, come avviene per Apple Music, magari con campagne promozionali e mesi gratis aggiuntivi in abbinamento ad altre operazioni di marketing o commerciali degli editori, eventi culturali e altro ancora. Per invogliare gli editori Cupertino promette, e ha tutto l’interesse per poi metterlo in atto, immensi investimenti di tempo e denaro per campagne pubblicitarie e per promuovere l’abbonamento Apple News.

Ma a convincere ancora di più gli editori di piccole e medie dimensioni è un altro dettaglio ancora. È vero che Apple incassa dal 30% al 15% del fatturato per le app venute su App Store, mentre il restante 70% – 80% rimane agli sviluppatori e produttori di contenuti TV, quote simili anche per artisti e autori della musica trasmessa su Apple Music.

Così la richiesta di un esorbitante metà della torta del fatturato dell’atteso abbonamento Apple News è comunque accolta da numerosi editori perché stuzzicati dalla possibilità di poter ottenere una fetta più piccola della percentuale ma su un numero potenzialmente molto più grande di pubblico e di utenti, come segnala Recode. Molto meglio questa alternativa che poter contare su una percentuale più elevata del fatturato, ma su un numero molto più piccolo di utenti e abbonati.

In più a questi termini gli editori erano già in accordo con la piattaforma Texture per riviste digitali in abbonamento fisso a 10 dollari al mese che Apple ha acquisito nel 2018, servizio che costituisce la base di partenza sulla quale Apple ha costruito il nuovo abbonamento Apple News.

Così i colossi come New York Times, Wall Street Journal e Washington Post, che hanno già creato un loro servizio digitale di cui trattengono il 100% del loro fatturato, accolgono la proposta di Apple con sospetto o la rifiutano in blocco. Sull’altro versante per gli editori meno attrezzati la proposta di Apple risulta decisamente più allettante: le edizioni cartacee, sito web, mailing List e così via continuano a esistere, mentre far parte dell’abbonamento Apple News promette di portare nuovi lettori e nuovi ricavi prima impossibili.

Sia il nuovo servizio TV in streaming di Apple che l’abbonamento Apple News potrebbero essere presentati in un keynote atteso per il 25 marzo.

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