Piccolo, senza schermo e simile a un iPod Shuffle. Ming-Chi Kuo descrive così, in un post pubblicato su X, il nuovo dispositivo che nascerà dall’alleanza tra Ive e Altman. Un messaggio che, pur non chiarendo il funzionamento e lo scopo del dispositivo – già anticipati a grandi linee dal Wall Street Journal – ci offre uno sguardo sul suo aspetto.
I dettagli arrivano da una delle voci più ascoltate nel mondo dei fornitori e degli assemblatori asiatici. Kuo non è infallibile, ma negli anni ha anticipato alcuni dei prodotti Apple grazie al contatto diretto con catene produttive e partner industriali.
Produzione spostata al 2027, assemblaggio fuori dalla Cina
La prima novità significativa riguarda proprio il design, svelato per la prima volta da Kuo. Il dispositivo, scrive Kuo, potrebbe essere portato al collo. Una scelta che lo avvicina al formato dell’AI Pin di Humane, ma con un design più compatto ed elegante, simile a un iPod Shuffle.
È interessante notare che si tratterebbe comunque di un “wearable” non dichiarato, lontano dai canoni di smartwatch o occhiali AR — un compromesso che potrebbe riflettere il gusto minimalista di Ive e il desiderio di Altman di un’interazione continua ma invisibile.
Niente schermo, ma AI ambientale
Confermando quanto Altman aveva già lasciato intuire, il dispositivo non sarà dotato di schermo. Comunicherà tramite voce e sensori, grazie a una fotocamera e un microfono sempre attivi, capaci di comprendere il contesto. Il dispositivo sarà collegato a smartphone e PC, e sfrutterà questi ultimi per potenza e visualizzazione, senza sostituirli.
我的產業調查指出,關於Jony Ive與OpenAI合作的新型態AI硬體裝置:
1. 預計將在2027年量產。
2. 將在非中國組裝與出貨,以降低地緣政治風險。目前預計在越南組裝。
3. 目前樣品的外觀體積略大於AI Pin,外關設計猶如iPod Shuffle般小巧精緻。上述設計與規格在量產前可能還會有變化。
4.… pic.twitter.com/Yq1J0X4o15— 郭明錤 (Ming-Chi Kuo) (@mingchikuo) May 22, 2025
In altre parole: non sarà un nuovo terminale, ma un’interfaccia distribuita, sempre presente e pronta a intervenire.
Altra notizia di rilievo riguarda i tempi: secondo Kuo, la produzione di massa non inizierà prima del 2027. È un dato che corregge la narrativa emersa finora, che parlava di un possibile lancio entro il 2026. Un anno in più che riflette probabilmente la complessità del progetto.
Anche il luogo scelto per l’assemblaggio è significativo: non la Cina, ma il Vietnam. Una decisione che punta a ridurre i rischi geopolitici, coerente con il progressivo spostamento delle produzioni globali in paesi terzi. È anche un segnale dell’ambizione produttiva di OpenAI, che sembra voler seguire le orme di Apple anche nella strategia logistica.
Una mossa (anche) per oscurare Google?
Kuo ipotizza che l’annuncio della collaborazione tra Ive e OpenAI, arrivato proprio nei giorni del Google I/O, non sia stato casuale. L’evento di Mountain View ha mostrato l’integrazione avanzata tra Android e Gemini AI, un ecosistema con cui OpenAI oggi non può competere direttamente. Parlare di hardware, in questo senso, può essere stata una mossa tattica per spostare l’attenzione del mercato su un terreno diverso.
A sostegno di questa tesi, Kuo cita una frase che riassume bene il senso dell’operazione: “People who are really serious about software should make their own hardware.” In sostanza, se OpenAI vuole davvero portare l’intelligenza artificiale nella vita quotidiana, ha bisogno di un oggetto.












