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ODF e OOXML tra standard, polemiche e mondo Mac: l’intervista

Prima la standardizzazione, poi la polemica. Ecco il percorso che ha seguito la procedura di esame e poi la successiva promozione del formato OOXML di Microsoft a standard internazionale ISO.

L’approvazione del formato (usato anche da Office per Mac) non è infatti passata sotto silenzio ma è stata accompagnata da un botta e risposta tre le due fazioni avversarie, quella pro e quella contro l’elezione a standard, e non si è placato nemmeno alla chiusura dei lavori, proseguendo anche dopo la promozione di OOXML a formato ISO. Echi, qusta volta molto concreti, della polemica si sono avuti anche dopo la chiusura della procedura quando l’Unione Europea ha avviato una inchiesta . per determinare se e come Microsoft ha sfruttato la sua posizione centrale nel mondo del software e dell’IT per influenzare l’esito dell’esame.

Ma al di là  di polemiche e contestazioni, quel che più conta per l’utente finale è capire esattamente i termini della questione e a sua volta far capire che cosa cambia e che cosa potrebbe cambiare nello scenario della vita informatica di tutti i giorni con la standardizzazione di OOXML.

La redazione di Macity ha così intervistato Italo Vignoli che si occupa del marketing e dell’ufficio stampa per l’associazione di volontari Plio, una iniziativa senza fini di lucro che da anni lavora per migliorare OpenOffice.org e per promuoverne l’adozione nel nostro Paese.

Le risposte gettano luce su un argomento complesso quale quello dei formati per la memorizzazione e la conservazione dei dati, la battaglia dei formati ma non solo. La nostra intervista getta luce anche sullo stato attuale e il futuro di OpenOffice.org per Mac, con un aggiornamento sui lavori in corso che, si spera, presto porteranno una interfaccia più integrata in ambiente Mac OS X per la famosa e apprezzata suite gratuita per la produttività  d’ufficio.

Macity: In una prima votazione OOXML non ha ottenuto voti sufficienti per diventare standard ISO: come mai è stato emesso un giudizio favorevole dopo aver riesaminato la questione?

Vignoli: Ci sono due motivazioni, una di tipo tecnico e una di tipo “politico”. Quella di tipo tecnico è legata alle modifiche che sono intervenute in seguito alle richieste di aziende, enti e organismi nazionali di standardizzazione, e al lavoro dei delegati durante il Ballot Resolution Meeting di Ginevra, che hanno portato a un formato abbastanza diverso rispetto a quello iniziale (qualcuno ha parlato di 1.500 pagine su 6.000). Per esempio, sembra sia stato risolto il problema della rappresentazione delle date (purtroppo, la versione definitiva del formato non è ancora disponibile, proprio a causa del numero delle modifiche che devono essere apportate al testo). Questa seconda fase del processo di “fast track” è stata una conseguenza del voto negativo di settembre. Quella di tipo politico è legata all’intensa attività  di lobby che Microsoft ha svolto a tutti i livelli, sia all’interno degli organismi nazionali di standardizzazione sia in altre sedi. Quest’ultima ha sollevato numerose proteste da parte di individui e organizzazioni, compresa l’Unione Europea. Comunque, o per una ragione o per l’altra, il voto di molti organismi nazionali di standardizzazione è cambiato.

Macity: La scorsa settimana a Milano c’è stato in incontro che ha visto sul palco Microsoft Italia e l’Associazione Plio. Che cosa significa questo incontro dopo gli accesi dibattiti dei mesi scorsi e cosa porterà  in futuro?

Vignoli: Il significato di questo primo incontro lo potremo giudicare solo in futuro, perché – a posteriori – si potrebbe trasformare nel primo di una serie di appuntamenti per l’interoperabilità , nel lungo percorso verso l’armonizzazione – o convergenza – tra i due formati standard ISO, oppure potrebbe rimanere un episodio isolato. E’ molto difficile dare un giudizio oggi, perché i fattori in gioco sono molti, e tra questi ha una particolare importanza l’atteggiamento di Microsoft verso l’interoperabilità : se le dichiarazioni si tramuteranno in fatti, il panorama competitivo nel mercato del software è destinato a cambiare a vantaggio degli utenti.

Macity: Per gli utenti a livello pratico, nella vita e nel lavoro di tutti i giorni, cosa comporta l’esistenza di un nuovo formato ISO OOXML che si va ad affiancare a quello ODF di OpenOffice?

Vignoli: Gli utenti troveranno un vantaggio nell’interoperabilità  più che nei formati, i quali non sono altro che un presupposto: infatti, un formato standard permette di avere uno scambio “trasparente” dei documenti, in quanto le applicazioni sono in grado di leggerlo e scriverlo senza problemi – e senza perdita dei dati – proprio in virtù del fatto che è standard, e quindi documentato, gestito da un ente indipendente dai singoli vendor, aperto, e libero da brevetti e altri vincoli di tipo legale.

Macity: Qual è l’accoglienza di OpenOffice in Italia da parte delle aziende e nel settore pubblico?

Vignoli: OpenOffice.org continua a crescere in ogni ambito, da quello individuale a quello aziendale a quello pubblico, per motivi diversi, che vanno da quello economico – importante a tutti i livelli – a quelli della disponibilità  per tutti i sistemi operativi, dell’accessibilità  del codice sorgente, della qualità  e della stabilità , e dell’assenza di problemi di sicurezza, che hanno un’importanza diversa a seconda dell’ambiente e della tipologia di utilizzo. Nelle ultime settimane, dopo l’annuncio della versione 2.4, il numero dei download ha superato una media di 10.000 al giorno, per cui il totale dall’inizio dell’anno potrebbe raggiungere un milione di unità  in poco meno di quattro mesi (ed è facile capire dove potrebbe arrivare alla fine dell’anno).

Macity: Perché è importante il formato PDF/A, il suo campo di utilizzo e cosa significa creare file PDF/A direttamente da OpenOffice?

Vignoli: Il formato PDF/A è nato per la conservazione dei documenti nel tempo, in quanto garantisce da un lato la fedeltà  dell’aspetto e dall’altro l’impossibilità  di apportare modifiche. Due aspetti fondamentali, per esempio, per i documenti ufficiali degli enti governativi, come le leggi, e per i documenti privati con valore legale, come i contratti, per fare solo i primi due esempi che mi vengono in mente. La funzione di esportazione in formato PDF/A, disponibile all’interno di OpenOffice.org grazie all’impegno di Giuseppe Castagno, lo sviluppatore italiano associato al PLIO che l’ha realizzata, risponde alle esigenze del mercato, e in modo particolare a quelle degli enti pubblici.

Macity: Abbiamo la fondata impressione che lo sviluppo OpenOffice per Mac proceda a rilento: è una percezione sbagliata, c’è del vero oppure si tratta del cammino normale di sviluppo? Sarà  disponibile una interfaccia più Mac-like? Quali sono le altre caratteristiche peculiari di OpenOffice per Mac che gira sotto X11?

Vignoli: OpenOffice.org per Mac è disponibile da sempre nella versione che richiede X11, che non viene considerata – a torto o a ragione – una vera versione per Mac OS X perché usa un’interfaccia “diversa” da Aqua. Per una serie di motivi, che è inutile andare a rivangare, riconducibili – secondo me – all’eccessivo rigore “monolitico” del gruppo degli sviluppatori, che puntava ad avere un’unica interfaccia utente per tutte le piattaforme, lo sviluppo per Aqua è partito in ritardo ma sta recuperando a grandi passi grazie a un piccolo gruppo di sviluppatori “ufficiali” pagati da Sun e a un folto gruppo di volontari che si sono riuniti prima intorno a Eric Bachard e poi a Shaun McDonald.
Oggi sono disponibili sia una versione non ufficiale di OOo 2.4 che una versione beta di OOo 3.0 per Aqua, che permettono agli appassionati di contribuire – attraverso l’utilizzo (anche se non in produzione) – alla soluzione dei problemi.
Per quanto riguarda l’interfaccia, sono personalmente d’accordo con la scelta che privilegia le funzionalità  all’aspetto estetico, anche se capisco che va controcorrente rispetto a Microsoft Office e iWorks.

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