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Utenti del pezzotto e pirati rischiano di più con la nuova legge anti pirateria

In arrivo la nuova legge anti pezzotto, che si pone l’obiettivo di modificare l’approccio al problema pirateria, nel tentativo di mettere un freno a questo fenomeno sempre più diffuso. La nuova normativa dovrebbe spaventare chiunque diffonda o guardi materiale pirata, ecco perché.

Lo spiega ai microfoni di Repubblica Matteo Flora, esperto – tra le altre – di cyber sicurezza. La nuova normativa, per riuscire a rintracciare i responsabili, si basa sul principio del follow the money, ovvero seguire i soldi per trovare i colpevoli e i complici. Flora, imprenditore e divulgatore che ha lavorato nel settore del diritto d’autore per molti anni, ritiene che la legge approvata alla Camera funzionerà bene, perché conferisce allo Stato un migliore strumento per proteggere la proprietà intellettuale e il diritto d’autore in tutte le sue forme.

La legge interviene sotto diversi aspetti; anzitutto, prevede un nuovo modo per il blocco dei contenuti illeciti, questa volta a livello di indirizzo IP, e dall’altro aumenta le pene. Non solo, conferisce nuovi poteri alla magistratura e alle autorità che intervengono direttamente a bloccare i siti e le piattaforme pirata.

Cosa cambia con la nuova legge anti pirateria

In passato, le autorità potevano richiedere il blocco di un sito a livello di DNS, ma ora sarà possibile farlo anche a livello di indirizzo IP. Questa differenza tecnica è fondamentale, perché l’IP è un codice numerico che identifica un sito o un dispositivo, mentre il DNS è il sistema che traduce il nome del sito in un indirizzo IP.

In passato il blocco a livello di DNS era facilmente aggirabile attraverso l’utilizzo di servizi di DNS alternativi, come quelli forniti da Google o Cloudflare, che non bloccavano le richieste di accesso. Adesso, il blocco a livello di IP cambia completamente le carte in tavola, poiché consente di bloccare direttamente l’indirizzo del sito senza passare attraverso il DNS.

Inoltre, sarà possibile per le autorità inquirenti utilizzare l’approccio “follow the money” per scoprire chi c’è dietro un servizio, chi lo fornisce, chi riceve i pagamenti e chi supporta la diffusione del materiale protetto da copyright. In altre parole, sarà possibile analizzare tutti i dettagli dei pagamenti effettuati e rintracciare sua la fonte, sia i fruitori.

Questo dovrebbe preoccupare l’utente finale, poiché se la privacy dell’indirizzo IP potrebbe tenerlo al riparo dalle indagini, il tracciamento dei pagamenti potrebbe condurre le autorità a scoprire l’identità dell’utente.

Ciò sarà possibile grazie alla modifica di un articolo che consente alle autorità di richiedere alle banche e ad altri servizi i dati personali delle persone coinvolte nelle indagini. Secondo Flora, la legge risolve un vuoto normativo equiparando la trasmissione in streaming di contenuti protetti da copyright alla duplicazione di CD, aggiungendo la nozione di “mettere a disposizione” e “servizi” alla norma.

Sanzioni più severe per pirati e utenti del pezzotto

La nuova legge rende le pene ancor più elevate. Chiunque diffonda il materiale pirata a scopo di lucro potrà essere condannato a una pena detentiva da sei mesi a tre anni e multato per un importo da 2.582 a 15.493 euro.

Chi, invece, utilizza questi servizi in modo illegale, ovvero chi acquista abbonamenti pirata o guarda contenuti protetti senza autorizzazione, potrà essere multato da 1.000 a 5.000 euro. In Italia si stimano circa 5 milioni di persone che utilizzano questi servizi illegali per guardare partite in streaming o scaricare film e musica protetti dal copyright.

Ricordiamo che ad oggi è DAZN la piattaforma che permette la visione di tutte le partite di Serie A, oltre a trasmettere in streaming live eventi di altri campionati e competizioni. Per saperne di più vi rimandiamo direttamente a questa pagina.

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