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Apple, in affanno sull’AI mette un miliardo l’anno per recuperare il ritardo

Secondo Tim Cook l’AI, tecnologia da maneggiare con cura,  è “ovunque nei prodotti di Apple” ma in realtà Cupertino è stata largamente presa alla sprovvista dal grande interesse e, soprattutto, dallo scenario che si prospetta in futuro per l’Intelligenza Artificiale. Lo si apprende dal solito Mark Gurman che parla dell’affanno e degli investimenti messi sul piatto per chiudere il ritardo.

Apple, dice il giornalista di Bloomberg, è rimasta alla finestra sia nella prima fase quella in cui il mondo è stata colta dalla meraviglia dal debutto di ChatGPT, accolto con grande interesse dal mondo della tecnologia e dei normali utenti, sia in quella successiva, quando i suoi principali concorrenti si sono precipitati a fare qualche cosa di simile.

È il caso di Google che ha investito tantissimo per tirare fuori qualche cosa di convincente nel campo della ricerca con Intelligenza Artificiale generativa che di Microsoft che ha già presentato una versione di Windows potenziata da IA. Anche Amazon non è stata ferma, mettendosi al lavoro per una Alexa rivoluzionata sfruttando l’Intelligenza Artificiale e assegnando a tutte le divisioni il compito di studiare progetti che tengano conto di questa tecnologia.

John Giannandrea è il nuovo vice presidente senior di Apple
John Giannandrea capo dell’Ai di Apple

Mentre le febbre dell’AI impazzava, nell’Astronave di Cupertino ci si scervellava su come riuscire a recuperare il ritardo. In uno scenario condito da una certa ansietà, Apple è partita da un framework  conversazionale dedicato denominato “Ajax” che dovrebbe diventare la base di una Siri basata sull’Intelligenza Artficiale Generativa.

Secondo Gurman allo stato attuale delle cose il team di Apple, guidato da John Giannandrea – ex responsabile della ricerca di Google che in precedenza era anche a capo della divisione intelligenza artificiale di Big G – sta ora cercando di capire se Ajax è in grado di competere con la concorrenza per poi estenderla oltre Siri, ad esempio in Apple Music per la creazione di playlist automatiche (una cosa per la quale Spotify si affida a CharGpt) e in altre applicazioni di produttività, come  Pages o Keynote e anche Xcode.

In questo sforzo non Giannandrea non è solo. Nel gruppo ci sono anche Federighi e Cue. L’obbiettivo è quello di presentare già con iOS 18 un sistema capace di sfruttare l’intelligenza artificiale anche se ci sono diversi punti interrogativi e difficoltà tecniche da risolvere.

Uno di questo riguarda la scelta di far funzionare Siri prevalentemente “on device”, portando avanti la bandiera della privacy. Un sistema potente e funzionale di AI ha bisogno di essere alimentato, invece, prevalentemente dal cloud. Apple potrebbe quindi scegliere un sistema misto, parte sul dispositivo e parte in remoto.

Per riuscire a raggiungere tutti gli obbiettivi serviranno anni e soprattutto molti soldi. Apple pensa di spendere un miliardo ogni 12 mesi per non poter figurare in coda ad un treno che guiderà la tecnologia del futuro per i decenni a venire. Basteranno buone intenzioni, progetti e denaro in quantità?

Tutto sull’intelligenza artificiale in questa sezione del nostro sito.

 

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