Non è una maledizione, ma ci va vicino. Prima Motorola, una delle aziende che ha contribuito di più allo sviluppo dei microprocessori, fa uno “spin-off” e crea FreeScale. Adesso Ibm, il colosso di Armonk, fa trapelare sulle pagine del New York Times (è richiesta la registrazione gratuita) attraverso voci interne (e l’azienda stessa ufficialmente non smentisce) che il business dei Pc, i personal computer, iniziato nel 1981 tra pochissimo arriverà al termine. La divisione sta per essere venduta infatti ad un’azienda cinese.
Il business, superato di larga misura da Dell e da Hp, è diventato più un imbarazzo in termini produttivi che altro. Non la parte della società che si occupa di produrre laptop (tant’è che a lungo si era prospettato uno spin-off di quella divisione) bensì i semplici fissi. I numeri non tornano più e il bene è diventato diseconomico a meno di non dotarsi di una struttura di produzione e distribuzione radicalmente differente e contrastante con l’organizzazione interna di Big Blue.
Potrebbe essere Lenovo, azienda cinese tra i primi nel settore della produzione di computer di marca (fascia medio-bassa), ex Legend, quella che comprerà il business di Ibm. La cifra stimata per la vendita potrebbe essere, secondo gli analisti, tra uno e due miliardi di dollari, mentre la divisione Pc di Ibm produce il 12% dei 92 miliardi di dollari di fatturato dell’azienda.
Il trend di Sam Palmisano, Ceo della casa di Armonk, è quello di tagliare i settori non strategici (quelli in cui l’azienda non ha ragionevoli capacità di innovare e crescere) per concentrarsi sulle cose che si fanno meglio. I Pc, a quanto pare, non rientrerebbero nel pacchetto.