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Al MIT studiano il vaccino contro il trucco delle foto con AI

Presto dovremo vaccinare anche le nostre fotografie: per evitare che l’AI le trasformi in qualcos’altro di non desiderato infatti al momento non sembrano esserci altre soluzioni se non quella escogitata da un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT).

D’altronde le tecnologie di intelligenza artificiale procedono a ritmo così spedito che già oggi sono del tutto capaci di far ballare una persona partendo da una semplice fotografia, sicché il PhotoGuard in fase di studio sembra essere l’unica strategia plausibile per evitare che chiunque abbia in mano una tecnologia di AI generativa per immagini possa mostrare quel-che-non-è.

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Come funziona

Per usare le parole dei ricercatori che stanno lavorando sul PhotoGuard si tratta per l’appunto di immunizzare le immagini rendendole immanipolabili dall’AI: sostanzialmente si iniettano delle “perturbazioni” o per meglio dire degli artefatti invisibili all’occhio umano, eppure fastidiosissimi per gli algoritmi di intelligenza artificiale, che di fatto perdono la capacità di interpretare correttamente i codici. Diventano così ciechi di fronte ad una fotografia, che noi vediamo ancora benissimo mentre per le macchine appare del tutto illeggibile.

In pratica si va a camuffare l’immagine o gran parte di essa facendola apparire diversa da quel che è: il sistema agisce sulla complessa matematica usata dall’AI per individuare la posizione e il colore di ogni singolo pixel presente nella fotografia, e così il risultato generato dall’intelligenza artificiale apparirà assolutamente irrealistico.

La sfida uomo vs. macchina è appena iniziata

C’è ancora molto da lavorare – dicono – per rendere questa protezione davvero efficace, ma già allo stadio attuale gran parte delle tecnologie di AI non sembrano andare oltre la produzione di volti che galleggiano su sfondi grigi o immagini per metà spezzate da composizioni del tutto innaturali.

Non è ancora una soluzione definitiva e dubitiamo che resti tale ancora per molto. Bisognerà seguire gli sviluppi di entrambi perché se è vero che i ricercatori si stanno dando parecchio da fare per trovare il modo di evitare disinformazione e deepfake, l’AI corre veloce e sicuramente imparerà a riconoscere anche questi artefatti e ad interpretare correttamente i bit.

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