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Apple e altre aziende IT accusate di non volere dispositivi più facilmente riparabili

Mark Schaffer di Repair.org (un’organizzazione commerciale composta da riparatori indipendenti secondo i quali le loro aziende sono danneggiate da un tentativo da parte dei produttori di ottenere il monopolio delle riparazioni) spiega che Apple, Sony e altre aziende del mondo IT sono una delle ragioni dei mancati passi avanti nel campo dell’elettronica verde, con produzioni sostenibili volte a stabilire un quadro generale di misure ambientali all’avanguardia in quanto a design, durata e termine del ciclo di vita utile dei dispositivi elettronici.

Secondo Repair.org, Apple e altre aziende del mondo IT amano produrre prodotti con basse possibilità di riparazione e spesso non rispettano standard di qualità per i cosiddetti dispositivi “verdi”. A loro dire molte delle aziende in questione “occupano così tanti posti” nei consigli di amministrazione che stabiliscono standard per l’elettronica verde, al punto da potere votare e opporsi a cambiamenti che vedono come potenzialmente sfavorevoli per lo sviluppo dei prodotti. Questo modo di agire avrebbe portato a far diventare alcuni standard “sempre più inefficaci”, rendendo complicato per gli utenti portare a termine alcuni upgrade.

“Aziende quali Apple, Blackberry e Sony”, scrive Gay Gordon-Byrne, direttore esecutivo di Repair.org, “hanno costantemente bloccato criteri che avrebbero influenzato il design dei prodotti, inclusi forti incentivazioni allo scopo di incoraggiare la riparazione e il riciclo”.

Repair.org cita lo standard UL 110, un insieme di requisiti utili a indicare la sostenibilità dei telefoni mobili (Standard for Sustainability for Mobile Phones) approvato a inizio 2017 e “con alcuni criteri di riparabilità e requisiti opzionali per la rimozione della batteria senza l’uso di strumenti dedicati”. Apple e Samsung sono riuscite a ottenere gli standard “gold” per iPhone 7 e Galaxy S8 fin dall’inizio con riferimenti presentati a luglio; secondo Repair.org uno standard “adeguatamente sviluppato” avrebbe consentito di ottenere al massimo una certificazione “bronze”, obbligando i produttori a lavorare per adeguarsi.

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Nel lungo documento (45 pagine, si scarica da qui) si afferma che Apple è una delle aziende che ha rifiutato di conformarsi al supporto di strumenti standard per disassemblare i prodotti. Nonostante Apple abbia votato contro, un numero sufficiente di aziende ha ad ogni modo votato a favore la sezione in questione dello standard UL 110.

I telefonini che rispettano lo standard UL 110 tengono conto di fine vita del prodotto, riuso e riciclo con procedure “annacquate” e “castrate” per colpa di produttori che non vogliono tenere conto di standard che renderebbero gli apparecchi più ecologici.

Apple non ha ancora commentato le affermazioni di Repair.org ma da tempo è impegnata sul versante ambiente e si è anche data l’obiettivo di creare una filiera a ciclo chiuso: arrivare, un giorno, a poter costruire nuovi prodotti usando solo materiali riciclati, a partire dai vecchi dispositivi. Sono stati avviati programmi per garantire che i materiali non rinnovabili provengano da fonti responsabili, sta sperimentando tecniche innovative di riciclo, come la catena di smontaggio, una linea di robot che disassembla i dispositivi, consentendo di recuperare preziosi materiali e utilizzarli nei nuovi prodotti; è impegnata a far sì che tutti gli scarti prodotti dalla filiera vengano riutilizzati, riciclati, compostati o, se necessario, convertiti in energia. Sono stati avviati programmi per proteggere e creare foreste a gestione sostenibile per coprire migliaia di tonnellate di carta vergine usate negli imballaggi.

Il Progress Report 2017 sulla responsabilità dei fornitori (un documento in PDF che è possibile scaricare da questo indirizzo) offre una panoramica dettagliata delle iniziative di Apple per garantire che i prodotti siano realizzati nel rispetto di diritti e valori e nel rispetto di standard per un approvvigionamento responsabil

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