Se l’adozione di Mac OS X, deve avere come effetto collaterale quello di poter “riutilizzare”, con minime modifiche, i software già esistenti per le piattaforme della famiglia UNIX, allora non resta che complimentarsi con chi ha avuto la lungimiranza di compiere questa rivoluzione ed approfittare di tutto il nuovo parco programmi.
Nel settore delle applicazioni per il calcolo scientifico, il vuoto viene colmato da strumenti di elevato interesse, in ambito accademico e di ricerca, che comprendono un compilatore GCC 3.1 con il supporto del Fortran g77, usatissimo per le sue caratteristiche, nella descrizione di algoritmi.
Ad esso si affiancano tools e versioni specifiche di compilatori per sistemi mutiprocessore, linguaggi per la soluzione di problemi (solitamente equazioni differenziali alle derivate parziali) per via numerica, programmi per la ricerca dei numeri primi di Mersenne ed un comodo “trasformatore di codice” dal Pascal al C.
Pezzo forte e lungamente atteso, richiesto a gran voce da un gran numero di utenti è “Octave”, software di analisi numerica analogo al celebre MatLab (di cui, peraltro è in lavorazione una versione per OS X Jaguar).
Grazie alla natura open source del pacchetto, il curatore delle pagine web, sulle quali vengono raccolti questi programmi, è stato in grado di ricompilare il codice sorgente di Octave, migliorandone drasticamente le prestazioni su cluster di macchine o G4 biprocessori.
Octave può girare efficacemente nel terminale di OS X, ma ancor meglio è dotarsi di un’interfaccia XWindow, nelle cui finestre possono essere rappresentate le funzioni da graficare.
Ecco perché, come sempre, a fianco degli eseguibili, sono disponibili anche i sorgenti, per consentire, a chi ne abbia le capacità , di personalizzare o migliorare il software e, naturalmente, il responsabile del progetto si dice disponibile a fornire esempi di programmazione ed informazioni, per avvantaggiarsi delle capacità di AltiVec e di multiprocessing.
Una nota di colore, è il G4 biprocessore, sul quale girano questi programmi di calcolo numerico, che è stato soprannominato “Floyd”, dal nome di un devastante uragano che colpì la East Coast degli Stati Uniti nel 1999. La supervelocità nel macinare i numeri, grazie all’architettura vettoriale parallela del computer, deve aver “scatenato” (è proprio il caso di dire), la singolare associazione di idee.