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Un capitano Kirk ricostruito al computer nel prossimo Star Trek?

Chi fa carriera lo sa: ci vuole tanta faccia tosta e intraprendenza. Anche quando arrivi ad avere 86 anni ma hai ancora tanta, tanta voglia. Niente sembra che ti possa fermare. Basta non essere timidi e fare sempre un passo in più.

William Shatner, il capitano James T. Kirk dell’astronave Enterprise, cioè il protagonista di Star Trek, è un piccoletto che nella vita ha saputo farsi largo. Attore canadese di teatro e poi di cinema e televisione, quando Gene Roddenberry gli ha offerto la parte dell’interprete principale della nuova serie “Star Trek”, il cui pilota era stato bocciato dagli studios tra gli altri motivi perché il primo attore scelto per fare il capitano Christopher Pike (Jeffrey Hunter) ma non andava bene, decise di provarci. Per tre stagioni (1966-1969) Star Trek divenne il regno incontrastato di Roddenberry e dei suoi, poi la serie venne cancellata ma ebbe un grande successo in syndication (le repliche sulle televisioni locali) qualche cartone animato con gli stessi personaggi e alla fine iniziò una serie di film dedicati all’astronave USS Enterprise “NCC-1701” a cui poi seguirono altre serie (da “Star Trek Next Generation” all’ultimo “Star Trek Discovery”, trasmesso settimanalmente in Italia da Netflix).

Shatner divenne il capitano più famoso di sempre, anche dei suoi successori: Patrick Stewart che interpretava il capitano Jean-Luc Picard in “Next Generation”; Avery Brooks che interpretava il capitano Benjamin Sisko in “Deep Space Nine”; Kate Mulgrew che interpretava il capitano Kathryn Janeway in “Voyager”; Scott Bakula che interpretava il capitano Jonathan Archer in “Enterprise”; Chris Pine che interpreta il reboot del capitano James Tiberius Kirk nei film di J.J. Abrams; sino all’attuale coppia di co-protagonisti di Discovery: Jason Isaacs che interpreta il capitano Gabriel Lorca e Sonequa Martin-Green che interpreta l’ex primo ufficiale poi degradato a “specializzato Michael Burnham (la prima volta che un il vero protagonista di una serie di Star Trek non è un capitano).

Shatner però ha sempre ricordato, anche nel documentario che ha prodotto alcuni anni fa intervistando tutti i capitani di Star Trek (escluso quello di Discovery, perché la serie all’epoca non era ancora stata realizzata), che il suo grande cruccio e rimpianto, dopo cinque decenni di lavoro ininterrotto, è quello di essere ricordato per un personaggio molto “leggero”, anzi un peso piuma della cultura, se vogliamo misurarlo con quelli tratteggiati da William Shakespeare o dagli altri grandi drammaturghi e sceneggiatori del passato. Invece, il capitano Kirk è praticamente un personaggio da fumetti, che pure è riuscito a diventare un fenomeno culturale tremendo, una vera icona del nostro tempo, forse ancora più influente di quanto non possiamo immaginare: ad esempio facendo brillare gli occhi e intraprendere carriere scientifiche o aerospaziali a migliaia e migliaia di giovani, ispirati dalla serie televisiva e dal suo gagliardo e positivo capitano.

Questa trasformazione costante e potente ha pian piano preso piede anche all’interno della mente di William Shatner che, negli ultimi anni, a fronte di un carattere giudicato dai suoi ex colleghi non solo molto forte ma spesso al limite della scorrettezza (dall’altro lato del limite, pare), a quanto pare ha fatto pace con il “suo” capitano Kirk, accettandone l’eredità e il ruolo. La punto da voler giocare una inedita carta.

L’attore a 86 anni è arzillo, va ancora a cavallo, si muove e gira, partecipa a tantissime conventions, ma certamente non ha più il fisico con l’argento vivo addosso che poteva esibire ai tempi della serie originale di Star Trek, quando aveva fra i 35 e i 39 anni. La voglia di recitare non gli è passata e l’energia e la fortuna che J.J. Abrams, autore regista e produttore di tantissime serie e film, è riuscito a iniettare dentro Star Trek a partire dal primo reboot di nove anni fa e nei due successivi sequel, lo stanno a quanto pare attraendo. A tal punto da candidarsi, se Abrams e Quentin Tarantino (che farà ufficialmente la regia del prossimo episodio del quale si sta definendo in questo periodo la sceneggiatura) lo vorranno ovviamente.

“Se mi vogliono, a qualunque età serva che interpreti Kirk, io ci sono: in carne e ossa ma anche virtualmente”, ha infatti dichiarato sui social l’attore. E si è scoperto che la sua è più che una affermazione pubblicitaria. Shatner ha infatti lavorato con l’azienda canadese Ziva Dynamics per registrare il suo corpo e digitalizzarne i movimenti, oltre che per lavorare sulle immagini della sua carriera come capitano Kirk, di cui esiste abbondante documentazione fotografica, audio e video. E sostiene di avere un suo “clone” digitale declinabile in età diverse, sia il giovane capitano Kirk che magari un ancor più giovane cadetto, oppure versioni più mature (il personaggio di Kirk muore letteralmente tra le braccia del capitano Picard nel corso di “Generations”, il settimo film dedicato a Star Trek) per poter interpretare sia virtualmente che in persona il suo ruolo a seconda delle esigenze.

Nel corso di una intervista alla stampa britannica Shatner ha chiarito che non ha idea se il gruppo di lavoro di Abrams intenda o no avvalersi della sua presenza. Dopotutto, la serie è basata sull’idea di un reboot della serie e ha un suo capitano Kirk titolare (Chris Pine) e uno sviluppo alternativo rispetto a quello della “realtà” della serie televisiva classica e delle successive uscite del franchising creato da Gene Roddenberry.

Alla domanda se gli piacerebbe partecipare, in ogni caso. Shatner non manifesta nessun dubbio: «Oh, buon dio, certo. Quello del capitano Kirk sì che era un ruolo interessante e che cosa fantastica che sarebbe ancora cinquanta anni dopo. Il capitano Kirk è prigioniero da qualche parte nei meandri dell’universo. Tarantino è un grande regista e amerei poter lavorare con lui. Poter apparire in quel film sarebbe una cosa meravigliosa. I fan devono aiutarmi a tutti i costi!».

Kirk non sarebbe il primo personaggio che ricompare in un film grazie alla computer grafica. Lo stesso Patrick Stewart è stato notevolmente ringiovanito per girare il film degli X-Men del 2006, mentre in Rogue One, lo spin-off di Guerre Stellari di Natale 2016, sia Leia Organa che Grand Moff Tarkin sono stati ricreati da zero. E se si va un po’ più indietro, ci sono “pezzetti” digitali per far recitare attori improvvisamente morti, come Brandon Lee scomparso drammaticamente durante le riprese del Corvo e come Heath Ledger morto durante le riprese del Cavaliere Oscuro (Batman). Chissà che non ci sia spazio anche per un ringiovanito capitano James T. Kirk. Quello vero.

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