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Second Life: rovine fumanti e panorami lunari nel posto più onesto della rete

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dal nostro inviato su Second Life
Se uno cerca su Google, escono pur sempre 10 milioni di risultati. Però su Google News ci sono al massimo una dozzina di notizie “fresche”, relative a cose marginali e transitorie: pirateria, citazioni indirette per esempio parlando del film “Avatar”, un college californiano dal quale non è più possibile connettersi a Second Life.

 Questo mondo virtuale, queste isole di bit sulle quali costruire castelli di informazione, per collaborare tutti insieme a creare i giardini digitali dell’Eden, un paradiso virtuale del capitalismo rampante (tutti liberi di fare tutto quel che si vuole, con una economia di mercato e una valuta digitale – i Linden Dollars – convertibile in soldi veri) oggi è senza mezzi termini scomparso completamente dai radar. Cosa è successo?

second life logoSiamo andati a rivedere, dentro il client aggiornato di Second Life, cosa succede nelle città. Riprendendo il vecchio avatar Toto Pessoa, che già in passato aveva visitato il mondo di Second Life per conto di una trasmissione radiofonica italiana. Ecco cosa abbiamo scoperto viaggiando nella calda primavera di Second Life, un vero e proprio idealtipo di come i “new new media” della rete diventino “old old” nell’arco di neanche tre anni: più o meno quanto dura la garanzia di un’auto nuova.

Abbigliamenti estremi
La base dell’economia di Second Life è basata sullo scambio di dollari “artificiali” (i Linden Dollars, moneta emessa dai Linden Labs e convertibile con i dollari veri) usati in primissima battuta per personalizzare il proprio avatar. In questo modo le spese sono contenute e non c’è alcun “legame permanente” con il mondo ultraterreno digitale, il metaverso in orbita sui server dei Linden Labs. Cosa abbiamo visto? I server si ricordano di Toto Pessoa e dei suoi vestiti, anche del suo minimalistico conto in banca. Nelle strade e nei ritrovi di Second Life si incontrano pochissime persone, quelle poche vestite in modo estremo o folkloristico. Luogo ideale per il turismo digitale.

Paesaggi Lunari
Bisognerebbe organizzare gite di classe o giri turistici nei luoghi più ameni di Second Life. Rovine digitali, che vuol dire bit ammuffiti e lasciati da soli a pulsare nel niente, mentre uno dopo l’altro i grandi gruppi si sono sfilati. Resistono le comunità di artisti digitali, che hanno adottato Second Life a forma di MOMA permamente e virtuale, in cui esporre tre tipi di composizioni: edifici, oggetti e stili di vita. Stiamo cercando di ristabilire contatti con alcune comunità molto sfuggenti che continuano a vivere su questo pianeta artificiale abbandonato dalla nave madre. È difficile, perché in pochissimo gli ultimi rimasti si sono trasformati in selvaggi, sono retrocessi a comportamenti tribali orientati attorno a comunità molto peculiari.

Rovine fumanti
I bit non vanno a male, il tempo non li corrode né li fa arrugginire. Però li rende strani, quasi palpabilmente avariati, una esperienza sensoriale laddove i sensi non hanno cittadinanza né giurisdizione. Come in un racconto breve di Raymond Carver, si sono creati grumi di consapevolezza dolorosa e al tempo stesso pacifica e post-industriale: villaggi abbandonati, piattaforme solitarie, script inutilizzati, grandi mecche del gioco d’azzardo che suonano e fumano in perfetto abbandono. Non ci stupiremmo di veder comparire all’improvviso il robottino della Pixar, impegnato a tenere puliti i meandri digitali di questa terra artificiale.

Cose che abbiamo capito vagando come cronisti dentro Second Life
Bisognerebbe riscoprirla, perché privata dell’enfasi alla quale l’abbiamo sottoposta sui mezzi di comunicazione, in realtà Second Life presenta ancora degli aspetti di notevole momento. Rispetto agli spazi Ikea di Facebook o al campo di concentramento concettuale di Twitter, i Linden Labs con Second Life avevano creato una generosa utopia, sbilenca nel suo essere tecnicamente poco affidabile ma al tempo stesso utopica e sognatrice. Tanto di cappello. Adesso che è abitata da parti colorate dell’umanità, come un’allegra comune con vene sadomasochistiche e tocchi fantasy e un po’ retrò (sembra di entrare in un episodio di Tomb Raider su Playstation 2), Second Life assume connotazioni più intriganti. Ci piace di più, ci spaventa di meno, sembra tutto sommato un posto più genuino. Forse, potremmo definirla proprio così: il posto più onesto della rete.

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